Barcellona
Giusi Garigali, traduttrice, interprete, Internet content writer, operatrice culturale.
Nata a Milano, si laurea all’Università Statale in Storia dell’Italia contemporanea. Per qualche anno si dedica alla storia sociale e allo studio del movimento operaio, pubblicando il libro Memorie Operaie, edito da FrancoAngeli. Lavora poi come collaboratrice per varie case editrici milanesi.
Da giovane ha vissuto a Londra, nel 1985.
Da adulta, nel 2000, si è trasferita a Barcellona, dove risiede da 13 anni. Ha una meravigliosa bimba, Carolina, di 9 anni. Felice che sia femmina.

Piccoli dati di realtà, Lettera da Barcellona

Pubblichiamo con il solito piacere un nuovo articolo di Giusi Garigali in cui si parla di lavoro, idee, persone.

Piccoli dati di realtà sull’occupazione, che forse in parte ci sarebbe ma non c’è (per un brain-storming collettivo. Attendo i vostri commenti)

Non ho mai comprato volentieri dai cinesi. Ho sempre pensato che le loro merci fossero il frutto di uno sfruttamento della manodopera ai limiti dell’umano, che i materiali utilizzati (colle, inchiostri, tinture per tessuti etc.) fossero tossici e dunque pericolosi, che le procedure di montaggio dei manufatti non rispettassero le minime norme di sicurezza in vigore nei nostri mercati occidentali, che spesso si trattasse di oggetti di contrabbando entrati in Europa grazie alla protezione delle mafie, etc etc.… Eppure due giorni fa, esasperata, sono entrata in uno di questi “bazar” cinesi che ormai da anni hanno invaso le nostre città (in Italia, come in Spagna) e ne sono uscita soddisfatta e senza il minimo senso di colpa. Tuttavia, questo sì, anche molto perplessa e preoccupata rispetto al nostro futuro e a quello dei nostri figli.

Dobbiamo velocemente cambiare la nostra mentalità. Erano le 8:45 del mattino ed avevo urgente bisogno di una chiavetta USB Wireless, per la connessione wi-fi. Ho cominciato a girare come una trottola, ma nessuno dei negozi di IT gestiti da spagnoli / catalani era aperto. Qui a Barcellona i negozi aprono, normalmente, alle 10:00 del mattino e spesso sono chiusi già dal sabato pomeriggio. La domenica, guai a parlare di apertura: concetto tabù, …

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Indignados e M5Stelle

Indignados e M5Stelle

Ecco una bella LETTERA da BARCELLONA dalla ns corrispondente Giusi Garigali. Grazie Giusi perchè il tuo articolo è pieno di spunti di riflessione.

Premessa fondamentale: questo post non ha la pretesa di esprimere alcuna valutazione sul Movimento 5 stelle, anche perché la situazione è in costante evoluzione. È solo un microtentativo di cogliere qualche analogia fra Italia e Spagna, tanto in relazione all’insipienza della classe politica di entrambi i paesi così come al conseguente scetticismo che pervade l’opinione pubblica.

Nel maggio del 2011 Marina Terragni mi chiese di raccontare, dalle pagine del suo Blog, cosa stesse accadendo in Spagna. Era appena esploso il movimento del 15M e in Italia c’era molta curiosità: si voleva capire e sapere.

Conservo un grato ricordo di quei due mesi in cui scrissi varie cronache da Barcellona, testimone diretta di assemblee, manifestazioni e occupazioni che si susseguivano incessantemente.

In questi giorni di vicende post-elettorali per l’Italia me ne son venuti in mente soprattutto due, di cui vi lascio i link di seguito, nel caso foste interessati a leggerli.

http://blog.iodonna.it/marina-terragni/2011/06/23/unassemblea-a-vila-de-gracia/

http://blog.iodonna.it/marina-terragni/2011/05/30/in-piazza-e-in-rete/

Quando scrissi questi post mi sentii particolarmente orgogliosa del lavoro svolto, perché mi sembrò di avere davvero colto il punto della critica mossa dagli Indignados al sistema e, in particolare, quale fosse l’intrinseca novità che gli permetteva di guadagnare sempre più popolarità fra la gente comune, mentre sui giornali italiani si leggevano solo cumuli di banalità al riguardo (così come ultimamente, in Italia, solo pochi giornalisti hanno avuto l’umiltà di provare a capire …

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Se Barcellona non è più la Città Perfetta

Se Barcellona non è più la Città Perfetta

I dati dell’Istituto Nazionale di Statistica (INE) ci raccontano che, a fine 2012, siamo arrivati, qui in Spagna, al 26,02% di tasso di disoccupazione che, tradotto in cifre assolute, equivale a quasi 6.000.000 di disoccupati.

Nel gennaio del 2013 si sarebbero già persi, in Spagna, quasi 8.500 posti di lavoro al giorno.

Secondo l’inchiesta “popolazione attiva”, nell’ultimo trimestre 2012 125.500 spagnoli fra i 20 e i 35 anni avrebbero lasciato il paese, chi direttamente alla ricerca di lavoro all’estero, chi per migliorare la propria formazione, in mancanza di valide possibilità di impiego. Inoltre, nello stesso periodo, 87.000 stranieri, avrebbero ripreso la strada dell’emigrazione, abbandonando il suolo iberico.

Fermo restando che questi due dati non si devono sommare, perché in alcuni casi potrebbero sovrapporsi, si tratta pur sempre di numeri importanti.

Ancor più grave la situazione dei disoccupati di lungo corso, che sarebbero circa 3 milioni e mezzo di individui.

In pratica, come visualizza perfettamente il grafico, sono già 5 anni che in Spagna si assiste ad una progressiva perdita di occupazione, con buona pace di chi dipingeva questo paese, ancora – e soprattutto in quegli anni – come il “paradiso delle opportunità”.

Va anche messo in evidenza un altro dei problemi collegato a quello principale della disoccupazione: il tasso di disoccupazione giovanile che, fra i minori di 25 anni, è del 55%. Si tratta degli appartenenti a quella che è stata definita la “generación ni-ni”, che cioè né studia né lavora, esemplificazione dei difetti del sistema educativo ed economico …

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Vivere Semplicemente

Vivere Semplicemente

Riceviamo dalla nostra inviata a Barcellona e condividiamo con voi.

Vivi semplicemente, affinché altri semplicemente possano vivere”: è questo il bellissimo slogan della Campagna istituzionale 2012 – 2013 di Caritas Spagna che invita tutti, indistintamente, a prendere coscienza della difficile realtà sociale attuale e ad impegnarsi attivamente a sostegno dei più poveri o sfortunati, anche – e aggiungerei soprattutto – cambiando il proprio stile di vita, in una prospettiva di altruismo e solidarietà.

Qui in Spagna, negli ultimi anni, il tasso di povertà è aumentato sensibilmente, purtroppo cronicizzandosi, raggiungendo una cifra intorno al 20% rispetto al 16% della media UE. D’altro canto la spesa sociale, che già era inferiore nei confronti della media europea, è scesa ulteriormente a causa dei tagli al welfare, sortendo l’effetto negativo di pregiudicare ancor di più il futuro di milioni di famiglie già in difficoltà.

Il tasso di povertà spagnolo sarebbe superato nella UE (secondo l’indagine Exclusión y desarrollo social 2012 compiuta dalla Fondazione Foessa) solo da Romania e Lettonia.

E come si calcola la soglia della povertà? Si calcola in base al reddito medio pro-capite, che nel 2009 era di 8.000 euro e che adesso è sceso a 7.800.

Per l’esattezza i dati provvisori dell’Inchiesta sulle Condizioni di Vita pubblicato dall’Istituto Nazionale di Statistica a fine ottobre 2012 indicano che uno su cinque cittadini residenti in Spagna, cioè il 21,1% della popolazione, starebbe già vivendo al di sotto della soglia di rischio povertà, potendo contare su meno di 7.355 …

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Lettera da.. Barcellona

Lettera da.. Barcellona

Cercherò di spiegarvi in maniera semplice cosa sia accaduto qui in Spagna, come sia stato possibile che un paese che sembrava aver ormai raggiunto elevati standard di modernità e prosperità economica (che di certo abbagliarono moltissimi dei nostri connazionali che qui transitavano come turisti, studenti Erasmus, nuovi espatriati) sia precipitato in pochissimo tempo sull’orlo del collasso e della disintegrazione (vi ricordo che giorno 25 di novembre si voterà di nuovo in Catalogna), con un’economia in grave crisi e con una disoccupazione che ha superato il tasso del 25% della popolazione attiva. Beh, innanzitutto bisogna dire che solo a dei cronisti superficiali (o poco interessati a leggere la realtà) poteva sfuggire una stranezza fin troppo evidente: che la crescita dell’economia spagnola era stata, cioè, troppo veloce e improvvisa.

Non bisognava di certo essere Modigliani per intuire che c’era qualcosa di sospetto, di poco chiaro e inconsistente in quella crescita così repentina e accelerata… Ma nessuno, in quegli anni, ha mai detto nulla. Nessuno si è fermato a chiedersi cosa stesse accadendo. Erano tutti troppo occupati a fare incetta di qualsiasi opportunità economica si dischiudesse davanti a loro, oppure erano pronti a vanagloriarsi di improbabili effimeri successi (Zapatero nel 2008 dichiarava: “Abbiamo superato l’Italia, uno dei grandi paesi [europei], e adesso il nostro obbiettivo è superare la Francia” (si riferiva al Pil pro-capite). Il boom economico spagnolo (che ha veramente fatto “boom”, perché di fatto è scoppiata l’economia) aveva i piedi d’argilla. Non c’erano basi solide e, infatti, tutto è svanito velocemente,

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Le Nuove Emigranti

Le Nuove Emigranti

“I Nuovi Emigranti” titolava la copertina dell’Espresso di venerdi scorso 14 settembre. Da qualche anno ragazzi e ragazze italiani emigrano per trovare un lavoro decente, visto che qui non ci sono opportunità. A differenza dei loro nonni, vanno all’estero da laureati, spesso con Master, e a giudizio delle organizzazioni  che poi li assumono, sono bravi e preparati.

Qui sul blog da tempo abbiamo avviato una proficua collaborazione con giovani donne italiane che si sono inserite, tra molte difficoltà, in un percorso lavorativo all’estero. Giulia da Parigi, Chiara B. da Lisbona, Marina da Sydney, Livia da Berlino, Chiara C. da Oxford, Giusi da Barcellona, ogni lunedi ci racconteranno come si vive lontano da qui, quali sono i problemi, quali i vantaggi. Un canale diretto a cui potete inviare domande. Un altro modo di uscire dalle gabbie. Non tutte/i devono andare all’estero. Chi può però, ci vada. Serve consocere l’inglese, non serve avere consocenze e molti soldi. Andate e, quando avete accumulato espereinza, se potete tornate. Sarete forti di un’esperienza formativa impagabile.

Oggi Giusi ci racconta di un 11 settmebre diverso in Cataluna. Questo appuntamento si ripeterà ongi lunedì. Buona settimana.

L’11 Settembre

Tutti voi saprete cosa accadde l’11 di settembre del 2001 con il terribile attentato alle Torri gemelle di New York. Sicuramente meno persone sanno, invece, cosa accadde l’11 di settembre di un altro anno, il lontanissimo 1714. Quel giorno le truppe borboniche di Filippo V di Spagna conquistarono Barcellona, mettendo fine all’assedio alla città che durava da oltre …

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Lettera da.. Barcellona (7)

Lettera da.. Barcellona (7)

Ho provato subito un senso di sollievo e di gratitudine per Lorella Zanardo quando sono venuta a conoscenza del suo lavoro.

Vivere all’estero non è semplice: ci si scontra spesso e volentieri con i pregiudizi che il popolo che ti ospita ha sul tuo Paese di origine e potete facilmente immaginare come, per gli italiani e le italiane all’estero, gli ultimi anni del Governo Berlusconi non siano stati certo una passeggiata.

Ho sentito dunque autentica riconoscenza nel vedere il documentario “Il corpo delle donne”, perché mi sembrava che, finalmente, una voce di donna si levasse alta, forte e decisa, chiedendo conto del perché, nel nostro Paese, si assistesse in maniera costante ad una rappresentazione così svilente e soprattutto UNIVOCA del femminile nei media.

Questa voce rendeva implicitamente esplicito il concetto che, ovviamente, il femminile in Italia fosse anche altro (era ovvio che lo fosse, ma il silenzio o la “diffamazione” mediatica erano assordanti e non tenevano conto del lavoro incessante delle donne, del lavoro femminista che sempre è esistito e sempre esisterà. Niente. Tutto veniva ignorato e pertanto risultava annullato, inesistente per i più e, devo aggiungere mio malgrado, persino negato da tante altre donne – almeno questo è quanto io ho constatato qui in Catalogna – che invece avrebbero dovuto avere un briciolo di memoria storica, riaffermando con orgoglio il lavoro e la testimonianza del movimento delle donne italiane).

Inutile dire che per me è stato un piacere potere collaborare con il Blog perché, malgrado i tanti anni passati …

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