Monthly archive Giugno 2013
La Filosofia è Maschia

La Filosofia è Maschia

Con grande piacere vi segnaliamo la nascita di un nuovo, a nostro avviso importante ed utile, blog. Che non è solo un blog ma guarda all’azione sul territorio. Fiammetta e Lorenzo ci seguono fin dall’inizio della nostra avventura, e con noi condividono “la politica del fare” e del provare a cambiare concretamente le cose. Il loro lavoro va in questa direzione, grazie. Ecco come presentano questo progetto:

La filosofiamaschia nasce da un desiderio comune di RI-pensare la filosofia in un’ottica di genere, in grado di farsi carico della narrazione che, per secoli, si è data di essa. Una narrazione a nostro parere inadeguata, oggi, poiché incapace di parlare alle giovani generazioni . Non a caso, nel sentire comune, la filosofia viene spesso  concepita o come un insieme di banali rimedi per la felicità, oppure come un inutile sistema teorico accessibile a pochi. Preso atto della distanza fra chi scrive di filosofia e chi si ritrova a conoscerla, studiandola sui banchi di scuola ci siamo decisi nel dire: BASTA! Avevamo questo progetto in mente da più di  un anno; costruito sulla base delle nostre competenze e delle nostre aspirazioni che da oggi vogliamo raccogliere in un blog raccontando della scuola che, malgrado tutto, “si muove” nella direzione di nuove chiavi di lettura e dei problemi di genere. Parleremo di  progetti, sperimentazioni didattiche, esperienze da altri paesi o altre istituzioni, iniziative individuali. Ci occuperemo di molteplici temi: dalla educazione alla critica, al sessismo, all’omofobia; dalla comunicazione violenta e stereotipata alle discriminazioni di …

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2 luglio, Roma: Premio Archivio Disarmo 2013

2 luglio, Roma: Premio Archivio Disarmo 2013

 

PREMIO ARCHIVIO DISARMO

COLOMBE D’ORO PER LA PACE 2013

XXIX Edizione

fondato da Luigi Anderlini

 

Comunicato stampa

 

Pacem Kawonga, Asha Omar, Paola Caridi, Lorella Zanardo. Quattro donne ritirano il Premio Archivio Disarmo Colombe d’oro per la pace 2013, XXIX edizione,

in ricordo di Rita Levi-Montalcini

 

Si terrà il 2 luglio alle ore 17.30 la cerimonia di consegna della XXIX edizione del Premio giornalistico Archivio Disarmo-Colombe d’Oro per la Pace.

Per la sezione internazionale, la giuria del Premio ha assegnato il prestigioso riconoscimento a due donne differenti per tipo di impegno, paese e religione. Si tratta di Pacem Kawonga, attivista di DREAM, progetto per la cura dei malati di AIDS realizzato dalla Comunità di Sant’Egidio e coordinatrice di uno dei centri della Comunità in Malawi e di Asha Omar, ginecologa somala laureata in Italia, che otto anni fa ha deciso di tornare nel suo paese. A Mogadiscio è direttrice dell’ospedale “Giacomo De Martino” dove porta avanti un coraggioso impegno per la prevenzione delle mutilazioni genitali femminili.

Per la sezione Giornalisti ritireranno le colombe d’oro Paola Caridi, fondatrice dell’associazione di giornalisti indipendenti Lettera 22 e Lorella Zanardo, blogger e autrice del documentario Il corpo delle donne.

Una rosa di candidature tutta al femminile, quattro donne premiate nel ricordo di Rita Levi Montalcini, per sedici anni Presidente della Giuria. Un omaggio al lungo impegno della Professoressa per la promozione della crescita morale e culturale del genere  femminile e, insieme, della pace e dello sviluppo dell’Africa.

L’Archivio Disarmo, …

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2 luglio, Roma: convegno finale di Genere e Generazioni

2 luglio, Roma: convegno finale di Genere e Generazioni

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Noi, Donne Coniglie

Noi, Donne Coniglie

Delega alle Pari Opportunità alla Vice Ministra del Lavoro CECILIA GUERRA. Che non mi risulta si sia mai occupata del tema. Nessuma Ministra alle Pari Opportunità per sostituire Idem. Anche il premier Monti aveva risparmiato dando la delega alle Pari Opportunità a Fornero. Riassumendo: delle DONNE a questi politici, ai vecchi politici, a molti autori tv, a molti giornalisti, non FREGA NULLA. Fanno bene. Siamo incapaci di farci rispettare. L’ho scritto nel mio primo libro, investite 9 euro in economica, fotocopiatelo, chessò, ma leggetelo. Ancora TROPPO BISOGNO dello SGUARDO di APPROVAZIONE MASCHILE. Sta tutto lì. Pauros come coniglie. Sta tutto veramente lì. Non riceviamo nessuno rispetto e noi brave a scodinzolare. “Zanardo” mi chiede una dirigente “ma non ha paura che le diano della rompiscatole?” mentre STIAMO guardando immagini tv dove le donne sono trattate come bestie. “Non desidero altro che essere ritenuta una grandissima rompiscatole. “le dico mentre mi allontano. Leonessa in azienda, coniglia a casa, vorrei dire alla cara dirigente.

Come le giornaliste di molti femminili: un sacco di bla bla bla e NESSUN RISCONTRO delle battaglie che stiamo portando avanti. “Ha letto Zanardo VAGINA di Naomi Wolf” mi fa la PR di una nota casa di moda supersnob. “Io la Wolf piu che leggerla, la agisco” le dico mentre mi allontano.

CORAGGIO DONNE! CORAGGIO! anocra qui a perdere tempo a spiegare che se una donna fa il Ministro, si definisce Ministra! La lingua è materia viva! e un sacco di donne a dirmi ” ma …

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Tra cinque minuti in scena

Tra cinque minuti in scena

Esce giovedì 27 giugno nelle sale “Tra cinque minuti in scena”, film che racconta una tenera storia di dipendenza tra una donna, un’attrice di teatro, e una madre non più autonoma, che s’intreccia tra fiction e vita reale in un quadro di passaggio tra generazioni al femminile. Gianna è una figlia, con una madre anziana e molto ingombrante di cui prendersi cura. È anche un’attrice, con uno spettacolo teatrale da portare in scena tra mille difficoltà. Non da ultimo è una donna, con una storia d’amore in punta di piedi cui è difficile trovare spazio. Un film che come un gioco di scatole cinesi racconta con il sorriso il prendersi cura di qualcuno, mixando i linguaggi del documentario, del teatro e della fiction.

Il film affronta un tema importantissimo nella nostra attuale società, come evidenziato anche recentemente dal direttore del Censis, il sociologo Giuseppe De Rita che racconta dello sfinimento delle donne adulte in mezzo, schiacciate tra cura dei figli e cura dei genitori. In assenza di wolfare.  Ed è un film indipendente, che vuole raccontare la realtà con libertà creativa sfuggendo alla banalità e al conformismo di molto cinema. Il soggetto è di Marco Malfi Chindemi, che ne è anche il produttore, e la regia è di Laura Chiossone.

Il tema del film continua ed è discusso sul blog Mamma a carico.…

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Mamma mi compro un Kopftuch! Cosa Significa Discriminare

Mamma mi compro un Kopftuch! Cosa Significa Discriminare

Lettera da Berlino: Come ricordo sempre nelle scuole: siamo qui oggi a..(Follonica o Milano o Pinerolo o Reggio Emilia o..) che è in una regione che è in Italia e che è in Europa. E’importante conoscere come si vive in altri PAesi. Possiamo prendere spunto, ispirarci.

Maryam Haschemi è avvocata, ha poco più di trent´anni e lavora per l´ADNB des TBB, “Antidiskriminierungnetzwerk Berlin des Türkischen Bunds in Berlin-Brandenburg”, è nata e cresciuta in Germania, i suoi genitori in Iran. Maryam è musulmana e non porta il „Kopftuch“ (=copricapo). Tre  settimane fa l´abbiamo invitata a parlare alle partecipanti al workshop “NEIN ZU GEWALT GEGEN FRAUEN” del suo lavoro all´interno dell´ADNB, rete contro la discriminazione.

È arrivata, sorridente e con passo deciso, ha scelto una delle sedie libere nel nostro cerchio, ha lanciato un paio di pieghevoli al centro ed ha cominciato a raccontare. Che cosa significa “discriminare”? Si ha una discriminazione quando una persona o un gruppo di persone viene trattato peggio o in modo differente rispetto ad altre sulla base di motivi o caratteristiche particolari. Nella maggior parte dei casi discriminare significa negare alla persona discriminata l´accesso a risorese sociali, politiche ed economiche impedendole – di par passo – di partecipare in modo pieno alla società. Accanto a fattori materiali, giocano un grande ruolo anche la lingua e le espressioni dominanti con cui vengono categorizzati, omogenizzati e svalutati dei gruppi precisi di individui. Per questo, ad esempio, dalle lavoratrici e lavoratori di ADNB

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Piccoli dati di realtà, Lettera da Barcellona

Pubblichiamo con il solito piacere un nuovo articolo di Giusi Garigali in cui si parla di lavoro, idee, persone.

Piccoli dati di realtà sull’occupazione, che forse in parte ci sarebbe ma non c’è (per un brain-storming collettivo. Attendo i vostri commenti)

Non ho mai comprato volentieri dai cinesi. Ho sempre pensato che le loro merci fossero il frutto di uno sfruttamento della manodopera ai limiti dell’umano, che i materiali utilizzati (colle, inchiostri, tinture per tessuti etc.) fossero tossici e dunque pericolosi, che le procedure di montaggio dei manufatti non rispettassero le minime norme di sicurezza in vigore nei nostri mercati occidentali, che spesso si trattasse di oggetti di contrabbando entrati in Europa grazie alla protezione delle mafie, etc etc.… Eppure due giorni fa, esasperata, sono entrata in uno di questi “bazar” cinesi che ormai da anni hanno invaso le nostre città (in Italia, come in Spagna) e ne sono uscita soddisfatta e senza il minimo senso di colpa. Tuttavia, questo sì, anche molto perplessa e preoccupata rispetto al nostro futuro e a quello dei nostri figli.

Dobbiamo velocemente cambiare la nostra mentalità. Erano le 8:45 del mattino ed avevo urgente bisogno di una chiavetta USB Wireless, per la connessione wi-fi. Ho cominciato a girare come una trottola, ma nessuno dei negozi di IT gestiti da spagnoli / catalani era aperto. Qui a Barcellona i negozi aprono, normalmente, alle 10:00 del mattino e spesso sono chiusi già dal sabato pomeriggio. La domenica, guai a parlare di apertura: concetto tabù, …

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