Cambiare il mondo

CARA MARTINA che hai 17 ANNI

Cara Martina che mi scrivi che hai 17 anni e che sei tanto arrabbiata.

Arrabbiatissima perché ancora nel 2015 sei costretta a vivere in un Paese dove non c’è Educazione Sessuale, dove le modalità di prevenzione ce le si passa di nascosto tra amiche mentre la tua amica in Norvegia, dove hai trascorso tre mesi, ha imparato tutto a scuola alla luce del sole.

“Incazzata nera” perché ancora l’interruzione di Gravidanza è tabù. Hai due amiche a cui è accaduto di restare incinta e hanno passato le pene dell’inferno, tutto di nascosto, con in più il senso di colpa “che ci fate venire voi adulti che non ci aiutate e fate finta che va tutto bene” “Ma è normale, ha capito? Normale! che io in futuro mi voglia sentire chiamare avvocata! Non ho il pene, sono una donna, la parrucchiera dove va mia mamma si chiama così perché è femmina, mio padre va dal parrucchiere. Ma quanto tempo perdiamo in stronzate?”

Sei incredula che io scriva su questa  pagina con ammirazione di ragazzi che sono dalla parte delle donne “ Ma i miei amici sono così. Ce ne sono tanti che ragionano. E se qui da noi siamo rimasti nel medioevo, noi spesso siamo più Europei di voi”. Ma più di tutto ti hanno fatto arrabbiare “questi litigi insopportabili tra donne mature. “Non vi vergognate dopo tutto quello che ci avete raccontato del femminismo?” Cara Martina, care ragazze che leggete: buon 8 marzo.

Non è il Paese che avremmo voluto …

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Sia un 25 novembre contro la cultura dello stupro: delle donne e del Pianeta

Sia un 25 novembre contro la cultura dello stupro: delle donne e del Pianeta

Condividiamo questo articolo dal blog Politica al Femminile:
Nella Giornata Internazionale per i diritti dell’Infanzia ricordiamo che ai nostri bambini e alle nostre bambine stiamo togliendo il futuro. E che, senza aspettare il gravissimo ultimo allarme dell’ONU, da tempo in tutto il mondo le donne stanno battagliando per impegni sul clima; perché, come ha detto Winnie Byanyima bacchettando il #G20: i potenti della terra non possono più permettersi di ignorare che le 2 maggiori sfide del nostro tempo sono la disparità di genere e il cambio climatico.

E non possiamo permettercelo neanche noi. Si aggiunga che – benché molti stentino a coglierla – esiste una stretta connessione fra la violenza contro le donne, e quella contro il Pianeta: e sta nella cultura che sottende alla sopraffazione.

Per questo si tratta di 2 sfide strettamente collegate: e questo 25 novembre è ora di dirlo. E’ ora di riconoscere, e di dire, che la cultura dello stupro delle donne e la cultura dello stupro del Pianeta sono la  stessa cosa.

E che, se i Governi non raccolgono l’allarme più grave di sempre appena lanciato dall’ONU, possiamo farlo noi, le donne.
Già un anno fa l’IWECI (International Women’s Earth and Climate Summit) approvò una Dichiarazione (che  fu integralmente recitata in italiano anche in questo video). Una chiamata che, a solo un anno di tempo, appare alquanto profetica. E che è anche preziosa per capire: non si tratta di slogan, ma di una denuncia circostanziata e di un
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Gender Gap: Italia al 69esimo posto

Gender Gap: Italia al 69esimo posto

Questo articolo và letto con attenzione, è l’analisi del nuovo rapporto sul GENDER GAP, che significa disparità tra i generi. Ve ne ho parlato spesso, lo cito nelle mie presentazioni. Questa volta è GIULIA CAMIN a raccontarvi le parti più salienti del rapporto e a svelarci perchè la FRANCIA, dove Giulia risiede, ha guadagnato 40 posizioni in un anno. Si può imparare dalle esperienze altrui.

“Recentemente é stato pubblicato il rapporto annuale del World Economic Forum (WEF) sul Gender Gap 2014. Si tratta di un’analisi che valuta la disparità delle condizioni uomo-donna e che delinea una classifica di quali siano i paesi in cui nascere donna sia più o meno svantaggioso. Preciso che si parla di svantaggi, più o meno marcati, semplicemente perché non esiste ad oggi un luogo nel mondo in cui il nascere donna provochi vantaggi da un punto di vista sociale o economico. Qui http://www.weforum.org/issues/global-gender-gap trovate maggiori informazioni e il pdf scaricabile. La scheda riassuntiva che riguarda l’Italia si trova a pagina 217. Sono dati, cifre, tabelle molto significative e vale la pena di spendere qualche minuto per leggerle con attenzione. In questi indici cifrati troviamo la sintesi dei problemi che moltissime donne incontrano nella loro vita quotidiana.

L’Italia si trova al 69esimo posto (su 142 paesi). Significa che, rispetto allo scorso anno, il nostro paese ha guadagnato due posizioni. I primi dieci paesi della lista sono: Islanda, Finlandia, Norvegia, Svezia, Danimarca, Nicaragua, Ruanda, Irlanda, Filippine, Belgio. Non stupitevi se tra questi troviamo paesi come il Nicaragua …

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Andiamo Avanti

“Ormai cosa si può fare?” mi chiedono a decine nelle scuole. Hanno 16, 17 anni. Sono in quell’età di mezzo, in cui si  conserva ancora l’aspetto dei bambini, delle bambine, e al contempo si ha già qualche segno di quell’età adulta in cui oggi non si ha alcun desiderio di entrare. Quell’ormai mi inchioda alle responsabilità della mia generazione. Non ci dovrebbe essere la parola “ormai” nel vocabolario di un/a adolescente con il futuro davanti. Ci dovrebbe essere vita, sogni, forza. Consapevolezza che tutto si possa  ancora fare, tutto si possa inventare, che il meglio debba ancora arrivare, che la vita sarà felice e lunga e totalmente e assolutamente nelle loro mani. Ho iniziato ad andare nelle scuole perché mi hanno chiamata per parlare di educazione ai media. Sono un’attivista dei diritti delle donne e volevo spiegare alle ragazze quanto le immagini mercificanti dei media ci tolgano forza. Ho continuato ad andare nelle scuole perché di questa generazione che si sta affacciando alla vita, io mi sono perdutamente innamorata.

Ho pensato a lungo a cosa scrivervi per questa ultima lettera prima delle elezioni. Ho riflettuto su programmi, promesse, analisi. Ho meditato su dati economici da rivedere, da ribaltare,da rivoluzionare. Ho rivisto la mia vita negli ultimi anni: su e giù per l’Italia su treni lentissimi, in scuole fatiscenti, con professori/esse talvolta eroi ed eroine in questo Paese allo sbando. Mi sono ricordata di mille stazioni che mi hanno vista partire all’alba e rientrare esausta la sera. Ho rivissuto la  …

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Peppino, grande amore

Peppino, grande amore

Cosa vi devo dire? Ogni anno il 9 maggio mi prende un groppo alla gola. 36 anni fa Peppino Impastato veniva ammazzato: aveva 30 anni vissuti pericolosamente e “alla grande”. Peppino incarna tutto ciò che avrei voluto essere e al contempo ciò che ammiro in un essere umano e che mi fa innamorare di un uomo. Coraggiosamente consapevole del potere delle persone, si è giocato la vita sapendo che poteva perderla, per affermare il nostro diritto alla libertà e alla dignità fuori da ogni sudditanza. Dalla parete di fronte alla scrivania Peppino mi sorride da molti anni, quell’aria che pareva non prendere nulla sul serio che nascondeva un impegno dritto fino alla morte. Avrei voluto essere così. Quella dedizione all’ideale, unico senso per le nostre vite, mi ha accarezzata, sfiorata, l’ho fatta in parte mia. Ma poi la vita ha preso altre strade, un figlio, una figlia, responsabilità che fanno scegliere. E allora oggi mi ritaglio 1 ora di silenzio e penso a quella coppia da togliere il fiato che sono stati Peppino e Felicia Bortolotta, la sua eroica mamma che se volete, potete vedere qui. Persone co aiutano a dare senso alle nostre vite.…

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LA DONNA CHE FECE DI UN GAROFANO IL SIMBOLO DELLA RIVOLUZIONE

LA DONNA CHE FECE DI UN GAROFANO IL SIMBOLO DELLA RIVOLUZIONE

Una storia bellissima che viene dal Portogallo e che ci racconta la nostra corrispondente Chiara Baldin: Lo scorso venerdì 25 aprile è stata una giornata impegnativa. Ho voluto ricordare le Rivoluzioni di due Paesi che mi appartengono. Due Paesi che anni fa conoscevano molto bene il prezzo della libertà e della dignità. Ascoltando alcune versioni di “Bella ciao” e documentandomi sulle donne della Liberazione italiana contro il regime fascista (spesso taciute e lasciate da parte nella storia) ho conosciuto anche Lei, Celeste Caeiro. Non italiana, bensì portoghese. Non una rivoluzionaria, bensì una “semplice” lavoratrice. Una donna che ha lasciato la sua impronta all’alba del 25 aprile 1974, giorno della Rivoluzione dei garofani, a Lisbona. In Portogallo. La Rivoluzione dei garofani (Revolução dos Cravos) fu il colpo di Stato pacifico attuato nel 1974 da militari dell’ala progressista delle forze armate del Portogallo (MFA) che pose fine al lungo regime dittatoriale fondato da António Salazar e che portò al ripristino della democrazia nel Paese dopo due anni di transizione tormentati da aspre lotte politiche. I leader dell’MFA si erano accordati con Carlos Albino, responsabile del programma musicale Límite di Rádio Renascença, perché trasmettesse la canzone operaia Grândola vila morena1 di José Afonso, come segnale di avvio delle operazioni. Nonostante l’ascolto della canzone fosse proibito dal regime, la vendita era consentita, e Albino ne acquistò una copia il 24 aprile. Alle 00:20 del 25 aprile, Teodomiro Leite de Vasconcelos di Radio Renascença trasmise Grândola vila morena. Era il segnale di inizio delle …

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PERCHE' MI CANDIDO

PERCHE’ MI CANDIDO

In questi anni mi sono rivolta a chi mi segue con i miei articoli, la mia voce, le mie idee e con video e campagne di sensibilizzazione utilizzando Internet. Ho poi incontrato dal vivo migliaia di persone, donne, giovani, anziani.

In questi anni, io con voi, abbiamo avuto la forza e la tenacia di percorrere un cammino insieme, il coraggio di non arrenderci di fronte alla fatica immensa che prevede il cambiamento. Oggi capisco che è ora di impegnarmi ancora di più.

E dunque sono candidata alle elezioni europee per la lista l’Altra Europa con Tsipras. Alcune/i tra voi penseranno: ecco l’ennesima persona che entra in politica. A me questa frase non fa dormire la notte, perché mi chiedo: come usciamo da questo circolo vizioso del disprezzo per la politica se non mettendoci in gioco?

Ho cominciato a mettermi alla prova quando ero molto giovane, mi sono mantenuta mentre studiavo, ho coordinato progetti  importanti all’estero dove ho vissuto per anni, ho sentito la soddisfazione di riuscire a vincere delle sfide con fatica e determinazione, creando un cammino per altre donne che sono venute dopo di me, un cammino che mi era stato indicato da quelle donne che l’avevano percorso prima di me. Ho fatto tutto con la passione di chi vive le esperienze intensamente.

Poi sono tornata in Italia. E qui, nel mio Paese, ho visto giovani con due lauree dover chiedere sostegno economico ai genitori o dover emigrare; bambine, ragazze e ragazzi traditi da una

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