Monthly archive Febbraio 2014
CARO MATTEO, nei suoi PIANI c'è anche la RAI?

CARO MATTEO, nei suoi PIANI c’è anche la RAI?

CARO MATTEO, nei suoi PIANI c’è anche la RAI? Caro Matteo, condivido la centralità della scuola per la rinascita dell’Italia: non c’è futuro in quel Paese che non rispetta il patto intergenerazionale e in Italia il rischio è grande di interrompere la spirale virtuosa che rende ogni generazione responsabile per come lascerà il mondo alla generazione che seguirà. La scuola è il luogo principale dove si manifesta il rispetto per chi verrà dopo di noi, ed è inutile ribadire che negli ultimi anni abbiamo trascurato di occuparcene seriamente. Bene dunque che lei se ne faccia carico incontrando ragazzi e ragazze, insegnanti, genitori e ascoltando da loro quali siano i bisogni più urgenti.

Tra i molti progetti che la vedranno impegnata nei prossimi mesi, non ho sentito menzionare con forza la Rai, il nostro Servizio Pubblico che è un’organizzazione il cui ruolo e i cui obbiettivi possono essere collegati alla scuola in modo formidabile. Con il nostro 17,6%di abbandono scolastico contro la media europea del 12,7%- e con punte al sud del 25% che significa 1 ragazzo su 4 che abbandona la scuola prima dei 16 anni e che non conseguirà mai un diploma-ci troviamo di fronte ad un’urgenza improcrastinabile. E’urgente sviluppare strumenti e metodi che rendano la scuola un luogo dove anche i ragazzi provenienti dalle situazioni familiari più difficili, abbiano non solo voglia di starci ma ricavino un senso dal frequentarla. Perché questo “senso” si sviluppi è necessario lavorare sulla cultura in cui i ragazzi sono immersi, cultura …

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Il Tacco e il Merito

Un paio di giorni fa una giornalista inglese mi ha domandato sorpresa  quale fosse la mia reazione di fronte al numero impressionante di articoli, post, gallery di foto dedicate  al   tema “come vestono le  nuove ministre“. Dal confronto dell’altezza dei tacchi tra la Ministra Boschi con scarpe stiletto di 12 centimetri e la collega Madia con ballerine ultrapiatte. Dal colore della giacca  della ministra Mogherini  giudicata” troppo rosa” alle calze nere velate di Stefania Giannini per molte “sbagliate”: ministre valutate come sul red carpet di Cannes o come a Sanremo. Ricordo diverse fotografie di Sergio Marchionne  che in maglioncino blu si presentava a  congressi e conferenze di rilievo senza imbarazzo di alcun tipo e non mi pare che nessun giornale mettesse il suo girocollo a confronto con il doppiopetto gessato di chi sedeva vicino a lui. Cose di poco conto? Non proprio, piuttosto segni evidenti di un Paese ancora  culturalmente arretrato, un Paese che nomina sì 8 Ministre donne, ma che non è ancora in grado di applicare le “pari opportunità” ai parametri con cui si valutano e giudicano le persone, e dunque ancora oggi nel 2014, se si è donne, l’attenzione che si susciterà  sarà in gran parte determinata  da come ci si presenta. Un eguale numero di post e articoli sono stati in questi giorni suscitati da discussioni sul merito:  a giudizio di  alcuni blogger e giornalisti, alcune giovani Ministre non meriterebbero la posizione  che ricoprono  e dunque  si chiedono ” perchè sono state …

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Hate Speech: l'Odio sulla Rete che ci fa Male

Hate Speech: l’Odio sulla Rete che ci fa Male

 Immaginate di abitare in un complesso residenziale in cui vi sia un piccolo bungalow al centro di un giardino. Su ogni lato del giardino si erge un palazzo con delle finestre buie. Il bungalow è la vostra abitazione ed è scoperchiato.

Dunque, immaginate di avere dei vicini di casa che, muovendosi invisibili dietro quelle finestre, riescano ad osservarvi da quella distanza che consente loro uno sguardo privilegiato sulla vostra intimità ma che al contempo, per una strana architettura, li mantiene nell’anonimato.

Al mattino, mentre vi specchiate e vi preparate per uscire, all’improvviso uno dei vostri vicini senza mostrarsi richiama la vostra attenzione: “Ehi tu, sì dico a te nel bungalow. Fai cagare, hai il culo grosso come il divano che sfondi tutte le sere.”

Rimanete basiti, ma ‘E’ il commento di uno zotico’ – vi dite – o di una poverina senza nulla cui pensare; e decidete di non dargli peso perché persone così non meritano attenzione.

Passa qualche ora, vi sedete a pranzo. Qualcuno dal buio di una delle finestre che danno sul vostro bungalow di nuovo esplode in un commento: “Dovresti mangiare merda o strozzarti con quello che hai nel piatto.”

E ancora una volta lasciate cadere quelle parole di rabbia immotivata, perché di nuovo pensate che non siete voi il problema ma che, al contrario, chi parla sia qualcuno che di problemi ne ha e molti più di voi.

Poi arriva la cena e ricomincia l’attacco.

Così per giorni, finché non iniziate a dubitare che

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AAA Cercasi Movimento che Sappia Ascoltare, e Agire

146 sucidi per disperazione da mancanza di lavoro e denaro in un anno, 25% di abbandono scolastico in alcune zone del sud contro il 12,6%della media europea; ragazzi/e che difficilmente riusciranno a fare qualcosa della propria vita senza supporti educativi. Anziani e soprattuto anziane che sopravvivono con 500 euro al mese, spesso senza riscaldamento e con poco cibo. Internet sempre acceso ma il tratto distintivo  delle fasce deboli della popolazione è la solitudine. Ce ne accorgiamo quando incontriamo i ragazzi e le ragazze nelle scuole, gli “iperconnessi” che  tengono il cellulare acceso, silenziato ma comunque acceso anche durante le lezioni, ma che ci scrivono lunghe mail da dove emerge una solitudine spaventosa. O quando incontriamo  i vecchi/e per i nostri corsi “Un Ponte sul Tempo“: la solitudine abbinata ai pochi soldi è spaventosa da sopportare: tutto ciò che a noi pare normale: un caffè caldo al bar, un giornale ogni tanto, un etto di prosciutto al sabato, diventa un lusso insostenibile. Ora sappiamo anche che anche le medicine sono un lusso, e dunque curarsi diventa da  “da ricchi”.

Nessuna retorica: urge reinventare il significato della parola. Parlare di questi temi oggi è tutt’altro che retorico anzi è rivoluzionario, perchè non sono temi “fighi” e nessuno ne parla. E dunque cercasi Movimento, partito, gruppo che si voglia confrontare con questi temi. Che non sono fighi né popolari. Qualcuno che  abbia voglia di ascoltare realmente, perché il cambiamento parte dalla qualità dell’ascolto. E che poi agisca

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Le AFFISSIONI colpiscono tutti/e

Le AFFISSIONI colpiscono tutti/e

 Da Berlino, Livia Anita Fiorio Dall´11 gennaio del 2014 nei luoghi più frequantati di Berlino e della Germania campeggiano degli enormi cartelloni pubblicitari in formato LED-digitale o cartaceo. Su di essi una persona (uomo o donna), più o meno vestita, viene spruzzata di polvere dai colori accesi. Lo sfondo è bianco. A destra o a sinistra della persona ritratta compare un solo slogan: “La pubblicità colpisce. Tutti”. In basso in piccolo l´indirizzo di un sito internet: www.trifft-jeden.de

„ASSENWERBUNG TRIFFT. JEDEN.“ è una campagna pubblicitaria promossa dalla FAW (Fachverband Aussenwerbung e.V.) e destinata a creativi e operatori nell´ambito dei media tedeschi. Scopo: implementare le affissioni pubblicitarie integrandole con il supporto di internet in modo crossmediale. Da più di un mese ogni giorno passo due volte al giorno davanti a questi cartelloni pubblicitari. “Trifft jeden” (= ci becca tutt*) penso e ripenso da settimane.

Già dopo la prima settimana non ho resistito.Una sera, tornata a casa, ho inserito nel motore di ricerca internet lo slogan che ogni mattina e ogni sera vedevo piazzato a caratteri cubitali sulle affissioni: “La pubblicità affissa becca. Tutti”.

A quanto pare non sono stata l´unica: nell´arco delle prime tre settimane il FAW ha registrato 12551 visitatori e 16480 visite sulla pagina web; 2495 downloads e 19,9% conversioni; valori di memoria dei visitatori: 71% recognition e 52% recall.

Una campagna/prova esemplare che ha attestato non solo ai “creativi” quanto una pubblicità efficace possa sortire, ancora oggi, degli effetti vincenti se la comunicazione in uno spazio pubblico viene gestita

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Cyberbullismo: Non C’è Più Tempo

Ieri Save the Children ha presentato una ricerca sul cyberbullismo in occasione del Safer Internet Day, la giornata indetta dalla Commissione Europea per un web sicuro.

Immagino li avrete già letti in passato, peggiorano di anno in anno. Leggete il rapporto, è importante. Cosa apprendiamo? Che i nativi digitali passano molto tempo in rete. Che i maschi passano più tempo collegati rispetto alle ragazze. Che il 45% trascorre dalle 4 alle 10 ore ogni giorno online. Che temono moltissimo il cyberbullismo, ne sono spaventatissimi. Che lo affrontano in modo maldestro e al massimo si confidano con un compagno. Che sono soli.

Il significato di tutto il rapporto è però a mio avviso uno solo: i ragazzini che ci circondano sono nativi digitali, gli adulti che vivono con loro, insegnanti e genitori, non lo sono. Allora bisogna dire basta alla politica del rimbalzo di responsabilità, che mira solo a non prendere alcuna iniziativa. Non serve che oggi i quotidiani imputino alle famiglie la responsabilità di non vigilare sui figli: i genitori per lo più di giorno lavorano e anche quando sono a casa, è difficilissimo per loro, adulti “non formati” comprendere cosa stia facendo il figlio online.

Ancor più oggi da quando lo smartphone ha sostituito il pc: significa che i ragazzi e le ragazze stanno collegati sempre o quasi sempre, il telefono talvolta lo silenziano ma non lo spengono quasi mai. Internet è un formidabile strumento di democrazia e di informazione: bisogna però saperlo utilizzare.

Da anni portiamo nelle …

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Michela ci Mette la Faccia

Michela ci Mette la Faccia

La prima volta che ho sentito parlare di Michela Murgia è stato al Premio Campiello di qualche anno fa. Prese il microfono per dire il suo dissenso a Vespa che aveva fatto pubblico elogio del decolleté di Silvia Avallone lì presente. Pensai: “Coraggiosa !” Coraggiosa  perché Murgia aveva  più anni di Avallone ed in questi casi è sempre difficile per una donna intervenire: spesso si viene male interpretate, scatta il tema “gelosia tra donne” e accade anche talvolta che la donna che hai citato, Avallone in qs caso, non apprezzi. Murgia si faceva interprete di quello  che era il messaggio che faticosamente stavo anch’io diffondendo: Vespa non stava depotenziando solo Avallone con il suo apprezzamento fuori luogo, bensì le donne tutte e dunque a questo Michela si ribellava.

Donna “fuori dalle gabbie” per eccellenza ha un curriculum di chi la fatica conosce cosa sia: diploma tecnico ma studi successivi in teologia, per rendersi indipendente ha fatto di tutto passando dal messo comunale al portiere di notte, professione che le ha lasciato il tempo per scrivere con successo e divenire una tra le scrittrici più lette d’Italia. Ora è candidata alla regione  Sardegna con la lista  “Sardegna Possibile“, le elezioni si terranno domenica prossima. Come è mio costume, non occupo questo spazio per suggerire di votare  un/a candidata. Ma mi soffermo su due caratteristiche importanti di Murgia:

la prima: ha il coraggio del dissenso e se ne assume la responsabilità. Dote rarissima in politica. Dote rara oggi …

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