Sydney
Marina Freri: Giornalista radiofonica per l'emittente pubblica australiana SBS. Vivo a Sydney dal 2009 e un giorno vorrei poter fare il mio lavoro in Italia.







Hate Speech: l'Odio sulla Rete che ci fa Male

Hate Speech: l’Odio sulla Rete che ci fa Male

 Immaginate di abitare in un complesso residenziale in cui vi sia un piccolo bungalow al centro di un giardino. Su ogni lato del giardino si erge un palazzo con delle finestre buie. Il bungalow è la vostra abitazione ed è scoperchiato.

Dunque, immaginate di avere dei vicini di casa che, muovendosi invisibili dietro quelle finestre, riescano ad osservarvi da quella distanza che consente loro uno sguardo privilegiato sulla vostra intimità ma che al contempo, per una strana architettura, li mantiene nell’anonimato.

Al mattino, mentre vi specchiate e vi preparate per uscire, all’improvviso uno dei vostri vicini senza mostrarsi richiama la vostra attenzione: “Ehi tu, sì dico a te nel bungalow. Fai cagare, hai il culo grosso come il divano che sfondi tutte le sere.”

Rimanete basiti, ma ‘E’ il commento di uno zotico’ – vi dite – o di una poverina senza nulla cui pensare; e decidete di non dargli peso perché persone così non meritano attenzione.

Passa qualche ora, vi sedete a pranzo. Qualcuno dal buio di una delle finestre che danno sul vostro bungalow di nuovo esplode in un commento: “Dovresti mangiare merda o strozzarti con quello che hai nel piatto.”

E ancora una volta lasciate cadere quelle parole di rabbia immotivata, perché di nuovo pensate che non siete voi il problema ma che, al contrario, chi parla sia qualcuno che di problemi ne ha e molti più di voi.

Poi arriva la cena e ricomincia l’attacco.

Così per giorni, finché non iniziate a dubitare che

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L'Aborto in Australia

L’Aborto in Australia

 

MARINA FRERI, la nostra corrispondente dall’Australia, ci racconta di come l’aborto vienelì  vissuto. E’ importante ragazze che leggete, sapere cosa accade fuori dall’Italia. E’ importante per aprire la mente ed essere cittadien del mondo. Buona lettura:

Anno nuovo, problemi del secolo scorso.Cory Bernardi, senatore liberale dello stato del South Australia, ha di recente pubblicato un libro dal titolo che ha lo stesso sapore d’avanguardia delle idee che il volume promette di sviluppare: “La rivoluzione conservatrice”. Boom!La pubblicazione  ha ricevuto oltre 500 recensioni non sollecitate su Amazon, di cui le prime 100 in un solo giorno. E potete dare un’occhiata qui: http://www.amazon.com/THE-CONSERVATIVE-REVOLUTION-Cory-Bernardi/dp/1922168963

 Uno degli argomenti più controversi affrontati da Bernardi è quello dell’aborto. L’autore, che già fu noto per aver definito “bestiality” l’omosessualità, sostiene che oggi alcune donne australiane ricorrano all’aborto in maniera spropositata e se ne servano come fosse un metodo contraccettivo “abominevole”.

 Occorre subito una precisazione. Ricordiamo che – salvo per una residente di Nazareth vissuta circa 2mila anni fa – le donne mortali, la cui assunzione in cielo non sia prevista e per cui, spesso, anche quella terrena diventa problematica, devono avere rapporti non platonici con un uomo per giungere al concepimento di un bambino.

Secondo, i dati riportati da Bernardi, per cui gli aborti condotti nelle cliniche e negli ospedali d’Australia sarebbero tra gli 80 e i 100mila l’anno, non sono confermati da nessun ente di ricerca. “Bisogna rinsavire e tornare alla ragione,” dice il Senatore secondo cui le donne

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Accaparrarsi uno Scapolo

Accaparrarsi uno Scapolo

 Se accaparrarsi un Uomo diventa un obbiettivo ambito, dobbiamo ricominciare dalle fondamenta. Urgono modelli di riferimento. Qui e in Austalia.

Leggiamo cosa ci scrive MArina Freri da Sydney Che cosa possiamo insegnare noi italiane alle amiche in Australia? Uno dei peccati di cui più spesso si macchiano gli italiani all’estero è quello di salire sul pulpito degli “svegli” che si trasferiscono per respirare qualche anno lontani dalla crisi economica – come se fossero stupidi quelli per cui un conto corrente sazio non vale la lontananza estrema dagli affetti e dalla cultura che ha definito per anni il proprio essere.Ci adeguiamo alla retorica dei “cervelli in fuga”, come se nessuno di noi si fosse mai sporcato le mani prima di poter stancare la testa e cantiamo, patriottici di un paese di cui balbettiamo la lingua, “Advance Australia Fair… Avanza Australia la giusta.”

Tutto funziona meglio – i treni in orario, la cortesia alle poste, la fila in banca e persino il cielo è più azzurro.

 Certo l’Australia è stereotipicamente “la giusta” per quelle possibilità occupazionali non clientelari inseguite da tanti migranti.

Anch’io nell’ambito di questa rubrica mi sono unita al coro, contribuendo alla mitologia collettiva e raccontando storie di successo e di pari opportunità – citando ad esempio di lavorare per due redazioni diverse capitanate entrambe da due donne: cosa che tuttora dura.Ed è anche vero che nel 2011 l’Australia aveva una Governatrice Generale, una Primo Ministro, Premier di stato donne in almeno tre su sei stati e territori

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Se Vuoi Trasferirti in Australia

Se Vuoi Trasferirti in Australia

Dalla nostra corrispondente Marina Freri uno sguardo, e un’intervista, sulla vita dei giovani australiani alle prese con studio, lavoro e progetti per il futuro:

Mi prendo una pausa da una settimana di cronaca locale dominata da incendi di portata gigantesca, che hanno distrutto oltre 200 case e che, al picco massimo, si sono estesi su un perimetro di 1600 chilometri in New South Wales, lo stato dove vivo. I bushfires, come li chiamano qui, sono una costante delle estati torride ma quest’anno sono arrivati in anticipo, in piena primavera.

Ne parlavamo in casa in queste sere, mentre il cielo era arancione e il fumo di un incendio, divampato a settanta chilometri da Sydney, si faceva strada anche nel nostro quartiere di palazzine e case col giardino, con una scuola elementare e un paio di negozi detti “convenience store” (i nostri alimentari) che vendono pane, latte e uova al carato – ci ho lasciato 15 dollari per un pane a fette, una busta di prosciutto cotto e un litro di latte.

Tornando agli incendi, certe cose qui, se ci sei nato, sono normali e le avverti – prezzi dei convenience stores a parte, a quelli non ci si abitua neanche col passaporto australiano.

Una collega della mia coinquilina Federica a mezzogiorno del 16 ottobre, ancora prima che ne parlassero i giornali, era uscita sul marciapiede del bar dove lavora e, guardando in su, aveva profeticamente annunciato: “Bushfires…”

Io ne ero rimasta affascinata e pensavo già di chiederle indicazioni sul mio …

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Life is Beautiful - Sydney

Life is Beautiful – Sydney

Life is beautiful. Leggete e penserete:”certo lei a Sydney, qui in Italia è il disastro”. No, non sto godendo come potrei di questo bellissimo PAese. Il mio progetto di offrire alle ragazze e ai ragazzi italiani le stesse opportunità che hanno all’estero, mi divora; in pratica non penso ad altro. Qui incotnro tanta gente tutti i giorni, sempre più sono convinta che AGIRE sia fondamentale. Allora pensieri sparsi: Incontro Marina Freri, che è da 5 anni qui, lavora alla radio, vive a Bondi Beach. Marina si fa un mazzo tanto e mi rivedo quando avevo la sua età e vivevo in Germania. Lei è più coraggiosa perchè lotta contro la solitudine che talvolta ti annienta, ma i suoi amici e la famiglia sono a 20 ore e molti euro di distanza. Diventare persone consapevoli e centrate significa anche farcela da sole, o da soli.

Durante la mia lezione alla Sydney University of Technology oggi pomeriggio, entra una signora, si siede e ascolta attenta. Io parlo, mostro, racconto, di come le ragazze e anche i ragazzi italiani usino l’attivismo in rete come strumento di protesta con grandissimi risultati. La signora prende appunti, io non so chi sia. Mostro le pubblcità italiane, spiego come le denunciamo allo IAP, e di come abbia visto che anche qui in Australia gli stereotipi agiscano nell’ingabbiare le donne. La signora annuisce. Il dibatitto termina, lei si alza, viene, io penso voglia presentarsi. Mi abbraccia. E’ Jenna Price, una delle creatrici di DESTROY THE JOINT. Uauhh!!

Durante …

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Aurora: Un’ App contro la Volenza Domestica

 

Da Sydney un’app che salva la vita delle donne Aurora: l’alba del pronto-intervento sorge da un’app “Una telefonata salva la vita,” diceva una pubblicità dei primi anni novanta. Ora qui in New South Wales, lo stato con capitale Sydney, si potrebbe dire che a provare a salvare la vita delle vittime di violenza domestica sia un’app.

 Qualche settimana fa, infatti, il governo, in collaborazione con la polizia locale e le organizzazioni attive sul territorio, ha lanciato “Aurora”: un’app per telefonia mobile, scaricabile gratuitamente, rivolta a chiunque viva in una relazione violenta e abbia bisogno di lanciare un messaggio d’aiuto in situazioni d’emergenza. Prima del suo genere, Aurora ha due funzioni principali: una informativa e una di soccorso.

 La prima spiega in che cosa consista vivere in una relazione violenta e si rivolge soprattutto a chi, per motivi culturali o timore del giudizio altrui, nega di avere bisogno d’aiuto. Nonostante vanti una forte rappresentanza femminile a tutti i livelli istituzionali, nel pubblico, e una buona presenza percentuale di donne manager nei consigli d’amministrazione, nel privato, l’Australia deve ancora fare i conti con casi frequenti di violenza domestica: fenomeno che spesso, nella vittima, si accompagna a un senso di vergogna e ad una reazione autocensoria. Da qui, l’esigenza di dotare l’app di una sezione dalle finalità illustrative che accompagni e sostenga la funzione di soccorso. L’app è disponibile sia per telefonia mobile iOS, iPhone per intenderci, sia per Android, ovvero la stragrande maggioranza di

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Il Nuovo Governo "Di Giovani" visto dall'Australia

Il Nuovo Governo “Di Giovani” visto dall’Australia

di Marina Freri

L’altra mattina ho aperto i giornali italiani, per vedere che ne era stato di quer pasticciaccio brutto de piazza Montecitorio. Subito, leggo di Letta, 46 anni, che il Corriere apostrofa “enfant prodige.” Certo la visione del Corriere potrebbe essere opinabile, se non fossimo in un paese che non lascia andare in pensione i presidenti, neppure quando lo vogliono, a 87 anni.

E così diventiamo tutti sempre più giovani, spinti indietro, tenuti alla base del cursus honorum. Personalmente, non vedo l’ora che ci concedano il diritto di invecchiare.

Dando importanza a dati anagrafici, che dovrebbero essere irrilevanti, rischiamo di svegliarci un giorno, tra vent’anni, stanchi delle opportunità che non ci hanno concesso o che non ci siamo presi, proprio perché, a detta di molti, eravamo giovani e “con tutta la vita davanti.” Ve lo vedete il New York Times, che al primo mandato Obama, titola “Uomo sopra i quaranta ma sotto i cinquanta diventa presidente”? O, ancora, pubblicare articoli che recitino: “Ecco tutti gli uomini di Letta,” prima di rendersi conto che di questi tempi – rotto il triumvirato, caduto l’impero romano, esiliato Napoleone, finito il Risorgimento e la Resistenza – ci sono anche “Sette donne su 21” ministri – un terzo esatto, per matematica coincidenza o per idea tornacontista, chissà.

Fortuna, però, che tra vent’anni ne avrò 46 e se mi va bene farò l’enfant prodige.

Leggo poi che i dicasteri di pari opportunità, giovani e sport sono amministrati da una ministra sola, Josefa …

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