Ho provato subito un senso di sollievo e di gratitudine per Lorella Zanardo quando sono venuta a conoscenza del suo lavoro.

Vivere all’estero non è semplice: ci si scontra spesso e volentieri con i pregiudizi che il popolo che ti ospita ha sul tuo Paese di origine e potete facilmente immaginare come, per gli italiani e le italiane all’estero, gli ultimi anni del Governo Berlusconi non siano stati certo una passeggiata.

Ho sentito dunque autentica riconoscenza nel vedere il documentario “Il corpo delle donne”, perché mi sembrava che, finalmente, una voce di donna si levasse alta, forte e decisa, chiedendo conto del perché, nel nostro Paese, si assistesse in maniera costante ad una rappresentazione così svilente e soprattutto UNIVOCA del femminile nei media.

Questa voce rendeva implicitamente esplicito il concetto che, ovviamente, il femminile in Italia fosse anche altro (era ovvio che lo fosse, ma il silenzio o la “diffamazione” mediatica erano assordanti e non tenevano conto del lavoro incessante delle donne, del lavoro femminista che sempre è esistito e sempre esisterà. Niente. Tutto veniva ignorato e pertanto risultava annullato, inesistente per i più e, devo aggiungere mio malgrado, persino negato da tante altre donne – almeno questo è quanto io ho constatato qui in Catalogna – che invece avrebbero dovuto avere un briciolo di memoria storica, riaffermando con orgoglio il lavoro e la testimonianza del movimento delle donne italiane).

Inutile dire che per me è stato un piacere potere collaborare con il Blog perché, malgrado i tanti anni passati lontani, io l’Italia ce l’ho sempre nel cuore.

Vivendo fuori si diventa molto più italiani (ci si ritrova tra italiani, le differenti provenienze regionali sfumano, si dissolvono, in nome di una comune appartenenza, di codici culturali condivisi, altro che Padania!). Almeno, questo è quello che è successo a me (e per esperienza personale vi assicuro: a molti altri).

Si osserva il proprio Paese da lontano, se ne riconoscono con nitidezza vizi e virtù e si vorrebbe poter fare qualcosa per contribuire ad un cambiamento. In meglio, naturalmente.

Ecco, penso che il contatto con questo Blog e con le sue lettrici / lettori per me abbia rappresentato e rappresenti, soprattutto questo: l’opportunità di sentirmi minimamente utile, di avere la sensazione che sto facendo qualcosa, seppur da lontano, per migliorare il mio Paese. Una goccia nell’oceano, ma pur sempre qualcosa, apportando analisi, lucidità e freschezza perché da lontano, come dicevo, le cose si percepiscono con maggiore chiarezza, in quanto si è coinvolti in una causa ma con una oggettiva distanza geografica. Che proporziona anche la grande opportunità di fare dei paragoni tra il paese di provenienza e il paese in cui si vive, cosa che consente a volte di “ridimensionare” certi fenomeni od eventi e di osservarli in una prospettiva più pacata e altre volte, invece, di indignarsi ancor di più quando si è sperimentato che altre forme di convivenza civile sono possibili.