Riceviamo dalla nostra inviata a Barcellona e condividiamo con voi.

Vivi semplicemente, affinché altri semplicemente possano vivere”: è questo il bellissimo slogan della Campagna istituzionale 2012 – 2013 di Caritas Spagna che invita tutti, indistintamente, a prendere coscienza della difficile realtà sociale attuale e ad impegnarsi attivamente a sostegno dei più poveri o sfortunati, anche – e aggiungerei soprattutto – cambiando il proprio stile di vita, in una prospettiva di altruismo e solidarietà.

Qui in Spagna, negli ultimi anni, il tasso di povertà è aumentato sensibilmente, purtroppo cronicizzandosi, raggiungendo una cifra intorno al 20% rispetto al 16% della media UE. D’altro canto la spesa sociale, che già era inferiore nei confronti della media europea, è scesa ulteriormente a causa dei tagli al welfare, sortendo l’effetto negativo di pregiudicare ancor di più il futuro di milioni di famiglie già in difficoltà.

Il tasso di povertà spagnolo sarebbe superato nella UE (secondo l’indagine Exclusión y desarrollo social 2012 compiuta dalla Fondazione Foessa) solo da Romania e Lettonia.

E come si calcola la soglia della povertà? Si calcola in base al reddito medio pro-capite, che nel 2009 era di 8.000 euro e che adesso è sceso a 7.800.

Per l’esattezza i dati provvisori dell’Inchiesta sulle Condizioni di Vita pubblicato dall’Istituto Nazionale di Statistica a fine ottobre 2012 indicano che uno su cinque cittadini residenti in Spagna, cioè il 21,1% della popolazione, starebbe già vivendo al di sotto della soglia di rischio povertà, potendo contare su meno di 7.355 euro l’anno.

Ma, secondo Caritas spagnola, addirittura un terzo dei nuclei familiari spagnoli avrebbe in realtà seri problemi ad arrivare a fine mese…

Constatata la dura situazione, le organizzazioni umanitarie più attive – come Caritas, la Croce Rossa Spagnola, la Banca degli alimenti – si inseriscono in questo contesto cercando, con il proprio intervento, di contrastarlo e di integrare gli aiuti istituzionali, che, pur se insufficienti, ancora ci sono (proprio ieri una mia conoscente madre single – bimbo di 5 anni e madre novantenne a carico – lavoratrice “autonoma”, vale a dire con entrate non fisse, mi confidava che negli ultimi tempi per sopravvivere – pagare il mutuo e le bollette in primis – sta ricorrendo all’aiuto dei servizi sociali).

E infatti, sul sito della Croce Rossa spagnola troviamo proprio l’identikit del “nuovo povero spagnolo” che si rivolge ad una organizzazione umanitaria per sollecitare assistenza. Il profilo di chi oggi domanda sostegno materiale è cambiato rispetto al passato: la tendenza è che sia più giovane di prima, con una situazione anteriore più o meno “normalizzata” e proveniente da un contesto socio-economico sicuro. Anche Caritas conferma: sarebbero proprio le famiglie con giovani e minori le più colpite dalla crisi. E la maggior parte di chi richiede aiuto lo fa per ricevere un’attenzione di base: innanzitutto pasti e cibo, poi vestiti, pannolini e il pagamento di bollette come quelle di luce ed acqua (che qui in Spagna è molto cara).

 

Analizzando le difficoltà di queste persone si è constatato un incremento dell’indebitamento della popolazione, dei casi di sfruttamento lavorativo, della crescita di un’economia sommersa, del rischio di destrutturazione di famiglie che spesso, come abbiamo già visto in post precedenti, sono a rischio di sfratto (con il pericolo, dunque, di ritrovarsi letteralmente in mezzo a una strada) per non poter far fronte al pagamento delle rate del mutuo contratto per acquistare la casa di proprietà.

Come spiegavamo, infatti, in molti casi si tratta di situazioni in cui le ristrettezze economiche retro-alimentano l’indigenza: famiglie che, risultando morose, non hanno più la possibilità di accedere a contratti di affitto regolari e sono dunque costrette ad entrare in un circuito di illiceità, tanto nel caso in cui si trasformano direttamente in “squatter” così come quando affittano “illegalmente” appartamenti sgomberati e messi sotto sequestro (pare si stia creando un vero e proprio mercato nero criminale che “affitta” senza garanzie, ma cui deve soccombere chi ormai è condannato alla marginalità, all’esclusione sociale perché portatore dello stigma della morosità: unica alternativa diventare homeless).

Preso atto di ciò, vi invito dunque a riflettere sulle parole del messaggio di Caritas, che mi richiamano tanti degli argomenti affrontati in questo Blog, soprattutto il tema della cosiddetta “decrescita”, che forse non andrebbe interpretata in maniera esasperata e radicale, ma innanzitutto come nuovo approccio alla vita, in termini meno consumistici e di riscoperta e riproposizione di valori smarriti.

Naturale pensare a questioni di siffatta importanza proprio sotto Natale, per provare a viverlo, per una volta almeno, con meno materialismo e un po’ più di appropriata spiritualità. Ci arrivano da Caritas parole di speranza, che questi cioè sono “tempi di crisi, di scoraggiamento, di desolazione per molte famiglie, ma è anche il tempo dell’opportunità, dello stare attenti a quei segnali che ci parlano di nuovi percorsi, di nuovi modi di fare e di essere.”

Caritas ci invita pertanto a riflettere sulla nostra relazione con il lavoro, con ciò che significa e su cosa ci aspettiamo dallo stesso. Ci spinge poi a ripensare al nostro modello di convivenza e, soprattutto, all’importanza di tessere delle reti con altri, la vera e unica ricchezza impagabile che, aggiungerei, dà senso alla vita dell’uomo. Ci propone uno stile di vita più austero e povero nelle spese – ma, soprattutto, cosciente delle scelte che ci si presentano e dell’effetto che sortiscono sugli altri, in particolare sulle persone più vulnerabili della nostra società – e più ricco nei sentimenti.

E con lo stesso invito alla riflessione vi saluto anche io, come sempre interessata a leggere i vostri commenti che fanno di questo Blog un luogo speciale, augurandovi un felice Natale e un miglior anno nuovo.

Giusi Garigali