Metterci la faccia
Metterci la faccia (9)

Metterci la faccia (9)

Sabato stavo facendo la spesa al supermercato, ho sentito qualcuno gridare, un litigio a voci alterate. Ci siamo tutte un po’ allarmate. E’ arrivato poi il direttore  che teneva un ragazzo per un braccio e gli chiedeva di allontanarsi; quest’ultimo si opponeva e con voce ferma e non questuante sosteneva ”ho fame e quindi mi prendo qualcosa”. I vigilanti l’hanno allontanato, devo dire con modi garbati e non violenti. Io ero alla cassa, stavo pagando tra l’altro una bottiglia di vino, mi sono sentita in colpa per comperare un bene voluttuario. Così non va, non mi piace. Voglio vivere in un Paese dove la gente non sia costretta a rubare per fame. Non so voi, ma se io pur con tutto l’impegno del mondo, dopo avere tentato di ottenere non importa quale lavoro, non avessi da sfamare i miei figli, prederei in considerazione qualsiasi mezzo per sfamarli. Non mi piace nemmeno dovermi sentire in colpa se compro un abito, due etti di crudo di parma, una bottiglia di vino appunto. Così non va.

Non mi abituo all’idea di svegliarmi in un Paese dove ormai ogni giorno un operaio/imprenditore si ammazza per impossibilità a onorare i debiti. Eccetera  eccetera. Ogni giorno ricevo appelli, richieste, proposte, mail disperate, arrabbiate: tutte chiedono qualcosa. Cerchiamo di fare tutto, di dare ascolto a tutte tutti, ma è impossibile. Qui non c’è un pool di persone di un ufficio dotato di finanziamenti, e anche le notizie che inviate per essere messe sul blog, e se …

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Milano on my mind

Certo mi perdonerete, da due anni scrivo e non ho quasi mai uitlizzato questo spazio per trattare di questioni milanesi. Però  tra poco ci sarà da eleggere il nuovo sindaco e vorrei dirvi un paio di cose.

-la prima: Milan è un gran Milan, si diceva. Ed è stato così per decenni. Da tempo Milano ha perso la sua grandezza, noi la amiamo ancora, ma a fatica. Più di tutto manca quella generosità che faceva sì che il “cumenda” avesse  sì molto denaro ma capitava che  con questo finanziasse anche il design negli anni ’60 o aiutasse gli artisti alle prime armi. Ora gli stilisti hanno requisito quasi tutti i vecchi cinema e teatri della città dove due volte all’anno fanno sfilare 10 modelle anoressiche. Perchè questi spazi non vengono  aperti  ai cittadini? In giro si respira un’aria cattiva, egoista, così come l’aria senza più ossigeno  che respiriamo.

Gente di poco conto ma con molto potere, un potere conquistato in modo veloce ed ambiguo, tiene in pugno la città. Per anni noi milanesi abbiamo sopportato l’inquinamento, la scarsità di verde, i prezzi altissim,i perchè Milanoin fondo  conservava un primato culturale all’interno del Paese: ricordo Grotowsky al teatro dell’Arte, la Bausch al Lirico, l’avanguardia teatrale che tutta di qui passava. Ora, lo sappiamo, se vogliamo vedere una performance  innovativa dobbiamo andare a Roma, ma anche a Reggio Emilia per la danza, a Ravenna, a Firenze. Qui non accade quasi più nulla. Per anni ho vissuto a Parigi e, ogni volta …

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Io Ti Guardo

Marina Abramovic è una artista che usa il proprio corpo come mezzo di espressione, trovate online molte info sul suo lavoro. La sua recente  performance al MOMA a New York prevedeva che stesse seduta silenziosamente di fronte ad un visitatore per volta della mostra, per una durata variabile: in questo modo gente comune diveniva parte dell’opera d’arte. “L’Artista è Presente” il titolo dell’esibizione in cui Abramovic restava 8 ore al giorno a disposizione dello sguardo altrui, per la durata di tre mesi.  Qui i volti delle persone che hanno guardato l’Artista.Osservate  queste immagini, anche chi non è abituato all’arte. Mai come ora c’è credo ci sia bisogno di guardare ed essere guardati. Nel video Abramovic racconta il perché di questa scelta. E’ in inglese  dura  pochi  minuti. Dice l’Artista verso la fine:” Qualcosa che può vivere per sempre è una buona idea. E io  deisdero con tutta me stessa avere questa idea e così continuare a vivere anche dopo me.” Riprendere a progettare nel lungo periodo, dare avvio ad azioni il cui risultato non è certo che vedremo. Perché è giusto, perché siamo parte di un tutto. Quando è uscito Il Corpo delle Donne il video, è bene ricordare, che abbiamo ricevuto centinaia di ringraziamenti da artiste/i da tutto il mondo. Il nostro fine non è mai stato provocare la polemica spicciola e misera, bensì stimolare riflessioni che volassero alte. Talvolta è accaduto e di questo siamo felici.…

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Prima di tutto Donna. Prima Donna, poi Compagna

Sono rimasta basita quando protestai per la mancanza di collaboratrici donne tra i registi, gli autori, i presentatori della trasmissione ” Vieni Via con Me”, e alcune donne di sinistra dissentorono perchè ” Fazio non si tocca”, ” in un momento così difficile, non possiamo parlare dei ns diritti, ci sono altre urgenze” ecc ecc. Ribadisco, oggi più che mai,  prima di tutto, donne.  E’ oggi il momento di ribadirlo. Noi donne italiane abbiamo ancora troppo bisogno del consenso: del padre, del catechista, del marito. Del maschile. Oggi è il momento di essere impopolari, se serve. Se è indispensabile alla nostra reale emancipazione.  Rinunciamo, se serve e per qualche tempo, allo sguardo di approvazione maschile. Priam di tutto, donne.

(foto di Laura Albano)

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Metterci la Faccia (8)

C’è bisogno di facce, facce vere, facce che raccontano di una vita che non si ferma all’apparenza. Volti alternativi ai “non volti” televisivi e pubblicitari. Che raccontano di noi a chi ci incontra.

Oggi 10 luglio è uscito su D Repubblica un articolo sull’incontro tra me e Nichi Vendola, avvenuto il mese scorso durante il  giro della Puglia per gli incontri con gli studenti e le presentazioni del libro.

Cio’ che trovo interessante è che dalla nostra conversazione emerga la possibilità del cambiamento. Nessuna paura nell’utilizzare parole “alte”, nessun timore di volare alto.

Politica per occuparsi del mondo e delle cose del mondo.

 

 

 

Qui potete leggere on line l’articolo. (da pagina 52)…

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Metterci la Mia Faccia (7)

Mi chiamo Lorella.

Il mio nome non mi è mai sembrato un gran ché.

Ho un tatuaggio sulla spalla destra a cui tengo molto.

Ho fatto un documentario insieme a due amici maschi che ha dato avvio a un gran bel dibattito in un paese che si è dimenticato di essere  un gran Paese.

Ho due figli di 10 e 13 anni che amo pazzamente. Che si potesse amare così l’ho scoperto tardi : ma  daltronde cosa vuole dire tardi?

Ho fatto molte cose cose nella mia vita. Felice veramente lo sono stata però in due occasioni: incinta e ballando al Plastic (una piccola mitica disco a milano, che piu che una disco è una esperienza di vita. C’era un dj, Nicola Guiducci, che più che un dj era un maieuta: a me ha tirato fuori la vita che avevo dentro e che aveva paura di uscire).

Ho un aspetto rassicurante e perbene,  che mi corrisponde solo in parte. Mi attraggono i perdenti e gli emarginati. Credo che la borghesia sia uno dei mali peggiori di questa società. Rifletto spesso sul fatto che io  io ne faccio parte.

Mi piacciono i giovani. L’emozione più grande è per me l’innocenza e la purezza. I cinici , i disillusi, i navigati…mi fanno fuggire a gambe levate..

Il mondo si può cambiare, ne sono più che certa. Penso che se una mattina ci alzassimo pensando “basta!”  sarebbe “basta”: il problema è crederci. Io ci credo.

Non mi sono mai venduta e non appartengo …

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Metterci la faccia (6)

Ogni tanto questo blog, è a disposizione di chi ci legge e che, nelle cose che fa, ci mette la faccia.

C’è bisogno di facce, facce vere, facce che raccontano di una vita che non si ferma all’apparenza.

Volti alternativi ai “non volti” televisivi e pubblicitari.

Che raccontano di noi a chi ci incontra.

Anais Ginori ha una bella faccia, che è un dato importante perché è una giornalista e lavora in un ambiente dove negli ultimi anni stentiamo a riconoscere uomini e donne che mettano la faccia nel lavoro che fanno.

Ha appena scritto un libro “Pensare l’impossibile. Donne che non si arrendono”, dove racconta storie di donne, diversissime una dall’altra, che condividono la passione per l’impegno, la militanza dell’esserci nelle cose che fanno. Racconta anche della storia che c’è alle spalle del documentario Il Corpo delle Donne, quella che mi/ci ha condotto fino ad oggi.

L’ho guardata con attenzione in un’intervista che Repubblica tv le ha fatto, la potete ascoltare qui con Miriam Mafai.

Mentre le immagini scorrevano sullo schermo mi colpiva qualcosa a cui non riuscivo a dare un nome, un elemento nuovo che percepivo ma che non mi si evidenziava chiaramente.

Poi, durante un primo piano ho capito che la faccia giovane di Anais vicina a quella di Miriam poteva essere l’inizio di una bella storia. Di donne parlano da sempre solo le grandi meravigliose “storiche” donne italiane: la Mafai, la Muraro, la Aspesi, Hack, Spinelli, Saraceno, Melandri… però mai nessuna giovane …

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