Sabato stavo facendo la spesa al supermercato, ho sentito qualcuno gridare, un litigio a voci alterate. Ci siamo tutte un po’ allarmate. E’ arrivato poi il direttore che teneva un ragazzo per un braccio e gli chiedeva di allontanarsi; quest’ultimo si opponeva e con voce ferma e non questuante sosteneva ”ho fame e quindi mi prendo qualcosa”. I vigilanti l’hanno allontanato, devo dire con modi garbati e non violenti. Io ero alla cassa, stavo pagando tra l’altro una bottiglia di vino, mi sono sentita in colpa per comperare un bene voluttuario. Così non va, non mi piace. Voglio vivere in un Paese dove la gente non sia costretta a rubare per fame. Non so voi, ma se io pur con tutto l’impegno del mondo, dopo avere tentato di ottenere non importa quale lavoro, non avessi da sfamare i miei figli, prederei in considerazione qualsiasi mezzo per sfamarli. Non mi piace nemmeno dovermi sentire in colpa se compro un abito, due etti di crudo di parma, una bottiglia di vino appunto. Così non va.
Non mi abituo all’idea di svegliarmi in un Paese dove ormai ogni giorno un operaio/imprenditore si ammazza per impossibilità a onorare i debiti. Eccetera eccetera. Ogni giorno ricevo appelli, richieste, proposte, mail disperate, arrabbiate: tutte chiedono qualcosa. Cerchiamo di fare tutto, di dare ascolto a tutte tutti, ma è impossibile. Qui non c’è un pool di persone di un ufficio dotato di finanziamenti, e anche le notizie che inviate per essere messe sul blog, e se …
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