Come una Figlia che ci Cresca nella Pancia

Come una Figlia che ci Cresca nella Pancia

“Sentinella, a quanto della notte, a che punto è la notte?” “La notte sta per finire ma l’alba non è ancora arrivata. Tornate, domandate, insistete” (Isaia 21,11-12)

Vacillo e non devo. Vacillo e non posso. La quotidianità in cui sono immersa non mi piace più da tempo. Lontani i tempi creativi del documentario, ora migliaia di notizie da smistare, parole da misurare, donne, noi donne, mai contente e litigiosissime. Ci si scanna sull’uso corretto o meno di femminicidio: chiamatelo come volete, problema a mio avviso di lana caprina, il punto è che le donne vengono ammazzate. Ci si massacra  per chi si definisce o non si definisce femmminista: definiamoci come vogliamo, il punto è lavorare per pari diritti, uguali opportunità, valorizzazione delle nostre differenze. Stanca io, stanche moltissime di voi.  Si lavora per sopravvivere, per non essere violentate, per non tornare dalla mammana, per non essere licenziate quando incinta. Cose così. Sterili di vita. Depredate della nostra fertilità. Facciamo attenzione che ci hanno lasciato un osso scarno e ci accaniamo sul misero osso. “Quand sera fini, l’infini servage de la femme, elle sera poete, elle aussi”. La notte non è ancora finita, ma dell’alba non si scorge il chiarore. Torno, domando e insisto, come Isaia che era uomo, anche se profondamente sento, che è altro che servirebbe ora. Invidio l’inconsapevolezza delle tante e dei tanti che continuano la loro vita incuranti del buio che li circonda. Invidio i bambini e le bambine sorridenti al mondo, così come è giusto …

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Pronte ad occuparci del Paese

Pronte ad occuparci del Paese

Racconta il Censis che nei programmi tv le donne vengono rappresentate come donne di spettacolo, del dolore, astrologhe…

Da tempo anche al cinema manca una narrazione delle donne italiane di oggi: i registi per lo più paiono focalizzarsi sulla rappresentazione di donne “bellone” alla Vanzina, o di donne sofferenti, inermi, solitamente magrissime. Done reali ce ne sono poche nei film dei registi nostrani. Anna Magnani oggi probabilmente sarebbe disoccupata: io credo che farebbe paura con quel volto che invecchiando rivelava sempre più il suo carattere, dove per carattere si deve intendere tutto ciò che aveva formato la sua faccia, come ci ricorda Hillman. Ciò che fa paura è la rappresentazione di quel “tutto” che modifica il nostro volto: non più sorridenti avatar, bensì donne con cui mettersi in relazione. Chiunque in Italia abbia età e autorevolezza acquisita negli anni, sa quanto imbarazzo dimostrino gli uomini a rapportarsi a donne complete e forti, di una forza del femminile che nulla ha a che fare con lo scimmiottamento di un comportamento maschile.

Però come dicono gli inglesi enough is enough. Vi devo dire che è avvilente, talvolta insopportabile, da oggi sarà inaccettabile, avere molta più capacità ed esperienza della maggior parte degli uomini che incontriamo, e dover fingere di essere “un po’ meno” pena l’emarginazione. Il problema non è mio, non è nostro. E’ tutto loro. Dunque, care ragazze che mi chiedete modelli non da copiare pedissequamente ma a cui ispirarvi, da oggi questo spazio è aperto a donne coraggiose

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Il Mondo non Inizia e non Finisce Qui da Noi

Oggi il post è dedicato alle nostre corrispondenti in giro per il Mondo. Leggerle è un atto di militanza attiva: sono ragazze partite per cercare di affermarsi lontano da qui. Scrivere è per loro un modo di comunicarci che all’Italia ci tengono, che lottano là dove sono per tornare in futuro arricchite  di esperienze e strumenti da mettere in pratica da noi.

Marina da Sydney

Giulia da Parigi

Livia da Berlino

Giusi da Barcellona

Carol Rio de Janeiro

Ecco cosa scrive Marina Freri da Sydney sul FEMMINICIDIO:

“Are you joking? Oh my god babe, that’s horrible” Stai scherzando? Dio mio, cara, è terribile. Mi risponde una mia amica australiana mentre le spiego che cosa sia il femminicidio e perchè le Nazioni Unite abbiano creato un neologismo per descrivere la situazione italiana e quella messicana. Poi, subito dopo, beve un altro sorso di caffè o “latte”, come qui chiamano il caffelatte, e cambia argomento con facilità usando lo stesso tono per descrivermi chissà quale piatto avesse ordinato la sera prima “really reach flavour, an amazing texture”. E mentre mastica aggettivi come fossero patatine, mi convince sempre di più che l’inglese è una lingua che non ha timore ad esprimere meraviglia, sia in circostanze positive sia negative. Immagino se davanti a cappuccino e cornetto una mia amica mi dicesse di aver mangiato un “meraviglioso piatto di peperonata, accompagnato da un vino corposo, dotato di una consistenza magnifica al palato.” Le chiederei quanto meno se stia uscendo con uno degli autori della guida …

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Care Ragazze, Voi non Andrete all’Inferno

Leggo con raccapriccio questo articolo: Una Donna Che Abortisce Porta la Sua Anima all’Inferno.

Leggo il post di Lipperini che riassume quanto c’è da sapere sulla Manifestazione di domenica a Roma organizzata dal Movimento per la Vita.

Ho due figli, sono cattolica ed esprimo il mio profondo disagio, il mio malessere profondissimo verso un Movimento per la Vita che si esprime con toni di giudizio e vendetta. Mi dissocio totalmente e chiedo ai tanti frati, preti cattolici che in questi anni mi hanno invitata a presentare il mio lavoro, se si  dissoceranno da questa FEROCIA.

Apprendo che secondo il senatore del Pdl Stefano De Lillo, promotore dell’intergruppo dei parlamentari per la vita “la vita umana è un valore prioritario, per questo dobbiamo testimoniare con questa marcia che esso va difeso nelle istituzioni e nella comunità. Si sente sempre il bisogno di questa difesa, perchè la vita è un valore universale”. Pieno appoggio all’iniziativa, cui parteciperà in prima persona, da parte del capogruppo del PDL al Senato, Maurizio Gasparri. “Parteciperò a questa iniziativa – ha detto Gasparri – perchè ritengo importante testimoniare sostegno attivo alle iniziative che dalla società civile e da tante realtà di base partono per difendere valori essenziali. La politica stessa deve pensare all’economia, a programmi, a progetti e a coalizioni, ma se perde di vista i valori essenziali della vita e della famiglia rischierebbe di rimanere priva di senso”. Alla conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, questa mattina in Senato, ha partecipato, per il Pd, la

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Metterci la Faccia (10)

Metterci la Faccia (10)

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9 maggio 1978: Peppino Impastato veniva fatto saltare in aria dalla mafia di Totò Badalamenti. Alla madre restituirono in una cassetta dei pezzi del corpo di Peppino. Non tutti che la bomba lo aveva frantumato in mille parti. Un piede però c’era e intorno a quello e poco altro ci si radunò per pregare.

Se c’è una cosa di cui possiamo essere certi è che Peppino Impastato, fosse qui oggi e avesse l’età che aveva allora, non starebbe tutto il giorno culo sulla sedia a #tweettare, sport italiano di quelli che si sentono a posto se oggi l’ashtag è Impastato: uauh che figo che sono! Non dico che sia inutile: ma è quel che viene dopo che serve.

Twitter è stato utilizzato molto per la rivolta tunisina, dite? No, guardate io ho incontrato uno dei responsabili: twitter è servito per informare poi però loro hanno fatto la rivoluzione. Mi pare ci sia una differenza.

Peppino con un antenna da un garage scamuffo trasmetteva parole che erano bombe vere. Ecco, il suo tweet era quello: prendere per i fondelli Badalamenti. Nessuna volgarità, ridere della mafia a crepapelle: avete ascoltato cosa  e come lo diceva? Così diverso dai video che impazzano su Repubblica delle Arcore’s Nights: lì …

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Metterci la faccia (9)

Metterci la faccia (9)

Sabato stavo facendo la spesa al supermercato, ho sentito qualcuno gridare, un litigio a voci alterate. Ci siamo tutte un po’ allarmate. E’ arrivato poi il direttore  che teneva un ragazzo per un braccio e gli chiedeva di allontanarsi; quest’ultimo si opponeva e con voce ferma e non questuante sosteneva ”ho fame e quindi mi prendo qualcosa”. I vigilanti l’hanno allontanato, devo dire con modi garbati e non violenti. Io ero alla cassa, stavo pagando tra l’altro una bottiglia di vino, mi sono sentita in colpa per comperare un bene voluttuario. Così non va, non mi piace. Voglio vivere in un Paese dove la gente non sia costretta a rubare per fame. Non so voi, ma se io pur con tutto l’impegno del mondo, dopo avere tentato di ottenere non importa quale lavoro, non avessi da sfamare i miei figli, prederei in considerazione qualsiasi mezzo per sfamarli. Non mi piace nemmeno dovermi sentire in colpa se compro un abito, due etti di crudo di parma, una bottiglia di vino appunto. Così non va.

Non mi abituo all’idea di svegliarmi in un Paese dove ormai ogni giorno un operaio/imprenditore si ammazza per impossibilità a onorare i debiti. Eccetera  eccetera. Ogni giorno ricevo appelli, richieste, proposte, mail disperate, arrabbiate: tutte chiedono qualcosa. Cerchiamo di fare tutto, di dare ascolto a tutte tutti, ma è impossibile. Qui non c’è un pool di persone di un ufficio dotato di finanziamenti, e anche le notizie che inviate per essere messe sul blog, e se …

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Votate Domani? Leggete Spotpolitik!

Votate Domani? Leggete Spotpolitik!

Chi di voi vota in questi giorni, Genova, Palermo, Piacenza Parma ma anche tantissimi piccoli comuni, condividerà con me che c’è da morire dal ridere. O anche dal piangere. Per più di 10 anni della mia vita mi sono occupata di pubblicità per una grande multinazionale, so dunque riconoscere una pubblicità ben fatta ma ancor più, che funziona. Chi sono i/le responsabili di queste misere campagne pubblicitarie? Perchè buttare i soldi così? Perchè non rivolgersi ad agenzie serie e giovani e spesso low cost, che sappiano tradurre con immagini e testo, un importante messaggio politico? Quindi oggi è il momento di leggere SPOT POLITIK, di Giovanna Cosenza, che insegna semiotica, quindi il linguaggio dei segni, all’Università di Bologna. Mai manuale fu più utile in qs momento. Cosenza esamina le pubblicità dei politici negli ultimi anni e con piglio anglosassone, coiè pragmatico e concreto, spiega dove sta l’errore e come si potrebbe far meglio. Lo fa anche con la poverella campagna del PD a Caracalla, ricordate? una gonnellina svolazzante su una coscettina snella, il tutto chiaramente senza mostrare la faccia della proprietaria della coscettina. Il problema non erano 20 cm di corpo scoperto, ma avere interpretato il risveglio delle donne in modo così irrimediabilmente povero.

Se mi candidassi, chiamerei subito Cosenza a consigliarmi. Ci auguriamo che alle prossime elezioni politiche lo facciano molti responsabili della comunicazione dei partiti. In Stazione Centrale a Milano, campeggiano manifesti enormi, enormi veramente, da cui campeggia una melanconica Stefania Craxi con uno sciarpone che le …

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