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Lettera da.. Parigi (7)

Lettera da.. Parigi (7)

La prima lettera da Parigi di questo nuovo anno accademico non sarà io a scriverla, e vi spiego subito perché. Le cose sono andate così: dalle pagine di questo blog ho lanciato un piccolo appello invitando eventuali lettrici italiane che abitano qui a contattarmi. A questo invito ha risposto Simona Mazzoli. Ci siamo incontrate in Place de Clichy, davanti alla libreria Gallimard. Simona è una ragazza tosta, determinata, piena di energia, il suo volto si illumina quando sorride ed ha una bellissima risata. Abbiamo parlato a lungo, come ci si conoscesse da tempo, riscontrando di avere molto in comune, oltre all’esperienza della migrazione, alla voglia assoluta di cambiare il mondo,  alla gratitudine che proviamo nei confronti di chi decide di esporsi e di regalarci la sua esperienza condividendola, creando ponti intergenerazionali, ponti che noi abbiamo urgenza di percorrere. Abbiamo parlato dei tanti femminismi che ci circondano, del bisogno che abbiamo di orientarci. Abbiamo parlato di incontri importanti, che ci hanno cambiate, che ci hanno permesso di aumentare la nostra consapevolezza. Da qui è nato il desiderio comune di realizzare un’intervista. Simona arrivata a Parigi ha incontrato una donna che di ponti ne ha costruiti molti e ha voluto farci dono di questo legame per realizzare un’intervista che sono certa apprezzerete. Lorella ha passato la parola a me, io passo il testimone a Simona, Simona, per noi e per voi, ha intervistato Florence Montreynaud, femminista francese dal percorso intenso e formativo. Un passaggio di testimoni, un ponte, tante riflessioni a …

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Lettera da.. Rio de Janeiro (5)

Lettera da.. Rio de Janeiro (5)

Care tutte e cari tutti, se in Italia i mesi di luglio e agosto sono sinonimo di sole e vacanze, in Brasile siamo all’inverno, ma per fortuna almeno a Rio questo non vuol dire necessariamente freddo e pioggia. Infatti questo è uno degli inverni più piacevoli che io abbia mai vissuto a Rio: con temperature verso i 23 gradi durante il giorno, io continuo ad andare in spiaggia ogni sabato mattina. La brezza del mare si fa un po’ più freddina, è vero, ma il sole non molla mai e il cielo è ancora più blu. Questo inverno in particolare si è iniziato caldissimo qui a Rio. Dal 15 al 23 giugno la città ha ospitato due eventi internazionali decisivi: la Conferenza dei Popoli e la Conferenza dell’ONU sullo Sviluppo Sostenibile, la Rio+20, vent’anni dopo il Summit della Terra, la prima conferenza mondiale sull’ambiente. Se la Rio+20 si presentava come una assemblea dei capi di stato per decidere il futuro del mondo e dell’umanità, la Conferenza dei Popoli invece era una riunione di gruppi della società civile di tutto il mondo che si ponevano la domanda: “che futuro vogliamo?” Una delle prime manifestazioni pubbliche nell’ambito della Conferenza dei Popoli è stata quella delle donne. Io c’ero, in mezzo a cinque mila donne e anche uomini, e noi abbiamo marciato per “dimostrare l’atteggiamento femminista di critica globale alle false soluzioni proposte per la crisi attuale, rappresentate dalla ‘green economy’”. Abbiamo manifestato contro la mercantilizzazione della natura e in difesa dei beni …

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Lettera da.. Parigi (6)

Lettera da.. Parigi (6)

Sono stati mesi impegnativi, impegno nel web, nella vita reale, manifestazioni, idee, progetti e tanto tanto tantissimo lavoro. Lavoro che ora pesa il doppio perché qui l’estate non é arrivata, anzi, si è persa per strada. L’anno scorso il 13 luglio eravamo tutti per strada  in sandali e maniche corte a godere di una delle feste tradizionali che accendono Parigi, il ballo dei pompieri che precede i festeggiamenti dell’anniversario della presa della Bastiglia.  Quest’anno continui, instancabili acquazzoni hanno trasformato luglio in ottobre. A completare il grigiore….leggo questo dato e l’umore mi si infila sotto le scarpe: 37% di disoccupazione giovanile.

Il 37% dei giovani in Italia non ha un lavoro. Il che significa che non ha soldi, non é autonomo, non ha gratificazione, non ha vacanze, soldi per andare al cinema, comprarsi dei libri, portare avanti un progetto, non ha la possibilità di realizzarsi, creare, produrre, dare una mano, decidere, sentirsi utile o stanco.

Mi sento privilegiata, ma con sofferenza.

Mi sento baciata dalla fortuna come se “il trovare lavoro” fosse un terno al lotto. Una pazzia ragionare cosi, dopo tanti anni di studi, ricerche, progetti, lavoro?

Queste vacanze, quelle che mi godrò fra qualche settimana, saranno diverse dalle altre.

A fine agosto saranno due gli anni di Francia che mi lascio alle spalle, quattro da quando me ne sono andata dall’Italia.

Tutto é cambiato, e mi sento più al sicuro;  stipendio, spese mediche coperte dalla mutuelle, un bonus al salario di giugno per augurarti buone vacanze, ma soprattutto …

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Lettera da.. Lisbona (5)

Lettera da.. Lisbona (5)

Be the change you want to see in the world.

M. Ghandi

Cara Nonnuccia,

ti scrivo da un ottavo piano e due finestrone luminose. Sbircio dall’alto lo stadio verde della squadra Sporting, l’insegna intermittente di un ristorante e la città in dormiveglia. Il vento sta urlando, stonato e minaccioso, da ormai diversi giorni.

Stasera compio una settimana nella nuova casa. È il quinto trasloco in 12 mesi. E come se non bastasse, nell’ultimo anno di vita ho cambiato pareti di tre Paesi diversi: a volte mi chiedo come faccio a non sentirmi spaesata quando apro gli occhi la mattina. Ho ancora le valigie chiuse e non so quando avrò la forza di disfarle.

Anche domani la sveglia sarà alle 6.

Alle 6h30 non sono mai sola a prendere la metro, nemmeno l’unica a stropicciare gli occhi in cerca di un posto vicino al finestrino per poter appoggiare la testa e svegliarmi con più calma. Se da una parte mi tranquillizzo perché noto che tante persone si alzano e vanno a lavorare (significa che hanno un lavoro?), dall’altra mi preoccupo. Sembra che ogni giorno che passa, la crisi aumenti: stiamo entrando sempre di più nel fango economico. Anche le mie scarpe ne sono ormai un po’ sporche.

Una delle mie più grandi paure è la cecità. Anche quella di non riuscire a vedere una luce alla fine della piaga che molti chiamano crisi economica.

Sono una funambola. In bilico da diversi anni, nonostante un buon curriculum.

Da piccola sognavo di …

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Lettera da.. Berlino (5)

Lettera da.. Berlino (5)

Quest´anno niente vacanze, amara verità: sfatato così il mito di chi, in Italia, crede che noi emigrate e emigrati siamo costantemente con la pancia all´aria a goderci la vita grazie alle generose sovvenzioni di mamma e papà. Quest´anno niente spiaggia, niente sole, niente mare, in compenso i bei 18 gradi berlinesi a temprare ossa e spirito. Lavorerò senza sosta fino a Natale, sperando di riguadagnarmi anche per il 2013 questo tanto sudato posto di lavoro.

Venerdì ero sola in ufficio, tutti a casa, tutti in ferie, tranne l´ultima ruota del carro- la sottoscritta- stoicamente incollata allo schermo del computer e al telefono, a compilare tabelle Excel  e rispondere a domande astruse sui diritti di distribuzione di qualche film del Nuovo Cinema Tedesco. Venerdì ho scoperto che la mia datrice guadagna sette volte il mio stipendio lordo. Niente male no?

Il posto in cui lavoro è molto accogliente, un piccolo ufficio situato nel sottotetto di un vecchio edificio di Berlino ovest. Sulla via che  porta alla fondazione alcuni sanpietrini sono stati sostituiti dalle cosiddette “Stolpersteine”, dei piccoli blocchi di metallo con incisi i nomi dei cittadini di origine ebrea espropriati delle loro abitazioni e deportati durante il secondo conflitto mondiale. Quando piove, le facce visibili di questi cubi di bronzo luccicano e sono più scivolse del normale. È un sentimento strano inciamparvici, estrarre poi le chiavi dallo zaino ed aprire la porta di questo palazzo di fine `800. La Germania è un Paese pieno di contraddizioni che mi affascinano e mi …

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Lettera da.. Sydney (7)

Lettera da.. Sydney (7)

Siamo già arrivati alla pausa estiva con questa colonna di “Lettere da,” estiva almeno nel vostro emisfero, perchè qui con il sole e 15 gradi siamo a pieno regime invernale.

Dico già perchè tra femminicidi negati, tentate riforme della 194 e un CDA Rai che, in pieno spirito rivoluzionario, ha abbracciato una lottizzazione d’avanguardia, non abbiamo avuto modo di annoiarci.

E i mesi volano, come le “Lettere da”.

Personalmente, questo spazio mi ha dato il grande privilegio di rimanere informata sulle questioni di genere del mio paese e di entrare in contatto con persone stimolanti, voi del blog, sempre pronte alla discussione intelligente.

Non sapete quanto mi manca la capacità di “scontro” italiana (o forse dovrei dire europea): la passione, la condivisione di idee e l’argomentazione convinta di una presa di posizione.

Qui, nel paese della cortesia, esprimere le proprie emozioni va fatto con parsimonia, ed anche baciarsi per strada non è cosa comune, come non lo è tenersi per mano con un’amica, tenerezza concessa alle sole lesbiche.

Ma è invece all’ordine del giorno, per fortuna, lasciarsi stupire dalla natura. E l’inverno, per me, diventa la stagione “promemoria” delle motivazioni che mi hanno fatto innamorare dell’Australia.

Per esempio, in questi giorni le balene sono solo a un centinaio di metri dalla costa, in viaggio verso nord, verso le acque calde dello stato del Queensland.

Le foche invece vengono volentieri a riposarsi sulle rocce, mentre i delfini rubano letteralmente le onde migliori ai surfisti.

Ci sono meno turisti e per noi …

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Lettera da.. Barcellona (7)

Lettera da.. Barcellona (7)

Ho provato subito un senso di sollievo e di gratitudine per Lorella Zanardo quando sono venuta a conoscenza del suo lavoro.

Vivere all’estero non è semplice: ci si scontra spesso e volentieri con i pregiudizi che il popolo che ti ospita ha sul tuo Paese di origine e potete facilmente immaginare come, per gli italiani e le italiane all’estero, gli ultimi anni del Governo Berlusconi non siano stati certo una passeggiata.

Ho sentito dunque autentica riconoscenza nel vedere il documentario “Il corpo delle donne”, perché mi sembrava che, finalmente, una voce di donna si levasse alta, forte e decisa, chiedendo conto del perché, nel nostro Paese, si assistesse in maniera costante ad una rappresentazione così svilente e soprattutto UNIVOCA del femminile nei media.

Questa voce rendeva implicitamente esplicito il concetto che, ovviamente, il femminile in Italia fosse anche altro (era ovvio che lo fosse, ma il silenzio o la “diffamazione” mediatica erano assordanti e non tenevano conto del lavoro incessante delle donne, del lavoro femminista che sempre è esistito e sempre esisterà. Niente. Tutto veniva ignorato e pertanto risultava annullato, inesistente per i più e, devo aggiungere mio malgrado, persino negato da tante altre donne – almeno questo è quanto io ho constatato qui in Catalogna – che invece avrebbero dovuto avere un briciolo di memoria storica, riaffermando con orgoglio il lavoro e la testimonianza del movimento delle donne italiane).

Inutile dire che per me è stato un piacere potere collaborare con il Blog perché, malgrado i tanti anni passati …

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