In Repubblica di oggi Serra evidenzia la frase più significativa espressa da Nanni Moretti nell’intervista rilasciata ieri “Mi piace più il mio, di modo di vivere”. Esprime, sostiene Serra, ”la certezza che si possa stare in una società di massa senza farsi troppo ricattare dalle mode, e condizionare dal terrore di essere in minoranza. Descrive esattamente il sentimento che è mancato a gran parte della sinistra italiana… L’orgoglio in overdose può essere letale… ma la sua mancanza trasforma in imbelli e in depressi.”



Di che cosa abbiamo paura? Chiediamo alla fine del documentario IL CORPO DELLE DONNE. La risposta non può essere solo una ma certo è che ci siamo fatte ricattare anche noi donne dal terrore di essere in minoranza, condizionate dalla moda che ci imponeva i suoi diktat da schiavisti, senza il giusto orgoglio che ha preservato Moretti, e dunque ridotte ad essere oggetti ad uso e consumo della società mercantile.

Ad uso e consumo del mercato sostengo, non degli uomini presi nella loro singolarità.

Gli uomini non ci vorrebbero oggetti a loro uso e consumo, non vorrebbero grechine e veline copie di personaggi web a loro volta copia di fantasie onanistiche che lasciano l’amaro in bocca.

Questa nostra tv italiana bene rappresenta il colpo di coda del patriarcato, sostiene Marina Terragni che mi intervista in Io Donna di oggi. E’ una tv totalmente in mano ad un pensiero misogino moribondo ma che non vuole morire e quindi cattivo e aggressivo, impaurito dall’enorme cambiamento che ci attende: un maschile che si esprima senza più donne da dominare.

Abbiamo una giustificazione noi donne al ricatto subito: usciamo da millenni di sottomissione e prima di dire con coraggio chi siamo, cosa sappiamo fare e come vorremmo farlo, dobbiamo imparare una dall’altra guardandoci e sostenendoci. Ci vuole tempo, pazienza e comprensione.

Gli uomini non ci vogliono grechine, ne sono convinta. E’ solo più facile credere di desiderare un oggettino, un soprammobile, anziché una donna interrogante che domanda di essere conosciuta e riconosciuta.

E quindi credo che stia oggi a noi donne accettare coraggiosamente il nostro percorso e proporre al mondo e agli uomini le nostre belle facce, la nostra idea di bellezza.

Lo dobbiamo a noi stesse innanzitutto.

Lo dobbiamo alle bambine e alle ragazze a cui è tempo di offrire nuovi modelli di femminile a cui ispirarsi.