Susan George è una delle ideologhe del movimento no global, niente a che vedere con l’iconografia con cui ci siamo abituati ad immaginare chi combatte la globalizzazione: 75enne, sempre in tailleur, presidente onorario di Attac, si è sempre battuta per monitorare le decisioni di organizzazioni come il WTO o l’OCSE.
Scrive la George in un suo libro fondamentale, “Un altro mondo è possibile”, che quando era ragazza, quindi intorno al ’68, era facile capire cosa fare: bastava scendere in strada ed unirsi ad una delle tante manifestazioni che passavano.

Tempo fa per un mese ho raccolto le prime pagine dei quotidiani: tobin tax, tav, wto, ocse, farmaci e proprietà intellettuali, privatizzazione dell’acqua, ecc: titoli spesso incomprensibili ai più, a meno che non si abbia a disposizione molto tempo per capire, per approfondire. Quanti di noi sanno che è in corso una feroce corsa alla privatizzazione dell’acqua a livello mondiale per cui le multinazionali potrebbero diventare padrone di tutte le falde acquifere a breve? Per chi è stato in India recentemente la supremazia di Nestlè sull’acqua indiana è stata certamente lampante.

Da che parte vogliamo stare?
All’epoca di Susan George era facile: si era pro o contro la guerra in Vietnam.
Ora non è più così ed è sempre più necessario essere informati per potere decidere.
Posso ad esempio essere contrario alla privatizzazione dell’acqua ma favorevole al tav, treno alta velocità. E così via.
I partiti politici ci rappresentano sempre meno e non ci sollevano dal dovere prendere decisioni.

Molti di voi hanno espresso in queste ultime settimane il loro disappunto su come l’immagine delle donne viene proposta dalla nostra tv, su come viene calpestata la dignità di noi donne, trasgredendo all’articolo 3 della Costituzione. Alcuni hanno chiesto di “scendere in piazza”.
Si scende in piazza, in questa epoca dove “se non appari non esisti”, quando i numeri sono sufficientemente alti da far presuppore che i media daranno riscontro alla manifestazione.
Chi di voi c’era o ricorda la manifestazione delle donne di Milano a favore della 194 nel gennaio 2007, ricorderà che nonostante le persone in manifestazione fossero centinaia di migliaia, molti quotidiani diedero scarso rilievo all’evento, peraltro epocale.
Servono, a mio avviso, molto di più le azioni di advocacy, di cui poco si parla ma che sono molto efficaci.
Esistono organizzazioni silenziose e operose che monitorizzano le azioni di organizzazioni come il World Trade Organization: per capire cosa fanno potreste andare a vedere ad esempio il sito di www.crbm.org; in pratica controllano che queste macrostrutture facciano il loro dovere, se non lo fanno premono perchè lo facciano. Il lor compito è fondamentale ma i media li ignorano.

Il Corpo delle Donne si muove in questa direzione. Monitoriamo il comportamento della tv. Piccoli passi quotidiani verso una nuova proposta televisiva, il cui effetto si potrà misurare nel tempo.
E’ passata sotto silenzio la vicenda ad esempio dell’acqua Rocchetta. La pubblicità metteva al confronto una miss Italia con una ragazza formosetta e piccolina insinuando che “bevendo Rocchetta”, quest’ultima si sarebbe assotigliata.
Si è mosso il giurì della pubblicità ritenendo la pubblicità offensiva dopo avere ricevuto moltissime segnalazioni di critica a Rocchetta… La causa è stata persa ma l’azienda ha ritenuto comunque di voler ritirare la campagna perchè di acqua Rocchettta si era parlato troppo e male.
L’avere protestato ha dunque dato un risultato positivo.
Come ha detto giustamente Susan George: questa è un’epoca dove dobbiamo essere sempre molto informati ed attenti per sapere fare scelte corrette. E questo comporta molto tempo e molto impegno.

Non è ancora chiaro cosa è sucesso al sito ieri: stiamo attendendo una risposta da Google.

Google è uno strumento utile ed efficace con delle carenze incomprensibili: chiunque può segnalare un sito e bloccarne la diffusione anche senza un reale motivo.
Il vostro supporto e la disponibilità che ci avete manifestato ci danno l’energia per continuare ad impegnarci.