Mamma mi compro un Kopftuch! Cosa Significa Discriminare

Mamma mi compro un Kopftuch! Cosa Significa Discriminare

Lettera da Berlino: Come ricordo sempre nelle scuole: siamo qui oggi a..(Follonica o Milano o Pinerolo o Reggio Emilia o..) che è in una regione che è in Italia e che è in Europa. E’importante conoscere come si vive in altri PAesi. Possiamo prendere spunto, ispirarci.

Maryam Haschemi è avvocata, ha poco più di trent´anni e lavora per l´ADNB des TBB, “Antidiskriminierungnetzwerk Berlin des Türkischen Bunds in Berlin-Brandenburg”, è nata e cresciuta in Germania, i suoi genitori in Iran. Maryam è musulmana e non porta il „Kopftuch“ (=copricapo). Tre  settimane fa l´abbiamo invitata a parlare alle partecipanti al workshop “NEIN ZU GEWALT GEGEN FRAUEN” del suo lavoro all´interno dell´ADNB, rete contro la discriminazione.

È arrivata, sorridente e con passo deciso, ha scelto una delle sedie libere nel nostro cerchio, ha lanciato un paio di pieghevoli al centro ed ha cominciato a raccontare. Che cosa significa “discriminare”? Si ha una discriminazione quando una persona o un gruppo di persone viene trattato peggio o in modo differente rispetto ad altre sulla base di motivi o caratteristiche particolari. Nella maggior parte dei casi discriminare significa negare alla persona discriminata l´accesso a risorese sociali, politiche ed economiche impedendole – di par passo – di partecipare in modo pieno alla società. Accanto a fattori materiali, giocano un grande ruolo anche la lingua e le espressioni dominanti con cui vengono categorizzati, omogenizzati e svalutati dei gruppi precisi di individui. Per questo, ad esempio, dalle lavoratrici e lavoratori di ADNB

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Piccoli dati di realtà, Lettera da Barcellona

Pubblichiamo con il solito piacere un nuovo articolo di Giusi Garigali in cui si parla di lavoro, idee, persone.

Piccoli dati di realtà sull’occupazione, che forse in parte ci sarebbe ma non c’è (per un brain-storming collettivo. Attendo i vostri commenti)

Non ho mai comprato volentieri dai cinesi. Ho sempre pensato che le loro merci fossero il frutto di uno sfruttamento della manodopera ai limiti dell’umano, che i materiali utilizzati (colle, inchiostri, tinture per tessuti etc.) fossero tossici e dunque pericolosi, che le procedure di montaggio dei manufatti non rispettassero le minime norme di sicurezza in vigore nei nostri mercati occidentali, che spesso si trattasse di oggetti di contrabbando entrati in Europa grazie alla protezione delle mafie, etc etc.… Eppure due giorni fa, esasperata, sono entrata in uno di questi “bazar” cinesi che ormai da anni hanno invaso le nostre città (in Italia, come in Spagna) e ne sono uscita soddisfatta e senza il minimo senso di colpa. Tuttavia, questo sì, anche molto perplessa e preoccupata rispetto al nostro futuro e a quello dei nostri figli.

Dobbiamo velocemente cambiare la nostra mentalità. Erano le 8:45 del mattino ed avevo urgente bisogno di una chiavetta USB Wireless, per la connessione wi-fi. Ho cominciato a girare come una trottola, ma nessuno dei negozi di IT gestiti da spagnoli / catalani era aperto. Qui a Barcellona i negozi aprono, normalmente, alle 10:00 del mattino e spesso sono chiusi già dal sabato pomeriggio. La domenica, guai a parlare di apertura: concetto tabù, …

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Dottore Chiami un Dottore

 

Ricevo da Francesca, 21 anni, e pubblico volentieri

Inizia uno dei primi tirocini professionalizzanti col camice. Si tratta di quelle occasioni in cui i propri sogni , spesso sotterrati con notti insonni, schemi, dispense e arrabbiature, riprendono aria, tornano a  galla, si riscoprono e ti danno la conferma vera di esserci ancora . E’ un momento catartico, quella famosa unione tra teoria e pratica,  un pubblico incontro con se stessi , le proprie ambizioni e a volte anche i propri limiti. “Buongiorno signorina” è la frase con cui inizio di solito la mia giornata. “Buongiorno dottore” è la frase che si sente pronunciare il mio collega di corso, altrettanto  non laureato. Stesso camice, stesso sorriso beffardo, stesso sonno mal camuffato per la brutta alzataccia. Siamo insieme nello stesso ambulatorio ed è a volte chi entra saluta lui e lascia un rapido bozzo di saluto a me, di volata,uscendo. Parlo di normalissimi pazienti, per la verità, la maggior parte delle volte piuttosto attempati. Entrano, vedono me e lui  insieme ed  un istinto primordiale gli suggerisce che quel ragazzo deve essere il medico ed io per forza un aiuto, un supporto, un qualcosa di indefinito che lo aiuta nel suo lavoro. Il fattore età per valutare la mia possibile qualifica professionale viene messo in gioco: è una ragazza, sarà troppo giovane per avere già un’etichetta. Quello del mio collega no. Lui lì dentro è quasi sicuramente già un medico, anche senza cartellino identificativo. Il fatto di avere un’aiutante donna in qualche …

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Aurora: Un’ App contro la Volenza Domestica

 

Da Sydney un’app che salva la vita delle donne Aurora: l’alba del pronto-intervento sorge da un’app “Una telefonata salva la vita,” diceva una pubblicità dei primi anni novanta. Ora qui in New South Wales, lo stato con capitale Sydney, si potrebbe dire che a provare a salvare la vita delle vittime di violenza domestica sia un’app.

 Qualche settimana fa, infatti, il governo, in collaborazione con la polizia locale e le organizzazioni attive sul territorio, ha lanciato “Aurora”: un’app per telefonia mobile, scaricabile gratuitamente, rivolta a chiunque viva in una relazione violenta e abbia bisogno di lanciare un messaggio d’aiuto in situazioni d’emergenza. Prima del suo genere, Aurora ha due funzioni principali: una informativa e una di soccorso.

 La prima spiega in che cosa consista vivere in una relazione violenta e si rivolge soprattutto a chi, per motivi culturali o timore del giudizio altrui, nega di avere bisogno d’aiuto. Nonostante vanti una forte rappresentanza femminile a tutti i livelli istituzionali, nel pubblico, e una buona presenza percentuale di donne manager nei consigli d’amministrazione, nel privato, l’Australia deve ancora fare i conti con casi frequenti di violenza domestica: fenomeno che spesso, nella vittima, si accompagna a un senso di vergogna e ad una reazione autocensoria. Da qui, l’esigenza di dotare l’app di una sezione dalle finalità illustrative che accompagni e sostenga la funzione di soccorso. L’app è disponibile sia per telefonia mobile iOS, iPhone per intenderci, sia per Android, ovvero la stragrande maggioranza di

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No Hate Speech: Parole Libere o Parole d’ Odio? 10 giugno

 

Oggi lunedi 10 giugno h 15 sarò all’incontro qui sotto riportato. Diretta streaming dalle h 15 collegandosi al sito della Camera. Proverò a commentare qui in diretta per chi di voi è interessato/a. Se avete domande pertinenti , postatele  su fb   e cercherò di proporle ai relatori/trici. Buona giornata

Parole libere o parole d’odio? Prevenzione alla violenza on-line Lunedì 10 giugno alle ore 15, presso la Sala del Mappamondo, si terrà il seminario, promosso dalla Presidente della Camera Laura Boldrini, su “Parole libere o parole d’odio? Prevenzione della violenza on-line”. Dopo l’introduzione della Presidente, sul “Quadro normativo italiano ed europeo” interverrà il professor Stefano Rodotà.

La presentazione della campagna del Consiglio d’Europa “No Hate Speech” è affidata al Vice-Segretario del Consiglio, Gabriella Battaini-Dragoni, mentre la campagna nazionale sarà illustrata dalla ministra delle Pari Opportunità, Josefa Idem.

Interverranno Raffaella Milano (responsabile programmi Italia-Europa Save the Children Italia), Elisabeth Linder (Politics and Government Specialist for Europe-Facebook) e Giorgia Abeltino (Senior Policy Counsel-Google Italia). Previste alcune testimonianze di vittime dell’odio sulla Rete. Il dibattito – al quale parteciperanno blogger, giornalisti e operatori del settore – sarà moderato dal direttore de Il Post, Luca Sofri.

L’evento sarà trasmesso in diretta streaming sulla webtv della Camera dei deputati e sul canale satellitare e sarà inoltre possibile seguire il confronto su Twitter utilizzando #nohatespeech, hashtag ufficiale della campagna del Consiglio d’Europa.

La Rete è un potente strumento di libertà, di emancipazione, di socializzazione e di arricchimento culturale. Scopo dell’iniziativa è quello di porre l’attenzione …

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7 giugno, Milano: premiazione Hall of Fame dell'Art Directors Club

7 giugno, Milano: premiazione Hall of Fame dell’Art Directors Club

 

Venerdì 7 giugno, ore 20, presso l’Auditorium della Provincia di Milano, in via Corridoni 16, L’Art Directors Club Italiano saluterà l’ingresso nella propria Hall of Fame di: Giovanna Cosenza, Erik Gandini e Lorella Zanardo. Nel corso della stessa serata verranno proiettati i vincitori degli Adci Award 2013 e votato il Grand Prix.

Perché tre non pubblicitari entrano nella Hall of Fame dell’ADCI e cosa c’entrano con un’associazione che ha come obiettivo quello di migliorare la pubblicità italiana?

Giovanna Cosenza, Erik Gandini e Lorella Zanardo hanno svolto un enorme lavoro (e continuano a farlo) teso a diffondere strumenti critici accessibili a tutti, per rendere la fruizione della TV, e dei mass media in generale, più consapevole.

Lorella, Erik e Giovanna hanno creato contenuti in grado di riportare all’attenzione un aspetto fondamentale: la grande responsabilità morale che si assume chiunque abbia accesso ai media.

Erik, Lorella e Giovanna sono creatori di contenuti critici e quindi utili e ispiranti per la società e per chi come noi, Soci dell’Art Directors Club Italiano, da quasi trent’anni si pone l’obiettivo di migliorare la comunicazione d’impresa e istituzionale in Italia.

Accoglierli nella Hall of Fame dell’ Art Directors Club Italiano significa rimarcare la differenza esistente tra noi, Soci Adci, e chi deve ancora comprendere che la pubblicità non dovrebbe mai costituire una forma d’inquinamento cognitivo.

Personalmente considero il lavoro e i contenuti di Lorella Zanardo, Erik Gandini e Giovanna Cosenza un segnale di speranza: l’organismo Italia, anche dopo trent’anni di TV come quelli …

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Angelina il Cancro e le Donne

Angelina il Cancro e le Donne

Angiolina splendente si offre  ai fotografi. I giornali titolano”Ecco Angelina dopo la mastectomia”. Lei appare bella come prima, solo il seno è più abbondante, la scelta probabilmente di applicarsi protesi un po’ più grandi rispetto ai  suoi seni reali. In USA  è un tripudio: nella terra del “Yes, you can” dove tutto è possibile basta volerlo, l’attrice  è divenuta un’eroina, non perché in grado di combattere coraggiosamente una  malattia conclamata , così  come altre sue colleghe hanno già  fatto in passato, bensì perché capace di sconfiggere preventivamente l’ipotesi che  un tumore al seno o all’utero possa coinvolgerla. Pochi giorni di ospedale hanno consentito a Jolie di farsi rimuovere i seni ad oggi sani, pianificare la successiva operazione di rimozione di utero e ovaie, sottoporsi ad un intervento di mastoplastica additiva e presentarsi vincente ai riflettori.

Si può fare, Yes we can.

La psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI) è una disciplina che si occupa delle relazioni fra il funzionamento del sistema nervoso, del sistema immunitario  del sistema endocrino e della psiche. Significa che ogni attività all’interno del nostro corpo è strettamente correlata alle altre e che una malattia ad un sistema non è detto che non dipenda da un cattivo funzionamento di un altro sistema.  Ultimamente se ne è parlato parecchio e credo che la ragione sia da imputarsi al fallimento dell’approccio eccessivamente specialistico. Tutte/i noi ne abbiamo fatto esperienza: spesso ci sono mancati nella vita i   medici generalisti bravi in grado di comprendere la persona nella sua totalità che è …

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