Monthly archive Maggio 2012
"Dotatevi di un bel Pene e la Vita sarà più Semplice"

“Dotatevi di un bel Pene e la Vita sarà più Semplice”

Esilarante video di Susan Sarandon su come farsi rispettare: basta avere un bel pisellone repubblicano! Riflettiamo: questo tipo di umorisimo attiva reali cambiamenti. Corro a comperarne uno? A Tracolla!arandon: grazie a Maria Chiara TIRINZONI!Grazie sei stata velocissima! Il c***o dell’uomo bianco.

Tizio in macchina: “Troia”

Susan: “Signore, vi suona familiare? Gli uomini vi rimproverano e vi negano i vostri diritti perché si sentono intimiditi? Non state ottenendo il rispetto che meritate? Vorreste poter fare autonomamente le vostre scelte, per una volta? Tutto ciò che vi serve è il rivoluzionario “C***o dell’uomo bianco”! Il “C***o dell’uomo bianco” o C.U.B. sta facendo miracoli (??) Sono Susan Sarandon e vi spiego come usare il C.U.B. Prima di tutto scegli la taglia più adatta a te: piccolo, medio o repubblicano. Poi togli la copertura di plastica e allenta l’elastico. Usalo attorno alla vita o come borsetta o se vuoi proprio attirare la loro attenzione indossalo sull’orecchio. Qui ci sono alcuni esempi:”

(in sovrimpressione: ricostruzione) Dott: “Purtroppo lo stato e la sua assicurazione non coprono il controllo delle nascite” Donna: “Mi aspettavo che lo dicesse”

Susan: “C.U.B. funziona.”

Donna: “Che ne pensa ora?” Dott: “Oh mi scusi, non l’avevo ancora vista lì. Posso scriverle ricette per qualunque cosa le serva, anche il viagra è incluso nella copertura.” Donna: “Grazie C.U.B.”

Susan: “Non sei ancora convinta? Continua a guardare”

Donna: “Aiuto, aiuto! Qualcuno mi aiuti! Mi hanno sparato!” Paramedico: “Codice blu su una pianta! Codice blu su una pianta! Scusi signora, è un oggetto vivente, ha …

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Il Mondo non Inizia e non Finisce Qui da Noi

Oggi il post è dedicato alle nostre corrispondenti in giro per il Mondo. Leggerle è un atto di militanza attiva: sono ragazze partite per cercare di affermarsi lontano da qui. Scrivere è per loro un modo di comunicarci che all’Italia ci tengono, che lottano là dove sono per tornare in futuro arricchite  di esperienze e strumenti da mettere in pratica da noi.

Marina da Sydney

Giulia da Parigi

Livia da Berlino

Giusi da Barcellona

Carol Rio de Janeiro

Ecco cosa scrive Marina Freri da Sydney sul FEMMINICIDIO:

“Are you joking? Oh my god babe, that’s horrible” Stai scherzando? Dio mio, cara, è terribile. Mi risponde una mia amica australiana mentre le spiego che cosa sia il femminicidio e perchè le Nazioni Unite abbiano creato un neologismo per descrivere la situazione italiana e quella messicana. Poi, subito dopo, beve un altro sorso di caffè o “latte”, come qui chiamano il caffelatte, e cambia argomento con facilità usando lo stesso tono per descrivermi chissà quale piatto avesse ordinato la sera prima “really reach flavour, an amazing texture”. E mentre mastica aggettivi come fossero patatine, mi convince sempre di più che l’inglese è una lingua che non ha timore ad esprimere meraviglia, sia in circostanze positive sia negative. Immagino se davanti a cappuccino e cornetto una mia amica mi dicesse di aver mangiato un “meraviglioso piatto di peperonata, accompagnato da un vino corposo, dotato di una consistenza magnifica al palato.” Le chiederei quanto meno se stia uscendo con uno degli autori della guida …

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Cara Mamma Rai: Lettera da.. Sydney (5)

Cara Mamma Rai: Lettera da.. Sydney (5)

OH MARINA! Io leggo Marina da Sydney e mi emoziono. Penso a questa ragazza che a 22 anni parte sola per Sydney. Penso alla sua caparbietà, alla forza, alla determinazione. Penso alle lunghe giornate sola, che all’inizio si sa è così l’ho provato. Penso che poi ce la fa, lavora alla radio tv australiana e studia e si laurea. E in Italia di donne così ne avremmo bisogno. Penso che il nostro Paese ancora non capisce. E Marina freme, talvolta, temo, soffre. Per ragazze così noi adulte qui ci impegniamo vero?

Cara Mamma Rai, ti guardo da Sydney e mi vengono dei dubbi. Sì io sto bene, sono stata a Dangar Island, un posto magico sull’Hawkesbury River in New South Wales. Nel weekend abbiamo trovato una costola di balena su una spiaggia, fatto il bagno sotto le cascate, nuotato tra le rocce rosse e gli alberi del te. No, non mi servono soldi, sta tranquilla, il lavoro va bene, la casa pure, mangio abbastanza verdure…

Ma parliamo di te, mamma Rai. Leggo dal tuo codice etico che nella tua qualità di concessionaria del Servizio Pubblico radiotelevisivo, ti assumi quali tuoi compiti prioritari una lunga lista di mansioni edificanti nei nostri confronti. http://www.rai.it/dl/docs/%5B1232098969253%5Dcodice_etico.pdf Seguendo Sanremo 2012 a distanza di sicurezza, ho capito quanto ti sia difficile ricordarle tutte ai tuoi autori ogni giorno. Allora, anche su suggerimento della mia amica Carla che ora vive a Berlino, ho pensato di farti un promemoria, un riassuntino per punti, facsimile bigino della maturità. Lo …

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Filosofia e fumetti: Lettera da.. Rio de Janeiro (4)

Filosofia e fumetti: Lettera da.. Rio de Janeiro (4)

Io sono una patita delle parole. Da bambina divoro qualsiasi pezzo di carta che mi trovo in mano – e questa pazzia si è iniziata molto presto nella mia vita, con i fumetti. Il ricordo è molto chiaro: io di anni ne avevo quattro, ed ero seduta sul letto mentre mia madre mi leggeva i fumetti e mi aiutava ad unire le lettere che formavano le parole che formavano le frasi che formavano le storie… E così ho imparato a leggere, prima di tutti le altre bambine e gli altri bambini all’asilo nido – orgoglio della mamma!

Non ci siamo mai lasciati, i fumetti ed io. Mentre crescevo, sono cambiati i miei gusti, ovviamente: oggi mi affascinano i fumetti erotici (sopratutto quelli dei grandi Milo Manara e Guido Crepax) e i fumetti politici. So che devo a loro la mia devozione e il mio amore alla parola scritta, ma paradossalmente ciò che me ne piace di più è il modo in cui riescono a comunicare idee e concetti complessi in poche parole; la ricchezza delle forme e dei colori; o come un piccolo dettaglio può essere decisivo nella storia, o può scatenare un’emozione che una parola forse non sarebbe in grado di farlo. Mi ricordo lo shock della lettura di “Persepolis”, di Marjane Satrapi (leggetevelo se non lo avete fatto ancora!), e da qualche settimana mi aspetta “Palestina”, di Joe Sacco, che non vedo l’ora di iniziare.

Tra le molte ricchezze del mio paese, ci sono anche dei fumettisti geniali. …

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La dittatura della bellezza: Lettera da Barcellona (6)

La dittatura della bellezza: Lettera da Barcellona (6)

Pillole dalla Catalogna

Oggi, mercoledì 28 marzo, leggo su La Vanguardia – il quotidiano più diffuso in Catalogna – l’intervista ad Augusto Cury, psichiatra brasiliano e scrittore/divulgatore popolarissimo nel suo Paese. La posizione in cui appare l’intervista è privilegiata: in IV di copertina, nella rubrica più seguita dell’intero giornale, “La contra”. Tutti i lettori de La Vanguardia gli avranno dedicato almeno un sguardo… E la considero una buona cosa.

E che racconta, dunque, Cury (che peraltro è uomo) alla Contra? Parla del suo ultimo libro: La dictadura de la belleza y la revolución de las mujeres (Zenith), in cui ritroviamo svariati concetti molto noti alle lettrici e ai lettori di questo Blog. In questo saggio Cury denuncia, infatti, l’esistenza di una “dittatura” a livello mondiale: la dittatura del canone di bellezza UNICO, del canone di bellezza “Barbie”, che corrisponde ad una donna con le misure e le fattezze di una bambola – una donna, pertanto, irreale – con cui, però, le donne in carne ed ossa si misurano… E cosa propone come antidoto a questa tirannide? Guarda caso proprio un’educazione alla libertà dell’individuo, all’affermazione di un proprio criterio personale, alla consolidazione di un amore e rispetto di sé fuori dagli stereotipi più cristallizzati. E se ci si ferma a riflettere, non si può che essere d’accordo: solo la libertà di ogni individuo, sommata a quella di altri, può sconfiggere l’autocrazia, il pensiero unico. Non esistono scorciatoie. È un cammino lungo ma inevitabile.

Secondo Cury, al giorno d’oggi, le donne di …

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Femminicidio, una questione di parole: Lettera da.. Sydney (6)

Femminicidio, una questione di parole: Lettera da.. Sydney (6)

“Are you joking? Oh my god babe, that’s horrible” Stai scherzando? Dio mio, cara, è terribile. Mi risponde una mia amica australiana mentre le spiego che cosa sia il femminicidio e perchè le Nazioni Unite abbiano creato un neologismo per descrivere la situazione italiana e quella messicana. Poi, subito dopo, beve un altro sorso di caffè o “latte”, come qui chiamano il caffelatte, e cambia argomento con facilità usando lo stesso tono per descrivermi chissà quale piatto avesse ordinato la sera prima “really reach flavour, an amazing texture”. E mentre mastica aggettivi come fossero patatine, mi convince sempre di più che l’inglese è una lingua che non ha timore ad esprimere meraviglia, sia in circostanze positive sia negative. Immagino se davanti a cappuccino e cornetto una mia amica mi dicesse di aver mangiato un “meraviglioso piatto di peperonata, accompagnato da un vino corposo, dotato di una consistenza magnifica al palato.” Le chiederei quanto meno se stia uscendo con uno degli autori della guida Michelin.

Dunque mi fermo, mentre faccio colazione al bar di “Andrea il sardo” (dove andiamo a curarci la nostalgia) e penso alle parole. Penso alla nostra lingua e alla parsimonia con cui siamo abituati a dosare la meraviglia nelle nostre conversazioni. Con una sorta di scetticismo linguistico, in contesti informali tendiamo a preferire quelle parole di cui abbiamo maggiore dimestichezza – da cui il famoso parla come mangi. E credo, per un attimo, di capire perchè la parola “femminicidio” ci resti indigesta. Perchè, come spiegava bene Lorella, …

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Free Pussy Riot e altre azioni: Lettera da.. Berlino (4)

Free Pussy Riot e altre azioni: Lettera da.. Berlino (4)

Pillole da Berlino e pensieri sparsi annessi.

– Dopo il comunicato stampa che trovate qui e una serie di email scambiate nella mailinglist dei bolg femministi è stato fondato un gruppo facebook che trovate qui. Il gruppo è aperto a tutt*. L’idea iniziale era quella di tradurre in più lingue uno o più comunicati stampa o post di diversi blog per divulgarli a livello europeo (autorità, media, enti, associazioni, gruppi, centri). Ci piacerebbe creare una rete in diversi Paesi europei con coloro che si occupano, vorrebbero occuparsi di o informarsi sulla violenza perpetrata a donne. All´attivo siamo- a Berlino- circa sette persone, per ora tutte italiane. Dopo un primo incontro svoltosi martedì , procederemo con l´organizzazione di azioni di diverso genere (informative o meno) in cui coinvolgere giuristi e giuriste tedesche-i e italiani-e per parlare dell´attuale situazione europea. Il nostro primo intento è quello di capire. Il secondo è di coordinarci con chi, nel Paese che ci accoglie, si occupa di questi temi e cercare una via interculturale per poter alzare il grado di consapevolezza, creare delle cooperazioni e avviare dei progetti comuni volti a sensibilizzare soprattutto i più giovani e le più giovani. Gli italiani e le italiane a Berlino sono tantissim*.

-L´11 maggio del 2012 alle ore 16, mentre io mi facevo trapanare per la seconda volta il settimo superiore di sinistra da un simpatico dentista d’origine polacca e dalla sua assistente tedesca fan del Lago di Garda e del tipico “maschio” italiano, tutto pelo, gel e …

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