Quando mai ci capita di sentire raccontare di Lisbona? Ci ho pensato giorni fa quando ho letto della morte di Tabucchi, scrittore pisano perdutamente innamorato di Pessoa e da tempo cittadino lusitano.
E dunque grazie alla nostra Chiara Baldin che doveva restare a Lisbona pochi mesi e che ci pare, lei pure, irrimediabilmente presa dal fascino portoghese.
Farò finta di non aver sentito
I tuoi passi scorrere su di me.
La violenza delle tue ossa sbattere;
La tua voglia di ferirmi,
graffiare con maglia e pelle ruvida.
L’indifferenza nel voltarti
E lasciare frammenti di paura
Incastrati negli occhi.
I miei.
Ho sgocciolato il costume di nuoto e mi sono fermata a pensare.
Sono passati quasi sei mesi e mi sembra di aver vissuto una vita intera, a Lisbona. Guardavo le gocce che scendevano fino a terra e ho immaginato di essere una di loro, liscia e trasparente: scomparire tra le tubature, scivolare e raggiungere, chissà, il mare. Probabilmente ci arriverei sporca. Forse più grande, unita ad altre gocce. Cambierei, mi modellerei a seconda del percorso da affrontare. Raccoglierei ciò che incontro e mi farei accompagnare da chi incontro. Ne sono sicura.
Ho lasciato asciugare il costume e, sorridendo, ho capito che l’immagine della goccia rappresenta proprio l’esistenza vissuta finora. Quante scivolate, quante strade, quanti viaggi e quanti incontri.
Il mese scorso ho dovuto salutare molte persone incrociate nel nuovo cammino e concludere alcuni capitoli. L’esperienza COMENIUS (http://www.programmallp.it/index.php?id_cnt=31), il progetto con il quale sono arrivata a …
Continua a leggere...
commenti recenti