Enzo, credo che in parte sia ancora sintomo di problema. Della violenza sulle donne continuano ad occuparsene ancora solo le donne, sono davvero pochi gli uomini. Forse è ancora un argomento “non troppo interessante” o fatto passare come tale, nonostante le infinite denunce che proseguono da anni. Mi è stato segnalato un articolo riguardo la violenza domestica in Norvegia, terra di pari opportunità ma che nel privato ha ancora a che fare con il rovecio della nostra stessa medaglia, medaglia a quanto pare, tragicamente universale! https://www.facebook.com/#!/photo.php?fbid=10150378914732471&set=a.384530392470.180243.313226037470&type=3&theater
Scusa Enzo, mi riferivo al 25 novembre come giornata mondiale contro la violenza sulle donne, effettivamente il post parla di rappresentazione mediatica 🙂
Ma alla fine sai che c’è? il concetto cambia di poco, anzi, di pochissimo. Se non è importante la volenza, figurati la rappresentazione!!!
Peccato che sono a 400 km e ho un esame…
@enzo c. non per essere maligna, ma se fossero stati tutti uomini (come ancora moltissimi panel in moltissimi convegni su qualunque argomento o quasi) avrebbe domandato se era voluto o il sintomo di un problema?
secondo te se avessi potuto me la sarei fatta sfuggire questa fantastica tripla occasione?! Giammai!
Ho letto del tuo intervento, e quanto vorrei essere presente, ma ho una lezione che non posso perdere – versificazione e metrica russa di Puskin, tjè! Lettura con piede inclusa 🙂
Ti faccio, però, un enorme in bocca al lupo.
Sono sicuro che prima o poi ci vedremo. Ci tengo troppo per non farlo accadere.
@Renata
Magari! Vediamoci! Da Lippa ci sono di sicuro.
Ma come riconoscersi? Guarda, è facile: io ho barba, capelli ricci, lunghi e biondi. Nun te poi sbaglia’! 😉
Sono riuscita ad essere presente agli ultimi 45 minuti di “Donne E Media”, e mi hanno colpita: 1)l’allarme lanciato da Loredana Lipperini sul nuovo corso mediatico che si sta inaugurando, e che già si preannunciava come tendenza culturale ben prima degli eventi governativi contingenti, e cioè la blanda e pervasiva riproposizione del modello-tutte-a-casa-anni ’50. A cominciare dalle ambientazioni delle pubblicità (“ironiche”, manco a dirlo, e cioè “ma io scherzavo” come diceva qualcuno)per finire ai tacchi comparati delle ministre: improponibili, chissà perché, al maschile, le comparazioni veicolano l’ elogio del tacco modesto “versus” tacco sfacciato. “Domi mansit, lanam fecit”, certo, non si può più dire, ma vedete che ci arriveremo: e s’intende che se c’era bisogno di dirlo, vuol dire che in quel momento il modello stava stretto. Sta stretto anche a noi, ma vedete che con un po’ di “soave licor” alla fragola rosa, ce lo ripropineranno. 2) Ciò che ha detto Giovanna Cosenza sull’efficacia dei nuovi media, e sul potere della rete, e quindi sul potenziale attivo di tutte (e tutti) coloro che la rete sanno usarla per far circolare e far crescere un pensiero che viene tenuto fuori dai grandi media “istituzionali”. Penso che molte donne, e molte intellettuali, anche sinceramente partecipi della causa delle donne, questo enorme potenziale non lo abbiano ancora chiaro, e non riescano a cogliere le possibili conseguenze dell’atteggiamento di fronte ai nuovi media: quelle del loro uso integrale, e quelle della rinuncia ad utilizzarli in tutte le loro potenzialità integrate.