Riflessioni sul maschile in rete

maschile plurale, anche conosciuta come “scusatemi se ho un pene”, non si limita a proporre una ridefinizione della figura maschile, prima ne identifica le caratteristiche. per usare le stesse parole del lettore che ti ha scritto nel post precedente “Solamente sono stato colpito dal discorso avviato dall’associazione Maschile Plurale, di riflessione sui problemi degli uomini in quanto maschi.”

lui ha scritto “IN QUANTO MASCHI” e tutte giù ad applaudirlo, ma tanto vale allora dire che avete dato una risposta prevalentemente emotiva “IN QUANTO DONNE”. Il rappresentante di maschile plurale poi, riguardo alla prostituzione ha inviato un documento che mettte in relazione la prostituzione con la cultura del “maschio bianco eterosessuale”(sic e sigh) in particolare invitando a riflettere quelli che NON vanno a prostitute(cosi magari ci ripensano!)

è bella la ricetta di maschile plurale per risolvere i problemi, concentrarsi sulle non-cause! i non-risultati non tarderanno ad arrivare. forse per i non-problemi è una buona ricetta, ma per i problemi veri fa schifo.

maschile plurale promuove un percorso lesivo della dignità degli uomini. proprio chi si dimostra sensibile a temi come quelli della dignità delle donne viene invitato ad una sostanziale abiura del proprio sesso, di ciò che è e non ha scelto di essere. “scusatemi se ho un pene, ma sto cercando di smettere”.

queste posizioni non sono distanti dall’affermare che il sesso maschile è ontologicamente malvagio. l’acriticità, anzi il plauso con cui molte commentatrici di questo blog le hanno ricevute mi colpisce molto.

mi chiedo se sia un fenomeno di cecità sociale (come quelli che possono dire: non vedo come la velina sia lesiva dell’immagine delle donne) oppure se pià semplicemente non siate in grado di capire cosa ci sia di sbagliato nel una persona e colpevolizzarla per il suo sesso, la sua etnia e il suo orientamento sessuale.

I maschi che NON vanno a prostitute sono più probabilmente quelli che hanno già prodotto una riflessione su se stessi e sul rapporto con l’altro sesso e quindi sono più probabilmente adeguati a mettere a disposizione tale riflessione, cosa che chi va a prostitute dovrà, ci auguriamo, ancora fare.
Considerare lesiva della dignità maschile, la capacità di riflettere a partire da sé, mi pare davvero una considerazione illogica, oltre che offensiva, per gli uomini e per le donne.
Gli amici di Maschile Plurale non si scusano affatto della loro conformazione psicofisica, bensì ne fanno un elemento di vera capacità di relazione con l’altro sesso, fondata prima di tutto sul rispetto e, in secondo luogo, sul riconoscimento reciproco.
Al contrario di quanto afferma Luca, che evidentemente non conosce l’associazione né i suoi scopi, Maschile Plurale si impegna a dimostrare che l’essere umano maschile non è di per sé un pericolo per le donne – malgrado la violenza contro le donne sia di natura maschile, come statisticamente dimostrato – ma che tale concezione è prodotta culturalmente nell’idea di dominio, in questo caso di un sesso su un altro e che a tale idea ci si può opporre efficacemente senza affatto rinunciare al proprio essere maschio.
Prima di affermare che gli scopi di una associazione sono nobili, etc, bisognerebbe averne cognizione e non, invece, snaturarne obiettivi e progetti per poi prodursi in lusinge che non incantano nessuno .

@Luca
Riflettere su chi si è e di quale cultura si fa parte, è una gran cosa. E’ una cosa che ho sempre fatto fatica a fare nella mia vita e dunque capisco l’importanza, per tutti, di chi lo fa. E ammiro chi riesce a farlo sul serio.
Ha senso riflettere sulla cultura maschile dominante perché è quella che ha gestito il mondo per millenni portandolo in questo vicolo cieco. E poi credo sia interessante, oltre che utile, capire come mai una parte di noi fa quello che fa: usa violenza ai più deboli, compra individui, non riesce a immaginarsi se non come superiore. Niente a che vedere con “scusate se ho un pene, sto cercando di smettere”, anzi il contrario, visto che il sopruso non ha proprio niente a che fare con la “forza” del maschile, con la sua capacità di farsi carico degli altri.
Ma perché dovrebbe essere contro gli uomini riflettere su cosa gli uomini sono e fanno, sulla cultura che diffondono?
Di prostituzione poi bisogna parlare per quello che è: non sfruttamento da parte delle donne del loro corpo ma sfruttamento delle donne da parte del potere maschile. Che contempla una serie di cose per niente simpatiche: violenza, rapimenti, stupri, omicidi. Questo è il mercato della prostituzione nella sua stragrande maggioranza. Le scelte di singole persone di vendersi al di fuori di questo mercato organizzato non riguardano più di tanto un discorso che sulle tendenze di una società.

l’esistenza di un ampio sfruttamento della prostituzione, riduzione in schiavitù e violenze sessuali non è in discussione.
se questo fosse il punto allora al diavolo la riflessione sociale, c’è la repressione penale. per quanto mi riguarda si può anche discutere di sanzioni penali per i clienti che potrebbero essere considerati responsabili per il contributo morale e materiale in questi reati. perchè non discuterne? puniamo chi commette la ricettazione perchè paga il prezzo del furto, perchè non punire il cliente della prostituta che ne paga il prezzo della riduzione in schiavitù?

parlare della realtà attuale in cui la prostituzione forzata è cosi diffusa come a dimostrare che senza forzature la scelta di prostituirsi e il mercato della prostituzione volontaria sarebbe marginale è possibile ignorando solo quanto la prostituzione fosse diffusa prima che del divieto di esercitarla in forma organizzata e di quanto sia diffusa nei paesi dove questo divieto non c’è.

pensare che la cultura non ha raggiunto una adeguato sentimento di riprovazione per queste situazioni di sfruttamento perchè esse si verificano non ha senso come non avrebbe senso ritenere che la nostra cultura promuove i furti perchè di futi ne vengono commessi in continuazione.

parlare di una cultura maschile dominante che ha gestito il mondo per millenni è un non senso della peggiore retorica femminista. non esiste una cultura maschile dominante e serve solo una minima concezione storica e sociologica per scoprirlo.

in diversi luoghi e in diversi periodi storici ci sono state culture differenti. Nel mediterraneo si praticava la prostituzione religiosa nei templi qualche tempo dopo l’idea che si potesse praticare del sesso in una chiesa sarebbe stata considerata una blasfemia tale da garantire il rogo a chiunque l’avesse suggerita.

se poi vi fosse una cultura maschile dominante, perchè dovremmo considerarla responsabile di tutto lo schifo che c’è al mondo, e non invece meritevole di aver eliminato tutto lo schifo che c’è stato e non c’è più?
l’abolizione della schiavitù, la libertà di espressione, il sufragio universale, l’assistenza sanitaria, la libertà personale… ma non solo idee, anche cose concrete come internet, la medicina moderna, i bagni con fognature.

l’idea che ci sia un maschile dominante ha lo stesso valore intellettuale che definire la società patriarcale una società in cui gli uomini esercitano il possesso sulle donne.
se la riflessione è cosi bella allora vale la pena anche di capire che la realtà è un po’ più complessa di cosi.

parlare di un maschile dominante richidela la capacità di cancellare buona parte della realtà materiale. la società è da sempre composta per lo più di individui dominati. schiavi in epoca antica, servi poi, proletari fino all’altro ieri, precari oggi. non esattamente solo donne.

creare una cultura maschile eterosessuale è un elemento formale che ci porta comunque a generalizzare ed attribuire una caratteristica ad un gruppo.

Luca: grazie per la lucidità profonda dei tuoi interventi. La tua frase:
“se poi vi fosse una cultura maschile dominante, perchè dovremmo considerarla responsabile di tutto lo schifo che c’è al mondo, e non invece meritevole di aver eliminato tutto lo schifo che c’è stato e non c’è più?”
è scolpita dentro di me.
Grazie di cuore!

ringrazio marco e valentina per la risposta. sono invece molto scontento del fatto che in questa discussione di due donne che hanno partecipato due mi hanno etichettato in cattiva fede.

parentesi sul patriarcato: non ho negato l’esistenza di una società patriarcale(seguirà una nota sul mettere parole in bocca alla gente), ho negato che sia opporuno semplificarla fino al punto in cui è il maschio che domina la femmina mentre in effetti alcuni maschi che dominano tutti gli altri (uomini e donne). ad ogni modo la società patriarcale è morta con l’avvento dell’individualismo, eppure sussistono ancora discriminazioni.

parlare di cultura maschile, bianca e eterosessuale, riferendosi ad intere ed ampie categorie per etichettare dei compotamenti è un tipico modo per responsabilizzare un gruppo.
quando qualcuno picchia gli omosessuali la definiamo intolleranza ed omofobia, non cultura eterosessuale.
quando qualcuno stermina gli ebrei lo chiamiamo antisemitismo, non cultura tedesca.

io non ho detto che maschile plurale è sessista perchè invita alla riflessione sui ruoli sociali (la cosa sarebbe ridicola e per questo ti è comodo rispondermi cosi). io ho detto che è sessista perchè imposta la questione come il problema di una cultura attribuita agli individui che sono accomunati da un genere, una razza ed un orientamento sessuale.

se puoi dire che ho negato l’esistenza del patriarcato puoi mettermi in bocca qualunque altra tesi strampalata e controbattere su quella… ma io non posso inseguire ogni modo di mistificare quello che scrivo. il senso di quello che dico dipende dalle parole che uso e dal loro ordine.

infine puoi sempre processare le mie intenzioni. “quello che dici non importa, sei in mala fede(non impressioni nessuno). io so quello che pensi e rispondo a quello che pensi, non a quello che dici.”

ci sono tutte le basi per una discussione proficua 😉