Posts tagged "sabina ambrogi"

Il paese per Sabina

Pubblichiamo il punto di vista sulla realtà dell’incredibile giornalista Sabina Ambrogi. Lasciatemelo dire: mala tempora currunt se una penna come la sua non trova decine di editori a contendersela.

RADICAL CHOCK Alla riuscitissima  manifestazione si possono  dare molte letture. Il tratto comune è che abbiamo rappresentato la nostra capacità di provare vergogna. Un sentimento nobilissimo, e fondamentale che i greci chiamavano aidòs. Sì, dunque, siamo capaci di provare vergogna e lo sappiamo dire. Proviamo vergogna e non siamo così malati. Trascinati di forza dentro la parodia di una telenovela, ci siamo sentiti denudati, sommersi da un’ ondata di cafonaggine, di griffe, di patacche, di botulini, di italiano osceno nato dentro i format televisivi. Un sotto mondo di finta liberazione sessuale a imitazione di diversissimi anni’70  misto a  pruderie parrocchiale, con infermiere e poliziotte in giarrettiera. Ma chi esce a pezzi davvero sono gli uomini, le loro pulsioni plasmate su  donne-marketing, del diktat del godi subito senza desiderio, del sesso compulsivo di cocaine, viagra e cyber erezioni. Non  è mai emerso un quadro più mortifero e triste. E’ precisamente questo il disagio profondo. Il senso di morte che esce da tutta la sottocultura televisiva, quella apprezzata dal direttore Masi, per capirci.  E la piazza è stata una risposta di vita esplosiva. Le ragazze dell’ Olgettina aggiungono e confermano intuizioni:  disprezzano Berlusconi. Gli dicono che è vecchio, faccia di merda.  Nessuna ha detto: “che  bella notte ho passato” o “ è stato bellissimo”.  C’è un sentimento di  nausea e di disgusto

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La TV per Sabina/5

L’industria che ruba il desiderio: corpi femminili acefali per uomini depressi E noi non compreremo più Lavazza, né faremo contratti con Tre, o con Tim. Possibile che i pubblicitari non intercettino più umori e cambiamenti? Lavazza sentiva la necessità  di  pagare un milione e mezzo di dollari Julia Roberts, muta,  con quei due che ritraggono l’Italia sfigata di Berlusconi? Il messaggio per i consumatori è solo la metafora di un paese inchiodato alla sua arretratezza. Che dire di Tre?  Con l’ “esagerata” che “carica” il “cellulare” di lui. E l’altra, seduta a tavola, di cui lui dice di avere bisogno perché “risolve problemi”, chi sarebbe, la Perpetua? Che dire  dello spot Tim, autentico stalking  per cittadini consumatori  con  Belen – De Sica  sintesi di  pensiero semplificato a LatoB? Perché gli uomini non si ribellano a questa ingiunzione  al rimorchio infantile, perché non si riappropriano del loro desiderio azzerato dal marketing alla cocaina e al viagra? Perché  non insorgono loro, per primi, trattati come montoni da centro commerciale? Perseguitati da corpi femminili acefali farciti di silicone e plasmati dal marketing e dalle lobby di chirurghi plastici. Non c’è niente di “ironico” , né divertente: è lo specchio di un’ Italia puttaniera, clericale, ammiccante e triste. Che non desidera e perciò non sa sperare né fare politica. E nemmeno compra, ma al massimo arraffa. Moralista, per chi è obbligato a guardare, sregolata e amorale per i pochi che godono di tutto. Cara  Industria, perché non smetti di volere solo le pulsioni dei

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La TV per Sabina/3

Nyotaimori, vassoi viventi per gustare il sushi «a pelle».

Nella retorica buffona dell’ identità “culturale” nordica, e nazionale in genere, hanno un  posto decisivo la cucina (“no al cous cous”dice il manifestino di orgoglio leghista), e le donne. Si selezionano durante tutto l’anno le ragazze dai 17 ai 28 anni che si contenderanno il podio di Miss (razza) padana, rigorosamente nordiche, alle quali, per mostrare che le belle sono persino preparate, vengono fatte domande di nordicità varia e nordicità applicata alla cucina.

Se si sta disinvestendo in autentica cultura per  arginare la devastazione televisiva che cancella ogni identità e ricchezza (Tremonti ha acutamente affermato : “di cultura non si mangia”),  invece si potenzia  la subcultura locale, che favorisce la contrapposizione con l’Altro, cioè l’immigrato che “violenta le nostre donne”, le  “le maltratta”, “le costringe al velo”. Le lapida.

Attenzione però, l’equazione donna-da-salvare e cucina uguale identità  non  solleva sempre le stesse reazioni. Impazza al nord e sbarca a Roma, il  giapponese Nyotaimori, o “donna-vassoio”, o anche  body(fast)food. Si tratta di una riappropriazione burina dell’antica e triste usanza delle geishe, lavate, depilate poi distese nude, sul cui corpo venivano servite pietanze per il sovrano. Una cosina evoluta, altro che niqab o burqa. Questa bella importazione presenta un vantaggio, a  parte far guadagnare l’esercente: non puzza di povertà e immigrazione come il cous cous. L’informazione in rete,  per i clienti di oggi, è  indicativa: “prima di trasformarsi in un vassoio vivente di sushi, la donna è addestrata per ritrovarsi sdraiata per molte

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La TV per Sabina/2

Ospitiamo la rubrica di Sabina Ambrogi, giornalista per il Manifesto e molto altro. Sabina è bravissima e arguta: in un altro Paese se la contenderebbero i migliori quotidiani: ci vuole molto a capire che è molto più frizzante e sferzante lei di molti tromboni mummificati che discettano di tv come cariatidi, pagati profumatamente e che non mollano la poltrona? Grazie Sabrina, noi ti apprezziamo moltissimo.

Marketing reazionario sul corpo delle donne

Uno degli argomenti più in voga nei palinsesti Raiset è la meta-tv, cioè la tv che parla di se stessa, benché partecipanti e “esperti” dovrebbero essere a loro volta oggetto di riflessione, e semmai di esilio dal panorama mediatico. Eccezion fatta per Tv talk su Rai 3 condotta con ricerca di onestà e approfondimento, parlare di tv e comunicazione è il modo classico per azzerare l’accresciuta consapevolezza da parte degli spettatori nei confronti della televisione, e con essa diluire il dissenso fingendo di mostrarlo, buttandola in applausi e zuffe, al netto di qualsiasi analisi seria. Uno dei temi più autoreferenziali e auto assolutori è quello del corpo delle donne, con relative precisazioni sulla morale e accalorati dibattiti su cosa sia. Argomenti che finiscono in rete dove si amplifica il discorso televisivo, e manco a dirlo sono ripetuti dalla politica. In verità, la gestione politico-ecclesiastica del corpo della donna, così come il suo racconto suggerito dal marketing, portano a un gruppo di persone illiberali un grande vantaggio economico. E la paranoia del premier per l’orchìdea bellezza (solo femminile, come se

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La Tv per Sabina/1

Da qualche settimana ospitiamo con piacere Sabina Ambrogi, giornalista brillante e graffiante critica televisiva. Ecco l’articolo apparso il 25 settembre su Il Manifesto.

Il mondo rovesciato dei talent ragazzini

Due programmi fotocopia Rai e Mediaset descrivono meglio di ogni altro quanto la parola futuro sia solo un titolo per comitati populisti. Si tratta rispettivamente di Ti lascio una canzone, Rai Uno, condotto da Antonella Clerici e Io canto, Canale Cinque, condotto da Gerry Scotti. Non si tratta di programmi televisivi pensati per bambini, ma si tratta di uno spettacolo per adulti di una certa età, che giudicano col televoto le esibizioni di bambini, mini proletari che servono gli ingranaggi di una macchina per industrie di merendine (per bambini obesi), per il profitto di editori, e ricchi conduttori che creano grandi monopoli. Ma il punto è davvero un altro. Quasi nessuno di quei bambini andrà da nessuna parte, perché lo spettacolo musicale in Italia si fa quasi solo in tv, e ormai solo con la formula del «cercasi talenti» che beninteso, una volta trovati, non saranno mai reimpiegati in nessun posto. Il talent show azzera i costi degli ingaggi degli artisti: si tratta di artisti (in questo caso di bambini) che, a loro spese di tempo, sacrificio e denaro, si formano e si esibiscono gratis. L’esibizione gratuita è chiamata ipocritamente: «un’occasione per mostrarsi in pubblico». Occasione che per chiamarsi tale non deve essere irregimentata e controllata dalla ripetitività imposta dal marketing e dal monopolio di un paio di persone,

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Pubblicità sessista

Questo è il video dell’intervento di Lorella Zanardo su Rai1, discutendo di pubblicità sessista con addetti ai lavori e altri ospiti.

Qui di seguito il contributo al dibattito della giornalista Sabina Ambrogi, che ci ha inviato questo suo articolo, apparso anche su Il Manifesto, che volentieri pubblichiamo:

Corpi in vendita per cancellare tutti i conflitti.

La  pubblicità  di un’azienda del nord Italia che vende assorbenti e fazzolettini umidificanti è questa:  compri due o tre prodotti, mandi all’azienda il codice a barre, e poi viene estratto un premio.  Non si  tratta di una somma di denaro che  puoi  spendere come credi, ma la tua  scelta deve avvenire   tra un paio di tette  o un paio di chiappe  nuove, o altre parti del corpo chirurgicamente modificabili entro i seimila euro. È escluso l’arco dentale. Nel cavilloso e burocratico dossier che illustra il  concorso si precisa che la vincitrice verrà sottoposta a una visita psicologica prima dell’operazione. Hanno pensato proprio a tutto: pure a arginare e capire paternalisticamente la disistima appena incoraggiata.  Questa pubblicità passa  attraverso la rete con un sito internet, e tappezza  Roma con le  due parti rilevanti della donna moderna: un paio di tette o in alternativa un culo,  giganteschi e minacciosi. Il claim è:te le pago io/te lo pago io.

Ogni strategia di marketing è sempre  il risultato di  un’industria che suggerisce,impone o crea contenuti. Ma poi questo contenuto  deve entrare in un tessuto culturale pronto a recepire. E due sono i processi rilevanti in corso che

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