Posts tagged "Femminismo"

Natasha Walter: Living Dolls

Natasha Walter è una giornalista inglese, una delle principali voci del femminismo britannico degli ultimi dieci anni, a detta del Guardian. Autrice nel 1998 di “The New Feminism”, dopo anni di attività giornalistica, in cui si è occupata di temi che vanno dalla prostituzione alla pornografia, dalla parità salariale al congedo parentale, ha pubblicato ora un libro intitolato “Living Dolls. The return of sexism” (Virago Press, 2010).

Rispetto al primo libro, nel quale Walter aveva ottimisticamente previsto che il cammino verso una più completa parità fosse ormai una strada in discesa, che si fosse entrati in un circolo virtuoso nel quale le donne non dovevano più preoccuparsi della cultura sessista, ma semplicemente continuare la battaglia politica per una parità vista come ormai a portata di mano, il nuovo libro parte dalla constatazione da parte dell’autrice di aver fatto, dodici anni fa, una valutazione sbagliata. Dice Walter, in un’intervista al Guardian: “Il sottotitolo del libro è “Il ritorno del sessismo”, e mentre non ritengo che il sessismo sia mai scomparso, bisogna ammettere che oggi è più forte che in passato.” All’origine dell’idea del libro, racconta l’autrice, c’è la mail di una ragazza di 17 anni, in risposta a un suo breve articolo sulle riviste per uomini, un articolo al quale le risposte erano state sorprendentemente più numerose del previsto. La ragazza le aveva scritto che aveva ormai cominciato a credere di dover accettare in silenzio che i suoi amici guardassero un film porno facendo commenti sulle attrici davanti …

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Il Rispetto

Ero ieri alla presentazione del libro di Monica Lanfranco dal titolo “Letteralmente Femminista”. Monica è una ”femminista storica”, nel senso che da 30 anni si occupa di donne: www.mareaonline.it.

L’ho conosciuta da pochi mesi perché mi aveva invitata a tenere una presentazione de IL CORPO DELLE DONNE a Genova; il video “I am a Feminist” l’ho preso dal suo sito. Ci siamo viste 3 volte.

Io non sono una “femminista storica”: coetanea di Monica, non ho mai partecipato al movimento femminista, non ho mai fatto autocoscienza, non ho quasi mai partecipato a manifestazioni femministe.

All’epoca in cui Monica scendeva in piazza, io frequentavo un Master in Economia dove le donne erano l’ 8%. Immagino che quando Monica lottava per i diritti delle donne, io entravo in una multinazionale straniera dove per molto tempo sono stata l’unica donna manager. Quando lei si sedeva in circolo insieme alle sue compagne donne per fare autocoscienza, io sedevo intorno ad un tavolo insieme agli altri dirigenti tutti uomini per discutere del business plan.

Monica ed io abbiamo un passato molto diverso.

Sul sito di www.womenomics.it alla voce “chi siamo” tempo fa leggevo: “In Italia la maggior parte degli interventi viene però spesso da donne che appartengono alla generazione over 50, quella che ha portato avanti la battaglia del femminismo con autonomia e originalità ma nelle cui rivendicazioni le donne della generazione successiva si ritrovano poco. Perché il loro contesto di vita è diverso, i loro compagni sono uomini diversi, la loro situazione di …

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Stereotipi

“Ma scrivi un blog sulle donne? Ma allora sei femminista!”

“Sei stata manager per anni in grandi multinazionali? Ah, ma allora… non puoi capire… noi veniamo dalla militanza…”

“Guardi il documentario non è male, ma sa lei è regista, io sociologo e la realtà la conosco…”

“Frequenti la Libreria delle Donne? Ah io non sono d’accordo con il loro pensiero quindi il Manifesto del Lavoro non lo leggo nemmeno.”

“No dai! Non ci credo! Alla tua età con il ruolo che hai… chi l’avrebbe detto… un tatuaggio… no…”

“Leggi la Repubblica… ah… allora capisco… sei radical chic eh?”

“Legga questo libro… e comunque legga… e’ importante, voi donne d’azienda tutte numeri e niente cultura!”

“Vedi come si veste? Già capito chi è.”

Gli stereotipi ci ammazzano. Intendo che eliminano la possibilità del meticciato, che tanto ci farebbe progredire.

Vedi una persona, e da un dettaglio ti costruisci un interpretazione tutta tua, tutta di testa che impedisce l’approfondimento.

Nel 2006 sono stata al World Social Forum a Caracas: per motivi oscuri, molti degli italiani presenti trovavano “esotico” che una donna come me fosse lì. Non so, sarà stato come mi vesto? Il modo che ho di muovermi? Come parlo? Quello che ho fatto nella vita? Un razzismo feroce nei miei confronti. Il bello è che questo problema non esisteva con tutte  le altre nazionalità. Cosicchè mi sono stufata ed ho frequentato solo stranieri trovandomi benissimo. Non mi pare che nessuno desse importanza a dettagli esteriori per risalire a chi ero io. …

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Una nuova generazione di donne

In questi giorni la stampa internazionale sta scrivendo molto su IL CORPO DELLE DONNE: ieri è uscito un bell’articolo su THE OBSERVER che racconta come intorno a questo documentario si sia creata una comunità di persone (donne e uomini) che rivendicano il rispetto della dignità delle donne nei media.

Altri articoli sono usciti su New York Times, Herald Tribune, Le Monde, Variety, BBC radio. Domani ci intervisterà la tv di stato austriaca e la scorsa settimana il Time si è interessato al nostro lavoro.

All’estero l’interesse verso la nostra tv è motivato da un sincero stupore nel constatare come noi italiani e italiane accettiamo una tv che oggettivamente è un insulto al rispetto degli individui.

Il dibattito che si sta scatenando in Italia intorno al tema se sia valida o no la nostra tv mi pare sinceramente noioso e falso. Qualsiasi persona che abbia un minimo di dignità e abbia una finestra aperta verso gli altri Paesi europei sa che la tv italiana così com’è concepita non sarebbe accettata in nessun altra nazione europea. All’ItalianDocScreening che si è tenuto a Trento nei giorni scorsi, la proiezione del nostro documentario è stata accolta da un applauso partecipe, interrotto da una producer straniera che ha commentato: “ci chiediamo come sia possibile e come sia accettabile che queste immagini possano essere trasmesse da una tv europea”.

Non c’è più nulla da aggiungere. Non vale la pena di entrare nel dibattito che è, lo ripeto, fazioso e teso …

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Essere femministe

Accade che dopo gli incontri in cui presentiamo IL CORPO DELLE DONNE, e dopo la trasmissione dell’Infedele da Gad Lerner, molte donne e anche qualche uomo, mi si avvicini e mi dica: “Ma sa che lei non sembra femminista a guardarla?” o “ Meno male, lei parla di donne ma non sembra una femminista”.

Negli ultimi anni si è data spesso una connotazione negativa al termine femminista.

“Femminista”, mi diceva una ragazza giorni fa, ”è una donna oggi vecchia ma ancora arrabbiata. Le femministe hanno fatto tanto per noi donne. Però erano contro gli uomini. Invece noi no. Noi agli uomini vogliamo piacere. E il contesto di oggi è migliore, non è più quello degli anni 70”.

Anche le ragazze della tv vogliono piacere, un piacere che assomiglia a una resa, piacere abdicando a chiederci come noi vorremmo piacere e non scegliendo di piacere come il mercato o la tv ci chiede di essere.

E’ in fondo quello che diceva Alba Parietti durante la trasmissione di Gad Lerner lunedi 4 maggio “mi sottopongo alla chirurgia perché voglio continuare a piacere e a piacermi”.

E’ un desiderio condivisibile quello di continuare a piacere, anche invecchiando. Però vorremmo poterlo fare a modo nostro.

Abbiamo invece introiettato lo sguardo maschile a tal punto, o quello che noi presumiamo essere lo sguardo maschile, sino ad avere perso la capacità di riconoscere i nostri desideri più profondi e veri, quelli da cui partire per piacerci al di là delle richieste del mercato.

Perché è avvenuto?

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