Ero ieri alla presentazione del libro di Monica Lanfranco dal titolo “Letteralmente Femminista”. Monica è una ”femminista storica”, nel senso che da 30 anni si occupa di donne: www.mareaonline.it.
L’ho conosciuta da pochi mesi perché mi aveva invitata a tenere una presentazione de IL CORPO DELLE DONNE a Genova; il video “I am a Feminist” l’ho preso dal suo sito. Ci siamo viste 3 volte.
Io non sono una “femminista storica”: coetanea di Monica, non ho mai partecipato al movimento femminista, non ho mai fatto autocoscienza, non ho quasi mai partecipato a manifestazioni femministe.
All’epoca in cui Monica scendeva in piazza, io frequentavo un Master in Economia dove le donne erano l’ 8%. Immagino che quando Monica lottava per i diritti delle donne, io entravo in una multinazionale straniera dove per molto tempo sono stata l’unica donna manager. Quando lei si sedeva in circolo insieme alle sue compagne donne per fare autocoscienza, io sedevo intorno ad un tavolo insieme agli altri dirigenti tutti uomini per discutere del business plan.
Monica ed io abbiamo un passato molto diverso.
Sul sito di www.womenomics.it alla voce “chi siamo” tempo fa leggevo: “In Italia la maggior parte degli interventi viene però spesso da donne che appartengono alla generazione over 50, quella che ha portato avanti la battaglia del femminismo con autonomia e originalità ma nelle cui rivendicazioni le donne della generazione successiva si ritrovano poco. Perché il loro contesto di vita è diverso, i loro compagni sono uomini diversi, la loro situazione di lavoro può essere diversa.”
Mi sono interrogata su cosa significasse “un contesto diverso, compagni diversi, lavoro diverso” e ne ho parlato con le fondatrici del sito.
Una cosa mi è chiara: il contesto oggi è diverso perché è peggiore senza alcun dubbio.
Una società che esprime mezzi di comunicazione come quelli italiani di oggi è certamente peggio della società di 30 anni fa.
Sul lavoro non saprei, dite voi. Se guardiamo all’Italia, notiamo che le donne impiegate nel mondo del lavoro siano di piu ma il contesto in cui operano è obbiettivamente ancora molto difficile.
Sugli uomini osservo una grande passo avanti nella capacità di interrogarsi dei ventenni sui temi del loro rapporto con le donne; per il resto constatiamo ancora molta chiusura.
Cosa nasconde questo bisogno di dirsi diverse espresso anche da molte donne che rifiutano la parola femminismo?
Alcune lettrici del blog hanno commentato il video “I am a Feminist” scrivendo che sentono il bisogno di creare un neologismo, perché femminismo, e comunque tutti gli ISMI, lo sentono come gabbia.”Parliamo di persone” propongono, non di femministe.
Mi pare un’ottima proposta e volentieri la appoggerò, quando vedrò un progetto fatto da donne o da donne e uomini che si prende cura dei diritti delle persone donne.
Per 40 anni il prendersi cura delle donne è stato portato avanti dalle femministe. Che hanno certamente fatto anche errori, ma che comunque se ne sono occupate.
Io, dal canto mio, come centinaia di donne manager precorritrici dei tempi, ho fatto da apripista alle donne che sono arrivate dopo di me e hanno trovato il cammino agevolato.
Quindi Monica e io, e le tantissime come noi, senza conoscerci, abbiamo contribuito a cambiare la società, che oggi vede molte più donne nel mondo del lavoro.
La differenza tra l’operato di Monica, e chiaramente parlo di lei come rappresentante di un movimento, e il mio, è enorme.
Io ho potuto entrare in azienda perché prima di me c’era stato il Movimento Femminista: l’ho capito con lucidità solo da pochi anni.
Io, come migliaia come me, ho agito all’interno di un contesto maschile adeguandomi a comportamenti maschili. E’ stata durissima. Non ho creato un modo nuovo di intendere il lavoro. Ho fatto esattamente come facevano gli uomini.
Le femministe invece nel contempo ideavano e scrivevano di “Nominare il mondo al Femminile” e partorivano Nuovi Modi di intendere il Mondo tenendo conto del femminile.
Che cosa ci fa prendere le distanze dal Femminismo? Mi sono chiesta.
Certamente è pur vero che alcune donne femministe sono dure, che propongono un modello di donna talvolta rigido, dall’apparenza mascolina ecc ecc.
Vedo però in giro una pericolosa propensione a “buttar via il bambino con l’acqua sporca”.
Vedo Gabbie, ancora una volta.
Andatele a sentire queste femministe. Andate dove si incontrano, ascoltatele. Accettate che magari al 50% non vi piacciono: delle altre esperienze che fate nella vita accettate il 100%? Nel lavoro è così?
Gabbie, ancora gabbie.
Mi avete scritto in tante. “Ma tu hai firmato il Manifesto del Lavoro della Libreria delle Donne: ma sei femminista???”
Negli ultimi 3 anni sono stata alla Libreria delle donne, in aziende internazionali come consulente, ai giardinetti con i miei figli, più volte a ballare, al Social Forum di Caracas, a fare shopping, a vedere 400 ore di tv per fare un documentario.
Questo modo di essere me lo riconosco come una grande capacità che mi sono costruita nel tempo: vado ascolto senza preclusioni, senza giudizio. Torno a casa, ci ripenso e vedo cosa mi interessa e cosa no. Il piu delle volte c’è una parte che mi piace e una meno. E’ quasi sempre così, anche nell’amore.
Non butto via l’esperienza del Femminismo. Mai come ora la riconosco fondamentale. E non cerco consenso: alcune Femministe non stanno appoggiando il mio lavoro: fa niente, certo non per questo perderò la capacità critica nel giudicare la bontà del loro operato.
Riconosco a Monica e compagne un coraggio che io non ho avuto: la capacità di dirsi diverse in un mondo che non te lo concede.
Io costruisco volentieri ponti: mentre siamo in cammino verso l’essere semplicemente “persone”, abbiamo ancora molto da fare perché non siamo ancora tutti uguali e un po’ di “ismo” aiuta a fare coscienza, a fare gruppo: la prima causa a di morte per noi donne sono le botte, non dimentichiamolo.
Ho molto rispetto per le femministe.