In questi giorni la stampa internazionale sta scrivendo molto su IL CORPO DELLE DONNE: ieri è uscito un bell’articolo su THE OBSERVER che racconta come intorno a questo documentario si sia creata una comunità di persone (donne e uomini) che rivendicano il rispetto della dignità delle donne nei media.

Altri articoli sono usciti su New York Times, Herald Tribune, Le Monde, Variety, BBC radio. Domani ci intervisterà la tv di stato austriaca e la scorsa settimana il Time si è interessato al nostro lavoro.

All’estero l’interesse verso la nostra tv è motivato da un sincero stupore nel constatare come noi italiani e italiane accettiamo una tv che oggettivamente è un insulto al rispetto degli individui.

Il dibattito che si sta scatenando in Italia intorno al tema se sia valida o no la nostra tv mi pare sinceramente noioso e falso. Qualsiasi persona che abbia un minimo di dignità e abbia una finestra aperta verso gli altri Paesi europei sa che la tv italiana così com’è concepita non sarebbe accettata in nessun altra nazione europea. All’ItalianDocScreening che si è tenuto a Trento nei giorni scorsi, la proiezione del nostro documentario è stata accolta da un applauso partecipe, interrotto da una producer straniera che ha commentato: “ci chiediamo come sia possibile e come sia accettabile che queste immagini possano essere trasmesse da una tv europea”.

Non c’è più nulla da aggiungere. Non vale la pena di entrare nel dibattito che è, lo ripeto, fazioso e teso a mantenere questo Paese ai margini della Comunità Europea, fanalino di coda della modernità.

Alcuni sostengono che gli italiani che hanno vissuto molti anni all’estero riescono con più chiarezza a vedere i mali di questo Paese. Forse è vero: per me, dopo anni lontana dall’Italia, è inaccettabile quanto vedo in tv, e ancor più inaccettabile è perdere tempo a cercare di dimostrare di sostenere una giusta tesi. Fatevi un giro in Europa, verrebbe da dire, guardatevi le tv in Inghilterra o in Svezia ma anche in Francia va bene. Poi tacete.

Bisognerebbe dire di tacere a chi, considerandoci ancora schiave dell’harem e bramose di accedere alla stanza del maschio padrone, fa risalire la nostra indignazione a gelosia di donne verso giovani donne. C’è da rabbrividire, verrebbe da scappare da un Paese che esplicita pensieri così vili, meschini, non conoscendo nemmeno la possiblità che tra donne ci siano anche sentimenti di relazione e di cura.

Che sentimento può avere una donna adulta e matura verso una ragazzina svestita e derisa da un presentatore attempato e osceno nella sua volgarità? Che sentimento se non l’urgenza di tornare ad educare, di tornare urgentmente a discutere non di femminismo, che a questo punto pare una velleità, ma del rispetto della Costituzione? Come non essere preoccupati di fronte ad un Paese che calpesta impunemente i diritti di una parte, in questo caso la maggioranza dei cittadini, senza che vi sia un’adeguata e ferma reazione?

Il documentario “Il Corpo delle Donne” è stato proiettato la prima volta il 7 marzo a Milano, in un piccolo circolo davanti a 50 persone, quando ancora non era iniziata l’epoca degli scandali che ha sommersio il Paese da maggio ad oggi. Chi legge il blog sa che non abbiamo quasi mai commentato la cronaca che pure di corpi trattava. Il motivo è semplice: di escort e festini ci dimenticheremo.

Noi non vogliamo che ci si dimentichi del corpo delle donne. Non vogliamo che, finiti gli scandali che hanno acceso i riflettori sui nostri corpi umiliati, si torni a considerare il tema del corpo delle donne un tema di scarso valore. Non vogliamo essere “di moda”.

Non c’è tempo. Urge occuparsi seriamente di dare delle regole alla televisione, così come accade in Europa. Urge informarsi di cosa guardano i ragazzini e le ragazzine tutti i giorni in tv e verificare le conseguenze di una sessualizzazione precoce sui loro comportamenti.

Occupiamocene da subito: c’è qualche politico, imprenditore, organizzazione che vuole farsi carico di questa nostra istanza? Non per convenienza ma perchè è giusto farlo?