No Country for Young Women: Siamo con le Donne Irlandesi

Brenda Donahue segue il nostro blog da Dublino, Irlanda. Ha vissuto in Italia e conosce bene la nostra lingua. Qui ci racconta il caso di Savita morta a causa di  una legge che nega l’aborto anche quando in gioco c’è la vita di una donna.

 

L’Irlanda è uno dei pochi paesi nel mondo dove l’aborto è ancora illegale in quasi ogni circostanza. La storia dell’aborto nella repubblica irlandese si svolge in un contesto cattolico, in una nazione che malgrado gli scandali che hanno afflitto la chiesa cattolica irlandese ormai da vent’anni, ancora dimostra in alcune cose di essere estremamente cristiana e conservatrice.

Il culmine di una tale mentalità è stato raggiunto col tragico caso di Savita Halappanavar, morta quasi un mese fa in un ospedale irlandese. Morta, a quanto pare in questa fase investigativa iniziale, perché il medico incaricato di curarla si è rifiutato di terminare la sua gravidanza. Savita ha patito un dolore insopportabile per più di tre giorni, un dolore causato da un aborto spontaneo in corso. La gravidanza, hanno accertato i medici fin dai controlli fatti il primo giorno, non poteva andare avanti – il feto sarebbe sicuramente morto. In qualsiasi altro paese europeo, con questa sicurezza sull’impossibilità di sopravvivenza del feto, il medico avrebbe consigliato alla paziente un aborto come la strada migliore per tutelare la salute della donna – ma in Irlanda le cose vanno diversamente, i medici sono vincolati dalla legge irlandese che prevede l’ergastolo per la donna che procura un aborto e

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Alla Scoperta delle nostre Vagine

Alla Scoperta delle nostre Vagine

Tutte e tutti noi che conosciamo il lavoro di Lorella Zanardo, sappiamo che questo bellissimo percorso è iniziato proprio dal suo disagio con il modo in cui le donne vengono rappresentate sulla TV italiana. Anzi, non proprio donne, ma corpi, pezzi di donne che raffigurano (o dovrebbero raffigurare) donne intere per antonomasia. Infatti tette e sederi abbondano non solo nella TV e non solo nel contesto italiano, ma soprattutto nella pubblicità e a livello internazionale.

Quello che mi ha sempre intrigato però è che la vagina, invece, viene sempre nascosta. Da bambine ci dicono di non toccarla, non guardarla, se possibile neanche nominarla. In giugno di quest’anno, negli Stati Uniti, una senatrice è stata rimproverata per aver osato dire “vagina” durante un dibattito sulle modifiche alla legge sull’aborto nello stato di Michigan. Un senatore ha detto che lei aveva “violato il decoro” della casa dei rappresentanti; l’altro, che lei aveva utilizzato vocabolario “offensivo”. “E allora che vocabolario dovrei utilizzare? Se non posso dire la parola ‘vagina’, come mai stiamo qui a fare delle leggi sulle vagine?”, ha risposto la democratica Lisa Brown. (Ça va sans dire che quelli che l’hanno criticata erano uomini e repubblicani. Ma questo è un altro argomento.)

La rappresentazione iconografica della vagina di solito rimanda o alla pornografia o alla medicina, e questi due aspetti si sono uniti nella recente e spaventosa tendenza della vaginoplastica per motivi estetici. Il disagio che molte donne provano verso il proprio organo sessuale ha colpito l’artista plastico

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Oggi Festeggio il 25 Novembre

Ieri 24 ho partecipato  ad  un dibattito sulla violenza alle donne in consiglio regionale a Firenze e sono piena di progetti positivi e di ottimismo.

Primo: tra il foltissimo pubblico c’erano molte ragazze e molti ragazzi. Un 17enne ha preso la parola: sicuro, per nulla imbarazzato ci ha spiegato che questo problema lo riguarda e a scuola, il Machiavelli, ci lavorano, discutono, sviscerano le problematiche sottese.

Secondo: Con me al tavolo dei relatori Riccardo Iacona che con piglio concreto ha presentato il suo libro “Se questi sono gli uomini”. E’ importantissimo che gli uomini comincino a parlare del tema del femminicidio, non per sentirsi in colpa ma al contrario, per iniziare un proficuo dialogo tra i generi, senza il quale non andremo da nessuna parte.

Terzo Punto: Moltissime le Associazioni Femministe e le Case che si occupano di proteggere le donne che hanno presentato dati e analisi. Uno su tutti: i fondi scarseggiano e con fermezza vanno tutelati poiché sono l’unico modo per finanziare la possibilità di rinascita di donne soggette a violenze. Le Case, spesso in località protette, permettono loro di iniziare una nuova vita.

Quarto: Io ho presentato il mio nuovo libro “Senza Chiedere il Permesso” che contiene tra l’altro un utile Manuale di educazione ai media. Il collegamento tra violenza e immagini oggettivizzanti esiste e va ribadito. Non è il nudo a suscitare sentimenti di sopraffazione, ma l’esposizione continua di corpi femminili resi passivi, oggetti, disposti a favore della telecamera, …

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24 novembre: Appoggiamo la manifestazione dei ragazzi e delle ragazze

24 novembre: Appoggiamo la manifestazione dei ragazzi e delle ragazze

SENZA CHIEDERE IL PERMESSO …

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Castellaneta, Campi Salentina e il nostro Futuro

Castellaneta, Campi Salentina e il nostro Futuro

Sono stanca morta. Ieri Bari in Feltrinelli e al mattino una scuola di Castellaneta. Stamattina un “rave” :-), una festa del Libro a Campi salentina, piena di ragazzi e ragazze. Hanno fatto un video che presto metteremo online. Non c’è dubbio: ce la faranno. Non c’è tempo: ci dobbiamo dare da fare. Non c’è scusa che tenga: la politica che abbiamo visto finora è finita. Non c’è da avere paura: gira una grande energia.

C’è tanto da fare. Tantissimo. Ora sono stanca.Ma felice. Domani firenze genova follonica padova Poi scriverò più diffusamente……

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Renzi, l’aborto e il cimitero dei non-nati

Vorrei che gli uomini stessero fuori dalla questione aborto. Vorrei che chiedessero a noi. Vorrei rispoetto per questa dolorosissima questione. Vorrei che le donne non fossero giornalmente umiliate. Vorrei che il dolor non fosse la costante di molte vite. Questo il post:

Nella campagna presidenziale americana il tema dell’aborto è stato dirimente. Per il 39 per cento delle elettrici, la questione numero uno. L’elettorato femminile è stato decisivo per la riconferma di Barack Obama, la cui vittoria ha a che vedere anche con questo.

Sull’aborto, invece, l’Italia preelettorale si scalda poco. Causa aumento esponenziale dell’obiezione di coscienza, la legge 194 è sostanzialmente inapplicata in larga parte del  territorio: le ragioni per discuterne non mancherebbero. Ma il tema è praticamente inesistente nelle agende dei candidati alle primarie del centrosinistra. Nessuno ne parla volentieri. Neppure Matteo Renzi, che pure da sindaco ha deliberato su temi contingui.

Interpellato sulla 194, Renzi dichiara di essere a favore “senza rimettere però in discussione l’obiezione di coscienza, che è anch’essa una libera scelta”. Riconosce che la legge è stata efficace, riducendo il numero degli aborti.

D’altro canto nel marzo scorso la giunta Renzi ha deliberato la realizzazione di un nuovo spazio nel cimitero fiorentino di Trespiano destinato al ricevimento di “di prodotti abortivi e di prodotti del concepimento” (quindi non di bambini nati morti, la cui sepoltura è già consentita da un decreto Presidenziale), consentendo anche “l’installazione di coprifossa, monumentini e altri ricordi”. Un vero e proprio “cimiterino degli Angeli” -non esattamente …

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L’Italia: un Paese di Donne Infelici-Ecco la Ricerca

She – L’Italia è un paese per donne? Valore D presenta oggi la ricerca realizzata da Discovery Networks Milano, 21 novembre 2012 –

L’Italia non è ancora un paese per donne. Donne alla ricerca di un nuovo equilibrio tra valori tradizionali della famiglia, bisogni di realizzazione personale, desiderio di lavoro e riconoscimento professionale. E’ quanto emerge dalla ricerca “She – L’Italia è un paese per donne?” realizzata da Discovery Network per Valore D e presentata oggi a Milano. Lo studio analizza e mette a confronto la percezione delle donne in relazione a un ampio numero di parametri (valori, sfera privata, sfera professionale e pubblica), ed è stata condotta su un campione di 4.500 donne comprese tra i 20 e i 49 anni residenti in 9 paesi europei (Gran Bretagna, Svezia, Russia, Polonia, Norvegia, Olanda, Germania, Danimarca e Italia). Una piena realizzazione delle donne italiane ancora lontana Anche se alcuni rilevanti driver della felicità sono presenti in percentuali significative del campione, solo il 22% delle donne italiane nel complesso si dichiara felice (contro il 48% delle danesi, il 42% delle russe, il 40% delle tedesche e norvegesi, il 35% delle polacche, il 33% delle inglesi e il 28% delle svedesi e olandesi). In particolare, più di una donna su due dichiara di non aver ancora raggiunto tutto quello che avrebbe voluto a quell’età (il 54% contro il 38% della media internazionale). Cosa manca? Innanzitutto il riconoscimento del valore “lavoro”. È inequivocabilmente uno dei principali gap verso la felicità delle donne …

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