Sguardi

Stereotipi Verbali

Ospitiamo con piacere  un intervento di Ardovig, www.parliamoneassieme.it .

Stereotipi verbali. Sotto certi aspetti Luce del mondo. Il papa, la Chiesa e i segni dei tempi. Una conversazione con Peter Seewal, pubblicato ieri dalla Libreria Editrice Vaticana, è un libro coraggioso, in cui Benedetto XVI parla di pedofilia, islam, preti sposati, divorzio, contraccezione, omosessualità, riforme della chiesa, liturgia, rapporti con gli ortodossi, autorità del pontefice. Il comunicato di presentazione su L’Osservatore Romano di qualche giorno fa, ha fatto subito discutere per il pensiero sull’uso del preservativo, “Vi possono essere singoli casi giustificati, ad esempio quando una prostituta utilizza un profilattico”.L’esempio non è confortante, perché come “singolo caso” Joseph Ratzinger avrebbe potuto citare la protezione della donna dall’Aids soprattutto in Africa, considerate anche le polemiche in occasione del suo viaggio nel 2009, ma è ciò che disturba di più è che nel testo originale (“Es mag begründete Einzelfälle geben, etwa wenn ein Prostituierter ein Kondom verwendet, wo dies ein erster Schritt zur Moralisierung sein kann, ein erstes Stück Verantwortung“) è scritto prostituto, al maschile. Parola poco usata in italiano, salvo che per la storia antica (non che la prostituzione maschile nel nostro paese non esista, ma non se ne parla mai e, salvo che non coinvolga il politico di turno com’è successo l’anno scorso, non fa notizia). “Prostituta”, dunque, singolare femminile. Inevitabilmente il pensiero è andato alla considerazione della donna da parte della chiesa cattolica nel corso dei secoli, da Agostino d’Ipponia, passando per il vescovo …

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Pubblicità Vecchia Stravecchia

Ecco, è successo: mi hanno inviato questo link, l’ho visto e,  anzichè sentirmi per l’ennesima volta umiliata e offesa, ho pensato: “Pubblicità vecchia”. Intendo creatività misera, stereotipo trito e ritrito che nemmeno mio trisnonno si eccita più con questa roba. Io, se fossi l’azienda la ritirerei. Ma non solo perchè è stupidamente sessista, bensì perchè questa roba non fa vendere, appartiene a una epoca che sta finendo.

http://www.youtube.com/watch?v=mdxwPl_1QxU

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La Tv Per Sabina/4

I Finti Imprenditori

Tra le tante conclusioni che si possono trarre dalle due serate Saviano-Fazio-Benigni, campioni di ascolti, ce n’è una che riporta alla questione del corpo delle donne usato dalla tv, facendo emergere ancora meglio quanto questo sia  un modello industriale per incassi pubblicitari immediati, mai reinvestiti in qualità,  ma in finanza e potere, e per giunta inutilmente distruttivo. Vieni via con me ha fatto  così  esplodere tutte le contraddizioni dei dogmi del berlusconismo come  “liberale” , “liberista”, “libero mercato”, “competizione”, “concorrenza”, “impresa”, “industria”. In più di un’occasione,  ci si è chiesti: “è mai possibile che in televisione solo se si umiliano esseri umani, meglio se donne,  si possano fare ascolti?”. Implacabile la risposta: o così o si ferma il mercato, si abbassano gli ascolti, le industrie non investono.

Assolutamente complementare al ministro Tremonti che afferma  che di cultura non si mangia,  mostrando di non capirci niente, Berlusconi, all’alba del suo potere mediatico dichiarava : “Io  con le mie tv vendo la vendita”. E nella vendita rientrano ovviamente gli esseri umani, soprattutto donne, nei dettagli sessualmente rilevanti che garantiscano un pubblico (elettore) sempre più regressivo cui si può dire tutto e il suo contrario, e  tutto declinato al tempo presente della captazione dell’ attenzione. Ore di formazione per una coscienza italiana  moralista, familista, repressa e amorale, in cerca poi  di manganello che ripari lo sfascio da lei stessa voluto . A questo si aggiunge il disinvestimento culturale che attualmente ha raggiunto il minimo storico. Ultimo paese in Europa, l’Italia …

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Il “Potere Pappone”, di Wu Ming

Il potere si è fatto pornocratico. Il porno è esondato dai confini che occupava come genere della cultura di massa. La televisione italiana controllata da Berlusconi è piena zeppa di corpi nudi, montagne di tette e culi. Documentari come Videocracy (2009) e ancor più Il corpo delle donne (2009) hanno mostrato agli spettatori di altri paesi fino a che punto il berlusconismo abbia fondato il proprio potere sull’ipersessualizzazione del mondo quotidiano.

Questo è il finale di un articolo di Wu Ming in cui veniamo citati e dove si propone una interessante, approfondita e psiconanalitica lettura della natura della crisi italiana attuale.

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Catttive ragazze

“..La cosa più sbalorditiva però è stata vedere mia madre che chiudeva gli occhi a mia nonna, e dopo averla vista ho pensato: ‘oh, se questa è la morte e la si può affrontare e guardare in faccia , allora posso fare tutto quello che voglio nella vita!  Niente sarà più intenso di questo momento!’ E’ stato quello il momento che mi ha reso ciò che poi sono diventata…che mi ha permesso di essere la bambina ribelle che ero, che osava e correva rischi mentre i genitori tentavano di controllarla.”

Cattive Ragazze – Storia di Artiste Guerriere – Shake Edizioni

Potrei sottoscrivere quanto sopra totalmente. E’ il momento, ora, di essere cattive ragazze. Di chiedere, di far sentire le nostre ragioni. Di osare. Di non temere, di accettare di non piacere.…

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La TV per Sabina/3

Nyotaimori, vassoi viventi per gustare il sushi «a pelle».

Nella retorica buffona dell’ identità “culturale” nordica, e nazionale in genere, hanno un  posto decisivo la cucina (“no al cous cous”dice il manifestino di orgoglio leghista), e le donne. Si selezionano durante tutto l’anno le ragazze dai 17 ai 28 anni che si contenderanno il podio di Miss (razza) padana, rigorosamente nordiche, alle quali, per mostrare che le belle sono persino preparate, vengono fatte domande di nordicità varia e nordicità applicata alla cucina.

Se si sta disinvestendo in autentica cultura per  arginare la devastazione televisiva che cancella ogni identità e ricchezza (Tremonti ha acutamente affermato : “di cultura non si mangia”),  invece si potenzia  la subcultura locale, che favorisce la contrapposizione con l’Altro, cioè l’immigrato che “violenta le nostre donne”, le  “le maltratta”, “le costringe al velo”. Le lapida.

Attenzione però, l’equazione donna-da-salvare e cucina uguale identità  non  solleva sempre le stesse reazioni. Impazza al nord e sbarca a Roma, il  giapponese Nyotaimori, o “donna-vassoio”, o anche  body(fast)food. Si tratta di una riappropriazione burina dell’antica e triste usanza delle geishe, lavate, depilate poi distese nude, sul cui corpo venivano servite pietanze per il sovrano. Una cosina evoluta, altro che niqab o burqa. Questa bella importazione presenta un vantaggio, a  parte far guadagnare l’esercente: non puzza di povertà e immigrazione come il cous cous. L’informazione in rete,  per i clienti di oggi, è  indicativa: “prima di trasformarsi in un vassoio vivente di sushi, la donna è addestrata per ritrovarsi sdraiata per molte

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Chi Ruba a Ruby?

La Tv per Sabina

Ma quant’è arguta Sabina Ambrogi? E umana? E profonda? Questo suo punto di vista è prezioso. Grazie di cuore. Lorella

CHI RUBA A RUBY?

Quando la famiglia Berlusconi ce ne dà lo spunto, per i media italiani si tratta solo di cambiare l’ordine delle figurine di marketing delle ultime pagine con la prima della realtà della cronaca, e il risultato non cambia. Soprattutto ne scaturisce la fotografia di un’ Italia infantile e regressiva: mai come ora è vero il parametro secondo cui la modernità dei paesi si misura dal ruolo delle donne. Mai come ora è chiara la feroce resistenza patriarcale in atto e la distinzione ancora in corso tra prostitute e madonne dell’800, individuata da Freud  per gli studi sull’isteria. Con Ruby, cioè Karima, c’è una perversione aggiunta: nelle ore che la separano dalla maggiore età,viene proposta massivamente la sua immagine,la più sessualmente disponibile, col volto appannato da un’ alterazione fotografica, perché la legge prevede che “l’identità dei minori non sia rivelata”. Il racconto su Ruby si articola in minigonne inguinali, seni strabordevoli, pizzi erotici, però  sempre con il volto cancellato… per proteggere la sua infanzia! Ma è il  quotidiano Libero il  portabandiera del moralismo della stampa di questi giorni: ha ritratto la ragazza, in prima pagina, a gambe divaricate, il viso anonimo, totalmente  cancellato. Sopra la foto, la didascalia: “ecco la speranza della sinistra”. Volendo far credere che su di Karima si concentrerà l’attenzione dell’opposizione, in realtà mostrano tutta la loro fragilità di analisi: …

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