Tempo

LA TERRA SI RIBELLA?

Sono a Sassari. Ieri ero a Roma.

Gran dibattito, oggi Nuovi Occhi al Liceo Azuni: ragazzini e ragazzine fantastiche/i, ho grandi aspettative da queste generazioni.

Il mio aereo per Milano, che mi riporterebbe a casa dopo una settimana faticosissima e importante, è stato annullato.

Tutti gli aeroporti chiusi.

Ieri a Fiumicino, circondata da migliaia di persone di fretta, l’altoparlante annunciava: “A causa della nube proveniente dall’Islanda tutti i voli provenienti da Norvegia, Danimarca, Svezia… sono stati annullati”. Nessuno ci badava.

Prigioniera in quest’isola meravigliosa, seduta ad un tavolo con le donne assessore e insegnanti che mi hanno invitato, vedo gli effetti del fermo obbligato: parliamo e ci conosciamo.

L’aeroporto sarà chiuso, non si sa fino a quando. La nube scende verso sud: ora anche Ancona e Firenze sono chiusi.

Parigi è certo che fino a domani sarà bloccato.

Amici fermi in giro per il mondo, mi chiamano.

Il tempo pare sospeso.

Noi, sempre di corsa, bloccati da un vulcano in Islanda.

La natura che prende il sopravvento.

“Vede dottoressa che noi viviamo sempre così”, mi dice la mia ospite, “se c’è mare grosso, vento, da qui non ci muoviamo. Facciamo cio’ che la natura ci permette di fare”.

Anch’io oggi faccio ciò che la natura impone.

Caspita.

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La vita come estranea

E se non puoi la vita che desideri cerca almeno questo per quanto sta in te: non sciuparla nel troppo commercio con la gente con troppe parole in un viavai frenetico.

Non sciuparla portandola in giro in balìa del quotidiano gioco balordo degli incontri e degli inviti, fino a farne una stucchevole estranea.

Constantinos Kavafis

Quando cito questa poesia e i “simpatici intellettuali” mi dicono con supponenza che la conoscono già, li osservo con attenzione e il più delle volte scopro, così come mi aspettavo, che la poesia in questione gli è entrata da un orecchio e gli è uscita dall’altro, senza lasciarvi traccia.

Ho imparato negli anni a cercare di non tirarmela più di tanto: giusto il minimo sindacale. E di conseguenza leggo questa poesia da tempo, la so a memoria ma la ripasso ogni tanto mentalmente. Spesso mi colgo in castagna. Ho passato anni della mia vita durante i quali, senza rendermene conto, la mia vita era diventata una stucchevole estranea: è stato un duro percorso riappropiarmene. Quando ti allontani molto da chi sei veramente, trovare la strada del ritorno è dura. Succede anche che il “ritorno a casa” corrisponda al deserto interiore o all’angoscia. A quel punto si può scegliere di continuare a portare in giro la propria vita “in balia del quotidiano gioco balordo degli inviti” o mettersi a lavorare per riavvicinarsi a se stessi. Il lavoro su IL CORPO DELLE DONNE è frutto di una conquistata e sudata capacità di concentrarsi su ciò che conta

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Tempi

Ieri stavo col mio ragazzo facendo zapping in tv.mi sono fermata su “il colore dei soldi” con Enrico Papi: IO-lo voglio lasciare,voglio proprio vedere se l’esagerata sono io o non si stanno più controllando. Arriva la soubrette per fare il suo balletto,bellissima,per carità,due chiappe fenomenali,per carità,ma perche’ sono COSTRETTA a vederle? LUI-Hai ragione…e’ praticamente nuda!! IO-e secondo te come sta ballando?Sinceramente… LUI-….da t..!!!! IO-E tu lo sai che io non sono una moralista,o un’invidiosa repressa,no?Mi pare che insieme ci siamo visti anche qualche porno,ci siamo divertiti,ma questo lo ammetti che e’ qualcosa di completamente diverso? LUI-sisi,ti capisco perfettamente. IO-capisci che non e’ un discorso solo di veline,di quanto sono o meno istruite…nel senso che per me quella potrebbe anche avere due lauree e per me non cambierebbe nulla. LUI-Certo!Non e’ comunque questo l’orario per mandare una laureata mezza nuda che ammicca agli spettatori!! IO-E se invece di riprendere lei,riprendevano un uomo in slip con i muscoli e facevano primi piani alle sue chiappe scultoree e il suo “pacco”ben dotato? LUI-…mi sarebbe roduto parecchio… IO-l’importante e’ che mi capisci,visto che qui sembra che certi discorsi sensati li fanno passare per folli o moralisti,o addirittura cambiano la parte lesa,invitando ex veline a difendere la categoria,a dimostrare che non sono delle oche,quando a nessuna importa di sapere se siano istruite o meno…cambiano perfino quello che stiamo chiedendo.

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Ricevo quanto sopra nei commenti delle nostre lettrici: “Fare qualcosa per cambiare velocemente”, auspica la nostra amica.

Allora per cambiare velocemente, richiesta che ci viene …

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Che rapporto avete con la morte?

Da piccola mi svegliavo di soprassalto nel bel mezzo della notte per la paura non della morte bensì dell’infinito. La mia cultura cattolica mi faceva immaginare il mio perdurare nell’eternità, che mi spaventava moltissimo e mi imponeva domande adulte sul senso della mia esistenza.

Negli anni ho poi invidiato chi aveva avuto solidi studi di filosofia a sostenerlo nel cammino: se a 16 anni ti spiegano che partire dal “conosci te stesso” di Socrate può indirizzarti verso una vita vissuta pienamente, è innegabile che parti avvantaggiato. Di tutto ciò che ho letto ho fatto sempre tesoro, non comprendendo come mai amici filosofi intellettuali coltissimi citassero con cognizione “tu conosci te stesso solo nell’incontro con l’Altro”, vivendo poi vite da reclusi mentre l’Altro rappresentava solo il terrore di un incontro insostenibile.

La poesia è stata la mia compagna e ha indirizzato e plasmato le mie azioni; mai l’ho ritenuta una forma alta di arte slegata dalle mie giornate: ciò che leggevo diventava vita.

E se allora ho amato moltissimo rileggere la Divina Commedia da adulta e ne ho capito profondamente, fin nelle vene, quanto raccontasse  delle nostre vite, come non capire che il giornalista de Il Giornale e il suo mal informato articolo, meritassero solo: “Di lor non ti curar ma guarda e passa”? Io credo nella relazione tra le persone e l’unica azione che mi è parsa significativa, è stata chiamarlo in redazione e chiedergli il perché di un articolo che non era stato preceduto da un’ intervista, e quindi …

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Tempo

Perché non reagiamo? Chiedo a tutte noi donne alla fine del documentario. “Perché non abbiamo il tempo di farlo” mi risponde una lettrice del blog che vive all’estero, “schiacciate come siamo nell’impresa impossibile di conciliare tutto senza sentirci in colpa”. La mancanza cronica di tempo sta certo alla base dell’impossibilità di reazione di noi donne. Mi diceva una signora matura giorni fa: ” Sarete anche emancipate, ma lavorate il triplo di noi, dentro e fuori casa”. L’ennesima statistica che fotografa la condizione femminile a livello europeo lo conferma. Le donne italiane sono quelle che lavorano di più sommando il tempo dedicato al lavoro dentro e fuori casa. Il lavoro retribuito si somma al lavoro contraddistinto dalla gratuita’: la cura degli anziani, della casa, la crescita dei figli sono ancora in Italia di competenza delle donne. Poi c’è il tempo, pochissimo, che ci ritagliamo e dedichiamo ai nostri interessi: potremmo rinunciarci? Ma dopo, che vita sarebbe? Ci sono poi le relazioni affettive con la fatica che oggi spesso richiedono. Si aggiunge il bisogno di “comparire” di essere “bella” a tutte le età, secondo canoni mai stabiliti da noi. Abbiamo riempito le nostre vite di impegni, responsabilità. Negli ultimi anni abbiamo aggiunto doveri su doveri. Perché all’estero le donne sembrano cavasela meglio di noi? Forse perché da noi la pressione sul” dovere essere belle” si somma al peso di una tradizione cattolica che ci imbriglia in un ruolo materno protettivo all’eccesso verso i nostri figli e spesso verso i nostri compagni. Un’amica

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