Corpo e corpi
Milano 2011

Milano 2011

Mi scrive stamane una lettrice milanese che la città deve cambiare, che ce la dobbiamo riprendere, che serve un segnale forte. Bene, la prendo in parola.

Chiedo cortesemente al Sindaco Pisapia e ai suoi assessori e assessore che provvedano a rimuovere il manifesto che qui vedete e che ha letteralmente invaso la città. Ieri ad un incrocio c’era un gruppo di ragazzini, direi sui 12 anni, tutti a testa in sù a guardare la “patonza”, come ci insegna il Premier, della signorina. Più in là le loro compagne attendevano. Roma, Firenze e molte altre città si sono già espresse contro le pubblicità mortificanti che infestano i muri delle città, vogliamo adeguarci ? Cosa serve per intervenire velocemente? Laura Albano che ha seguito con Libere Tutte il lavoro della giunta fiorentina che ha deciso il bando di questo tipo di pubblicità, ci può consigliare sull’iter? Le amiche romane? In questi giorni noi qui a Milano siamo tra due fuochi: la moda che blocca la città con la sua proposizione di donne trasparenti e irreali, e il MiSex con le immagini che vedete. In mezzo noi milanesi che ci arrabattiamo in una città faticosissima per le donne. Qui non si tratta nemmeno più dello svilimento dell’immagine delle ragazze nelle pubblicità di abiti e scarpe. Qui c’è la proposizione di una sessualità dura, cattiva, immagini che guarderanno quelle ragazzine e quei ragazzini che stanno crescendo, che non fanno più educazione sessuale nelle scuole, e che vengono dunque “educati” da queste immagini. Solo da …

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Come Bestie da Soma

Questo articolo è uscito sull’Unità e lo potete leggere anche qui di seguito.

Come Bestie da Soma “Mi parli di Clarissa, mi parli di Carolina, mi parli di quest’altra, della Luciana, chi sono? Prendi un caravan… cosa ti devo dire…” “Vedi, dovremmo averne due a testa se no mi sento sempre in debito, tu porta per te e io porto le mie. Poi ce le prestiamo. Insomma la patonza deve girare.”

Racconta uno degli investigatori che per due anni ha ascoltato le intercettazioni telefoniche che riguardavano anche il Premier che “ si trattavano le donne come bestie da soma”. Rispetto a due anni me mezzo fa ciò che emerge in questi giorni è diverso e, se possibile, peggiore. Allora Noemi e le altre parevano oggetti, gingilli, “grechine” sacrificali delle serate del drago, come ebbe a definire il marito,  l’allora  moglie Veronica. Il lato bestiale non era emerso, che invece emerge ora  dalle frenetiche richieste del faccendiere Tarantini ad un amico: “Trova una tr..a per favore. Io alle due sto salendo in aereo e non posso più chiamare, però trova qualche altra femmina”. Donne  che diventano oggetto di scambio di favori importanti, di soldi, di carriere. Donne giovanissime, “le mie bambine”, tante tantissime da cercare costantemente, urgentemente: per ognuna si potrà chiedere al Premier un prezzo sempre più alto. Tenerlo in pugno. Migliaia di intercettazioni che raccontano di questa frenesia, un’occupazione che prende tempo, tanto tempo da far definire l’altra occupazione, quella politica di Premier, un impegno “a tempo perso”. …

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Amy, Amore nostro Grande

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Orgasmi in Libertà

Diceva Dacia Maraini durante il convegno Punto G a Genova, che da tempo si sta  dedicando alla lettura di decine e decine di romanzi erotici scritti da donne, veramente una gran quantità, per anni, di letture scritte da donne per eccitare donne, e forse non solo. Riferiva Dacia Maraini che in tutti, proprio tutti questi romanzi, il finale si presenta sempre con le stesse modalità: per mostrare il godimento supremo le donne scrivono di esperienze masochistiche. Quindi il massimo del piacere per una donna sarebbe essere sopraffatta in varissimi modi; in un caso riporta la scrittrice, un’autrice di tali romanzi faceva addirittura corrispondere il piacere supremo alla sua morte. Insinuava Dacia Maraini che forse anche in questo caso noi donne abbiamo introiettato un desiderio maschile, o presunto tale: cioè potrebbe essere che confondiamo il nostro desiderio più profondo con quello del partner, ci sarebbe una gabbia insomma, in fondo in fondo, che ci impedisce degli orgasmi personali e creativi. Il pubblico silenziosamente rifletteva; nel contempo una donna alzava la mano e dichiarava: può essere ma per noi lesbiche non è sempre così. Interessante, mi sa che in entrambe le dichiarazioni ci può essere del vero.…

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Il Sesso. Da vecchie.

Entro molto in sintonia con le ragazzine: io le ascolto e loro mi rispettano per questo. Nelle scuole mi chiamano loro prima ancora delle insegnanti. E’ un feeling che ho da sempre, c’è una parte di me che vive e pensa e sente con loro. Non è un vezzo. E’ così.

Poi c’è una parte di me che ama le donne anziane. Direi vecchie se oramai non fosse una brutta parola. Le amo sinceramente, le rispetto con tutto il mio cuore. Amo il loro essere il welfare del Paese, il loro coraggio nel vestirsi come credono, i loro corpi al di fuori dei diktat. Corpi  finalmente liberi. La mia amica Clara, quando avevamo entrambe 20 anni, un giorno disse: “non vedo l’ora di essere vecchia e di fottermi di piacere ai maschi”. Che libertà.

Questa è la foto di un uomo anziano con una moglie che ha  40’anni meno di lui.

Sopra avete visto una foto di una donna anziana con un uomo che ha trent’anni meno di lei. Se non avete letto il libro di Kureishi The mother vi suggerisco di leggerlo, non perchè sia un grande libro, ma perché rompe tutti i tabù: c’è una donna anziana, non rifatta, non elegante, non figa, che va a letto con un uomo giovane ed è un incontro di corpi. Gli inglesi, che anticonformisti! Qui noi a disquisire se le meteorine le vogliamo vedere a sedere all’aria o no, eccitandoci la sera davanti alla tv con la mamma o …

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Grande Donna. Ma brutta

Il tema di questo post è molto collegato a quello qui accanto proposto dalla rubrica Sguardi. Da una parte la rivista Vogue osa l’inammissibile e mostra nel numero in edicola, donne abbondanti, oltre che fighissime, suscitando anche commenti feroci tra alcune lettrici che associano l’idea di grasso a cattivo, malato, colpevole.

Qui invece vi propongo la mail che mi ha inviato Debora Migliucci, responsabile dell’archivio del lavoro CGIL, che mi domanda come superare la bruttezza di Teresa Noce in un documentario che ne racconterà la storia, spostando invece l’attenzione del pubblico sui molti talenti di questa grande precorritrice dei tempi. Mi pare ci siano gli spunti per una riflessione comune.

“…Ho un dottorato in Storia delle donne e dell’identità di genere e so che pure tra chi studia il tema si fatica a trovare sguardi e riflessioni non giudicanti. Io stessa credo di avere peccato di giudizio qualche volta. Nel suo caso mi sono sbagliata. Ho trovato nelle pagine del libro più domande, riflessioni che risposte. Evviva, mi son detta… ma cosa c’entra Teresa Noce?! La Noce è nata nel 1900 e morta da più di 30 anni, non ha fatto in tempo a confrontarsi con la tv di oggi. Invece un tema scottante che accomuna le sue riflessioni con la vita di Teresa Noce c’è, e riguarda il trinomio donne-corpo-politica. Posso iniziare così la nostra conversazione: Avevo su per giù 16 anni, non sapevo chi fosse Teresa Noce, ma sapevo che era BRUTTA. Eppure Teresa Noce è …

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Corpi (etero, gay, transgender…)

Il 12 era la giornata dei referendum, tra poche ore sapremo i risultati. Intanto a Roma quasi un milione di persone GLBT (gay, lesbian, bisex, trans gender) si sono incontrate per chiedere che i loro diritti vegano rispettati. Ho guardato a lungo i video della giornata, ho ascoltato le amiche/i che erano alla sfilata dei carri. Emerge una chiarissima evidenza: si sono divertite /i come pazze e pazzi ma ciò che più mi interessa, il corpo ostentato, agito, esposto, dichiarato, travestito, truccato è stato il mezzo di comunicazione più evidente. Non voglio usare oggi questo spazio per approfondire le problematiche gay, né per analizzare quanto dolore e fatica ci possa essere in chi deve lottare per esistere ed essere accettata/o così com’è (e su questo punto anch’io come donna qualcosa ne so). Constato solamente una energia formidabile che girava, vecchie tipe in jeans e camicia rilassate e in trasferta che azzardavano due passi di ballo con una drag queen favolosa in piume e paillettes rosa. Machi robusti e oliati che ancheggiavano vicino a una ragazza timida sorridente abbracciata alla sua ragazza, corpi di ballo queer arrivati da lontano per fare festa: insomma, io che ballerei sempre e comunque e che nella prossima vita questo farò, mi sono detta che, mannaggia, la prossima volta ci vado anch’io.

Pensavo a piazza del Duomo in festa per i risultati delle elezioni: si sta vicini, si gridano slogan, si ride alle battute di Bisio… ma niente corpo, niente energia fisica che rivoluziona gli …

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