959-02Il tema di questo post è molto collegato a quello qui accanto proposto dalla rubrica Sguardi. Da una parte la rivista Vogue osa l’inammissibile e mostra nel numero in edicola, donne abbondanti, oltre che fighissime, suscitando anche commenti feroci tra alcune lettrici che associano l’idea di grasso a cattivo, malato, colpevole.

Qui invece vi propongo la mail che mi ha inviato Debora Migliucci, responsabile dell’archivio del lavoro CGIL, che mi domanda come superare la bruttezza di Teresa Noce in un documentario che ne racconterà la storia, spostando invece l’attenzione del pubblico sui molti talenti di questa grande precorritrice dei tempi.
Mi pare ci siano gli spunti per una riflessione comune.

“…Ho un dottorato in Storia delle donne e dell’identità di genere e so che pure tra chi studia il tema si fatica a trovare sguardi e riflessioni non giudicanti. Io stessa credo di avere peccato di giudizio qualche volta.
Nel suo caso mi sono sbagliata. Ho trovato nelle pagine del libro più domande, riflessioni che risposte. Evviva, mi son detta… ma cosa c’entra Teresa Noce?!
La Noce è nata nel 1900 e morta da più di 30 anni, non ha fatto in tempo a confrontarsi con la tv di oggi.
Invece un tema scottante che accomuna le sue riflessioni con la vita di Teresa Noce c’è, e riguarda il trinomio donne-corpo-politica.
Posso iniziare così la nostra conversazione:
Avevo su per giù 16 anni, non sapevo chi fosse Teresa Noce, ma sapevo che era BRUTTA.
Eppure Teresa Noce è un personaggio affatto secondario nella storia dell’Italia: ha fondato il Partito Comunista (come i suoi colleghi maschi Palmiro Togliatti, Amedeo Bordiga etc); ha combattuto nella guerra di Spagna, è “fuoriuscita” in Francia dove il Pci aveva il suo centro di organizzazione durante la dittatura fascista, ha fatto parte dell’Assemblea Costituente (al pari di Amintore Fanfani, Aldo Moro etc); è stata un’affermata dirigente sindacale (come Giuseppe Di Vittorio); e la prima legge sulla maternità approvata nel dopoguerra porta il suo nome…
Tutto questo glorioso curriculum politico, spazzato via dall’aggettivo BRUTTA.
E’ possibile tracciare un filo nella storia che partendo dalla presunta e sempre ricordata bruttezza delle donne comuniste porti diritto alla ricerca di bellezza delle donne di oggi come strumento (tra gli altri) di affermazione?
Il corpo delle donne, e non la competenza, la destrezza, la puntualità, è stato, in fondo, fin dagli albori della Repubblica oggetto di interesse privilegiato: Togliatti ebbe parole di elogio per il modo di vestire di Nilde Iotti alla Costituente e le riviste dell’epoca erano colme di reportage sull’abbigliamento delle deputate sui banchi di Montecitorio. Cosa che non avveniva certo per i colleghi maschi..
Secondo lei è veramente un problema di donne che tendono a riprodurre canoni voluti dagli uomini oppure è un problema di uomini “ingabbiati” in un’identità che li porta a fare un certo tipo di battute e ad assumere un comportamento “cameratesco” per timore di essere esclusi dal gruppo?
L’ultima domanda è tutta sul presente
Lei scrive: “L’immagine femminile nei media è molto lontana dalla realtà”. Vero. Come possiamo, partendo da un docu-film su Teresa Noce, raccontare agli uomini e alle donne la grandezza del personaggio “nonostante” la sua bruttezza?”

Grazie, sarò lieta di accogliere eventuali suggerimenti.