Quando Angela Merkel diventò Cancelliere, in tedesco der Kanzler, fu per i tedeschi una novità, infatti fino a quel momento in Germania non si erano avute cancelliere donne, e nemmeno di conseguenza esisteva un termine per definirle. Detto fatto: la nuova arrivata coniò dunque un neologismo Kanzlerin ( in tedesco il suffisso “in” identifica il femminile). La lingua si evolve: diciamo maestra e infermiera, e sicuramente ci stupiremmo se nostro figlio ci raccontasse che il suo maestro ha spiegato qualcosa in classe e scoprissimo poi che il maestro è una donna. Anni fa presenziavo ad un convegno all’Università Bocconi. La conduttrice ( e non conduttore) chiamò sul palco” il presidente di Confindustria, il Segretario della Cgil e il Ministro delle Pari Opportunità”. Salirono Emma Marcegaglia, Susanna Camusso e Mara Carfagna. Se ci fosse stato presente un non vedente si sarebbe stupito nell’ascoltare delle voci femminili, visto che erano stati introdotti come fossero uomini. La lingua si evolve: un oggetto nuovo ci conduce a creare un nuovo termine, in altro modo utilizzeremmo pochi vocaboli come accadeva millenni fa quando la lingua utizzava molti meno termini. Anche i cambiamenti sociali influiscono sui mutamenti della lingua: e infatti l’emancipazione delle donne ha condotto a coniare il femminile di alcuni termini che definiscono le professioni: se non sto bene dirò “vado dalla dottoressa” e non dirò “dal dottore” se si tratta di una donna. Su questo siamo tutte e tutti d’accordo. Non si capisce dunque la resistenza, i frizzi …
Continua a leggere...
9 Milioni di Vecchie Inutili
Marina Abramovich, la 67enne artista performer, utilizza il suo corpo come strumento di innalzamento del livello di consapevolezza. Acclamata e riconosciuta, ha tra i suoi maggiori sostenitori/trici giovanissime/i da tutto il mondo. Il suo lavoro contribuisce in modo determinante a liberare il corpo dalle immagini stereotipate che lo ingabbiano e gli impediscono di esprimersi.
Indra Krishnamurthy Nooyi è l’Amministratrice Delegata di Pepsi Co. Indiana laureata in fisica, diventa presidente Pepsi nel 2001. Secondo Business Week da quando la 58enne Nooyi è direttora finanziaria, gli introiti della società sono aumentati del 72%.
Questa è Arianna Huffington. Greca, trapiantata negli USA, la 63enne imprenditrice all’età di 55 anni fonda un giornale online e con supremo e legittimo desiderio di affermazione, lo chiama “Huffington Post” che sarebbe poi il “giornale della signora Huffington”. Il suo magazine online diventa in breve il news aggregator più letto degli Stati Uniti, la signora si arricchisce e un paio di anni fa vende il marchio a caro prezzo anche al gruppo Espresso Repubblica.
Vandana Shiva è una 61enne attivista e ambientalista indiana. Continua a leggere...

Se Vuoi Trasferirti in Australia
Dalla nostra corrispondente Marina Freri uno sguardo, e un’intervista, sulla vita dei giovani australiani alle prese con studio, lavoro e progetti per il futuro:
Mi prendo una pausa da una settimana di cronaca locale dominata da incendi di portata gigantesca, che hanno distrutto oltre 200 case e che, al picco massimo, si sono estesi su un perimetro di 1600 chilometri in New South Wales, lo stato dove vivo. I bushfires, come li chiamano qui, sono una costante delle estati torride ma quest’anno sono arrivati in anticipo, in piena primavera.
Ne parlavamo in casa in queste sere, mentre il cielo era arancione e il fumo di un incendio, divampato a settanta chilometri da Sydney, si faceva strada anche nel nostro quartiere di palazzine e case col giardino, con una scuola elementare e un paio di negozi detti “convenience store” (i nostri alimentari) che vendono pane, latte e uova al carato – ci ho lasciato 15 dollari per un pane a fette, una busta di prosciutto cotto e un litro di latte.
Tornando agli incendi, certe cose qui, se ci sei nato, sono normali e le avverti – prezzi dei convenience stores a parte, a quelli non ci si abitua neanche col passaporto australiano.
Una collega della mia coinquilina Federica a mezzogiorno del 16 ottobre, ancora prima che ne parlassero i giornali, era uscita sul marciapiede del bar dove lavora e, guardando in su, aveva profeticamente annunciato: “Bushfires…”
Io ne ero rimasta affascinata e pensavo già di chiederle indicazioni sul mio …
Continua a leggere...
Neomamme e Mass Media
Ricevo questa lettera da Sara, una nostra formatrice del corso Nuovi Occhi per i Media. Leggo e condivido ciò che generosamente ci racconta. Io donna adulta con figli adolescenti, “primipara attempata”come scrissero sulla mia cartella clinica confermo l’esigenza importanitssima, di “prenderci tempo” prima durate e dopo la gravidanza. E di accettare i cambiamenti del nsotro corpo. Le nostre belle pance e i nostri chili in più, che hanno un significato.
Mi chiamo Sara, ho 31 anni e sono mamma da 18 mesi della piccola Flora e solo da poco tempo posso dire di avere raggiunto quell’equilibrio psico-fisico che mi permette di decentrarmi dalla bambina e di dedicarmi a me stessa, ai lavori (tanti e precari) che svolgo e ai miei interessi.
Per quanto una donna possa frequentare corsi pre-parto e ascoltare i consigli di quelle chi ci sono già passate, l’esperienza del puerperio è unica e inimmaginabile finché non ci si ritrova lì in prima persona.
Ciò che ho maturato in questi mesi, è che come donne neo-mamme dobbiamo imparare a prendere consapevolezza delle nostre risorse (pensate un po’ diamo la vita e la nutriamo!) ma anche dei limiti del nostro corpo in quei primi mesi dopo il parto. Limiti che risiedono nel dolore fisico causato da eventuali contrazioni uterine ed emorragie post-partum, dalle perdite di sangue per 40 giorni, dal bruciore per eventuali punti e lacerazioni vaginali, dalla sutura di un eventuale parto cesareo e, nel caso di allattamento al seno, dagli ingorghi mammari, dalla mastite, dalle ragadi, …
Continua a leggere...La Scomparsa della Vergogna
Ci sono luoghi, qui nel nord del Paese, per accedere ai quali, devi “conoscere qualcuno”. Lo sappiamo tutte/i, ma fingiamo che questa pratica non assomigli tragicamente al sistema clientelare di un Sud verso il quale arricciamo il naso, quasi a dire “Noi, siamo diversi”. Garantisco che in effetti non era così anni fa. O almeno non era così evidente e così accettato. Posso provare che non era pratica diffusa. Oggi è divenuto normale,qui al Nord, ascoltare frasi di questo tipo: “La scuola a cui voglio iscrivere mia figlia è eccellente ma molto selettiva . Mia figlia è brava, ma non basta: i posti sono pochi. Mio marito però conosce ( e qui fa un nome) e dunque abbiamo ottime possibilità di fare entrare Giulia. ” Dicevo che anni fa queste affermazioni erano rarissime. Ma l’elemento nuovo che emerge da queste dichiarazioni è l’assenza totale della vergogna. La frase suddetta infatti non solo viene pronunciata ma nessun elemento che comunichi imbarazzo la accompagna. Può anche dasi che anni fa questi comportamenti talvolta si manifestassero, anche se in numero decisamente inferiore rispetto ad oggi, ma venivano taciuti perchè ci si rendeva conto cioè si conservava ancora la consapevolezza che non fossero giusti, e che chi le pronunciava stava godendo di un privilegio immeritato, eticamente inaccettabile. La signora suddetta racconta del suo privilegio dunque non solo senza vergogna bensì consapevole e soddisfatta del favore di cui gode immeritatamente. Anna ha poco più di trentanni e già possiede una …
Continua a leggere...
La Fine del Coraggio?
di Giulia Camin corrispondente da PARIGI
“La posta in gioco stessa del coraggio è di mettere alla prova la natura della volontà e della libertà del soggetto. Noi non saremmo liberi se non alla stregua della messa alla prova del coraggio? Eppure, niente di più certo di un soggetto che, alla chiamata del dovere del coraggio, si sente già condannato. Che cos’è volere? Che cos’è il volere se non già il manifestarsi di una certa forma di coraggio? Poiché volere, vorrà dire affrontare il passaggio verso il potere. Volere non è ispo facto potere. Non basta volere per potere. Oppure sì. Basta. Ed è così che il territorio immenso della volontà si apre, come un abisso. E la posta in gioco diventa chiara. Il coraggio, sarà già il volere. Decidere di volere. Nient’altro che ciò”( Da “La fin du courage” di Cynthia Fleury)
Ieri ho guardato un telegiornale italiano in streaming; sono pochi quelli visibili gratuitamente per gli italiani all’estero. Non lo guardavo da tempo, più o meno da quando mi sono arresa alle evidenze: venti minuti dedicati ai problemi giudiziari di pochi, cinque minuti per accennare ai problemi reali di un intero paese. Ma ieri ne sentivo il bisogno, ero ansiosa di partecipare, anche se da lontano, ai funerali di Lea Garofalo. Fremevo dalla commozione e avevo necessità di vedere una folla oceanica pronta a rappresentare anche la mia di vicinanza a Denise, sua figlia. Lea, che esempio immenso di coraggio e di amore per la legalità. Quanta …
Continua a leggere...
Ma Dimmi: E’ Coraggioso?
Avevo diciotto anni e stavo raccontando ai miei di un ragazzo che avevo appena conosciuto. Sorridevo mentre parlavo e certo si capiva che mi piaceva. “Ma dimmi, è coraggioso?” mi chiese ad un certo punto mio padre. Ci sono delle qualità ritenute desuete, fuori moda e non adeguate ai tempi. Poi basta che qualcuno abbia il coraggio di riproporle e ci accorgiamo di quanto oggi quelle doti sarebbero utili. Prendete l’indignazione. Quando è uscito Indignez Vous di Stéphane Hessel, il libro è andato a ruba, nonostante fosse scritto da un anziano signore, il massimo del fuori moda si sarebbe detto. Eppure di capacità di indignarsi c’è così bisogno, perchè è questo sentimento che conduce all’azione, mentre la critica sterile non conduce a nulla.
“Ho visto il suo lavoro Zanardo, Il Corpo delle Donne” mi dice la Direttora di un’importante agenzia di pubblicità “bello, ben fatto, fa riflettere..” poi fa una pausa e continua quasi complice “però non diciamolo troppo spesso perchè altrimenti ci danno delle moraliste” e intanto mi guarda di sottecchi. Se c’è una qualità che mi riconosco è il coraggio, e ne sono orgogliosissima.
Con questa dote non credo di esserci nata. Anch’io come molte ho fatto scelte nella vita da gragaria. Non saprei dire se la fatica immensa vissuta talvolta in azienda e che mi portò a posizioni di prestigio fosse motivata da un reale interesse o dal bisogno di approvazione, che è giustificato, ci mancherebbe! in alcune fasi della vita ma che diventa …
Continua a leggere...
commenti recenti