Marina Freri, la nostra corrispondente italiana residente a Sydney, sta trascorrendo qualche settimana in Cina prima di tornare a Lodi per le vacanze. Credo che in questi mesi di cronaca italiana miserrima, mesi in cui ci abituiamo  a parlare del nulla, con le primarie che oscurano tutte  le notizie internazionali come fossimo il paese piu importnate del mondo mentre non lo siamo, con i dettagli sulle risse di politici oscuri di cui non ci frega nulla, ecco credo che dovremmo apporfittare tutte/i di questi articoli che ci raccontano di un mondo fuori dall’Italia su cui è bene posare lo sguardo. Ad iniziare dal discorso della Ministra Julia Gillard.

Pechino fredda di neve mi costringe a stare in casa a guardarla dall’undicesimo piano del grattacielo dove una mia amica  si è trovata una stanza  a poche fermate di metro da piazza Tiananmen.

Intanto, mi metto a riflettere sull’anno che volge al termine.

Uno degli eventi che annovero tra i più importanti di questo 2012, trascorso in Australia, è la lectio magistralis sulla misoginia tenuta dalla Primo Ministro Julia Gillard, alla presenza del parlamento e del diretto interessato, il leader dell’opposizione, Tony Abbott. (Potete vederlo qui: http://www.abc.net.au/news/2012-10-17/misogyny-redefined-after-gillard-speech/4317468)
Il suo discorso fiume, come penso sappiate, ha segnato un punto di non ritorno, tanto che il dizionario Macquarie ha aggiornato la voce “misoginia” offrendone una definizione più ampia che, oltre al letterale “odio per le donne,” includa anche un atteggiamento sessista di pregiudizio in generale.
Certo, la filippica di Gillard non nasce da sola matrice ideologica: in gioco c’erano i numeri precari di un governo di minoranza che si regge su fragili alleanze; ma il suo intervento ha avuto il merito indiscusso di aver elevato il dibattito sulle questioni di genere nazionali, stabilendo un nuovo standard, cui i politici, prima, e i cittadini, poi, dovranno attenersi.
Non tollererà più Gillard, e con lei le australiane, di essere ritratta come una strega da ardere alle manifestazioni dell’opposizione o di essere chiamata “bitch” (la puttana del leader dei Verdi) o, ancora, che si deridano i momenti dolorosi della sua vita privata, come la morte di suo padre.
Nell’Australia contemporanea non c’è posto dunque per chi ingabbia le donne in stereotipi retrogradi; per chi non riconosce nelle pari opportunità la cifra del progresso sociale ed economico della nazione; per chi copre di ridicolo donne in posizioni di potere, con un umorismo basso e grasso che non oserebbe riservare ad un uomo di inferiore caratura.

Mentre penso all’Australia e a come mi insegni che bisogna temere le parole che non vengono dette, capito sui social media, dove apprendo che il Comune di Lodi si è mosso per patrocinare un’iniziativa definita “coraggiosa e rivoluzionaria” da parte della stampa locale: ovvero la realizzazione di un calendario di nudi artistici di ragazze lodigiane, i cui proventi andranno in beneficienza (http://www.comune.lodi.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/4529).
Mentre mi documento, grazie alle segnalazioni di Diego e Arianna, arrivo a leggere su una pagina Facebook una serie di commenti velenosi nei confronti delle ragazze che liberamente hanno deciso di posare nude.

E ne rido.
Rido di un femminismo moralista di ritorno che vuole coprire l’ombelico a Miss Italia, ma non cucirle la bocca quando entra a porte spalancate in prima serata sulla televisione pubblica.
Rido perché un calendario di nudi artistici, di ragazze del posto e per altro bellissime, non mi offende.
Ma, seria, mi schiero con quei pochi che mettono in discussione la scelta della giunta comunale.
L’istituzionalizzazione di un calendario di nudi femminili, sebbene artistici, nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, manda un messaggio di distrazione e sottovalutazione dell’emergenza femminicida nauseabondo.
Nessuno scagli un granello di sabbia contro il calendario, le modelle o il fotografo; ma qualcuno dica al Comune di Lodi che, oltre le sue mura, il suo Torrione, i suoi campi e i suoi negozi dalle firme esclusive, esiste un paese dove le donne cadono come le mosche per un femminicidio che l’ONU ha denunciato con forza.
Non solo, l’istituzionalizzazione comunale ha anche autorizzato il fiorire di un dibattito dell’odio diretto contro le esponenti del comitato Se Non Ora Quando che lamentavano la triste coincidenza della promozione del calendario con la giornata anti violenza
Alcune ragazze che dissentivano dall’iniziativa mi hanno raccontato di non volersi esprimere perché erano sicure che sarebbero andate incontro ad una sassaiola di insulti sul loro aspetto. I loro timori erano del tutto comprensibili.

Uno dei commenti pubblicati su Facebook, poi censurato, recitava più o meno così: “Le donne che si lamentano [di questo calendario] sono così brutte che nessuno se le stuprerebbe.”
Altri commentatori dicevano, a difesa del comune, che Lodi non si scrollerà di dosso il suo provincialismo, misurabile dunque in calendari, fino a che non imparerà ad evolvere e ad abbracciare il nuovo – che cosa c’è, in fondo, di più rivoluzionario del nudo femminile in Italia?

Ecco io direi a questi signori promotori dell’evoluzionismo che sono perfettamente d’accordo con loro.
Dobbiamo evolvere ed è giusto che si applichi il darwinismo su chi offende l’intelligenza di tutto il genere umano, violentando la parola.

Chi si esprime nei termini riportati qui sopra – chi se le stuprerebbe quelle che si lamentano? – deve estinguersi.

Queste persone non devono esistere, perché impediscono alla nostra specie, nel mio caso della varietà lodigiana, di migliorarsi e progredire.
Vi auguro buone feste e che non perdiate l’occasione di zittire qualche arrogante.

Se, nel frattempo, qualcuno avesse da ridire sulla mia cellulite o sul mio sedere flaccido, può farlo di persona: per tutto il prossimo mese sono a Lodi, città che amo e che se non avete mai visto vi consiglio di visitare, almeno sbirciando gli scatti della mia amica Arianna http://blog.atcasa.corriere.it/community-garden/2012/12/11/quando-la-natura-piu-estrema-abita-fuori-casa-la-pianura-in-un-giorno-dautunno/.

Chi volesse, può dunque trovarmi nelle salumerie locali o alle bancarelle dei formaggi nei giorni di mercato.