Carolina de Assis brasiliana che ci scriveva da Rio, è arrivata a Bologna per studiare. Le abbiamo chiesto di continuare a colalborare con noi 🙂
Ci racconta del Festival di Internazionale di Ferrara. Ringraziamo Carolina, ilsuo report è qui sotto.
Io approffitto per dire  da sempre il festival di Internazionale mi ricorda il nostro provincialismo insostenibile. Ieri c’era Laurie Penny 26enne voce del femminismo britannico. Perchè straniera viene invitata ascoltata e rispettata da soggetti italiani che non degnerebbero di uno sguardo una di voi che leggete.  Schiere di giornalisti italiani radical chic tempo fa prendevano appunti ascoltando Natasha Walters femminista convinta,  che, se fosse stata loro connazionale, avrebbero liquidato con un sorrisino nel migliore dei casi o, nel peggiore dandole della sfigata, no meglio della MORALISTA! E c’era pure Beatriz Preciado! CHe vedete nella foto esperta di tematiche queer, riverita in francia e spagna per la sua testa nonostante il look. E ve lo immaginate se una di noi domani si presentasse in un talk show della sinistra figa con il baffetto della meravigliosa  Beatriz?  Guardate,quasi quasi lo faccio 🙂
“Ma come mai donne così in gamba come  ne incontro parecchie qui non hanno la visibilità che si meritano”? mi chiedeva un notissimo corrispondente inglese due settimane fa durante un convegno internazionale. Già,come mai? Ma ancor più: come mai moltissime donne non si emancipano da questi nostranissimi intellettuali miserelli  e li mandano a quel paese?

Profumo di caffè e cornetto al cioccolato. Ero ancora all’aeroporto, e quel dolce aroma già mi invadeva le narici, quasi come mi volesse dire “bentornata in Italia”. Grazie mille, ho voluto rispondere. E rieccomi qui, aliena in una terra sulla quale ne so un bel po’ ma che non smette mai di stupirmi, e forse proprio per quello sono voluta – quasi dovuta – tornare.

Il tassista che mi ha portato alla mia nuova casa era un simpaticissimo uomo siciliano, che da tredici anni vive al nord dell’Italia. A casa mi aspettava la mia coinquilina, una bellissima donna pugliese, da due anni a Bologna. Il giorno dopo sono andata alla copisteria qui all’angolo, e il gentilissimo ragazzo che mi ha aiutato parlava con un accento che denunciava che l’italiano non era la sua madrelingua. “Scusa, ma di dove sei?”, ho chiesto. “Dell’Iran”, mi ha risposto con un sorriso. All’università ho una collega messicana, una polacca, uno belga e tante ragazze venute dalla Spagna.

Durante la settimana sono venuti dei muratori per dipingere i muri dell’appartamento. Parlavano tra di loro in una lingua che non ero in grado di capire e che non riuscivo a riconoscere. “Scusatemi”, ho chiesto ancora, “voi di dove siete?” “Della Romania”, há risposto uno di loro, gli occhi azzurri sospettosi. Mi sono scusata dicendogli che non sono italiana neanche io, e non riuscivo a capire in quale idioma parlavano. Allora i suoi occhi si sono illuminati di nuovo e abbiamo fatto conoscenza. Dopo che ci siamo salutati, ho concluso che me la caverò benissimo in questa città: mi sa che, stranieri o no, da queste parti siamo tutti um po’ alieni.

*

Questo weekend sono stata a Ferrara per il Festival Internazionale. Sabato sera ho assistito al dibattito col tema “Giovani contro vecchi – I figli del baby boom hanno rubato il futuro alle nuove generazioni?”, con Laurie Penny, giornalista e scrittrice britannica (e piccolo genio, aggiungerei: ha 26 anni ed è già una delle più importanti voci del femminismo nel Regno Unito) e David Randall, anche lui britannico, nome autorevole nel giornalismo mondiale, classe 1951. Laurie nei panni del pubblico ministero, e David come avvocato di difesa. La discussione partiva dalla teoria che il patto generazionale è stato tradito dai baby boommers, che sarebbero responsabili del casino economico, politico ed ambientale nel quale ci troviamo e che ai giovani spetta sistemare ed anche subirne le conseguenze.

“Si chiede ai giovani di affrontare la realtà, una realtà costruita sul debito e sulla sabbia. Siamo di fronte ad un futuro senza istruzione, senza lavoro, senza welfare, un futuro molto più difficile di quello che le altre generazioni hanno dovuto affrontare”, ha cominciato Laurie. “Ma non tutti i baby boommers sono colpevoli. Molti di loro hanno cercato di aiutarci, schierandosi contro questo sistema rotto, perseguendo il cambiamento sociale ed economico, per esempio. Questo concetto di ‘guerra generazionale’ serve solo a ridurre la questione alla battuta ‘i giovani contro i vecchi’, quando piuttosto si tratta di una questione di classe: i ricchi contro i poveri.”

David era d’accordo: “In tutte le generazioni ci sono persone che tendono ad aiutare gli altri. Noi non abbiamo cospirato a rubarvi il futuro. Quelli col potere, però, hanno fatto che quelli con soldi diventassero ancora più ricchi. Non è una questione di età o di generazione. Se davvero c’è stato un furto, quello è stato compiuto dai banchieri, dai ricchi e dai politici che hanno sostenuto gli interessi di questi. Ed anche di quelli di noi che non si sono interessati e che non sono andati a votare o non hanno voluto partecipare, a prescindere dall’età.” Per lui, è imprescindibile che tutti quanti che vogliono il cambiamento, siano giovani o vecchi, si uniscano per cercare insieme una soluzione.

Laurie ha aggiunto: “Dicono che siamo pigri, egoisti, che ci lamentiamo troppo. Ma la nostra realtà è in pezzi e quello che abbiamo ereditato non funziona più. In ogni modo, noi giovani siamo nei guai. Ci resta solo decidere quale tipo di guaio vogliamo affrontare. La cosa più importante che possiamo fare adesso è imparare dalla storia: dobbiamo resistere ai tentativi di alcuni grupi politici di mettere la colpa sugli immigrati o i musulmani o chessia, che spesso vengono presentati come gli aguzzini della classe lavoratrice in tanti paesi dell’Europa. Dobbiamo cercare di mantenere una società libera, per tutti.”

Ho sentito proprio ieri da una carissima amica italiana del suo peregrinaggio: una neolaureata brava e competente che da mesi è in giro per diverse città in Italia in cerca di lavoro, senza successo. La frustrazione può facilmente trasformarsi in rabbia, e non è difficile che questa si sia rivolta a quelli che ci sembrano estranei. Secondo me la differenza non dovrebbe sottrarre, anzi: la differenza sostanzialmente arricchisce. Guai a chi ci vuole far credere il contrario.