Posts tagged "carol de assis"
Radical Chic!

Radical Chic!

Carolina de Assis brasiliana che ci scriveva da Rio, è arrivata a Bologna per studiare. Le abbiamo chiesto di continuare a colalborare con noi 🙂 Ci racconta del Festival di Internazionale di Ferrara. Ringraziamo Carolina, ilsuo report è qui sotto. Io approffitto per dire  da sempre il festival di Internazionale mi ricorda il nostro provincialismo insostenibile. Ieri c’era Laurie Penny 26enne voce del femminismo britannico. Perchè straniera viene invitata ascoltata e rispettata da soggetti italiani che non degnerebbero di uno sguardo una di voi che leggete.  Schiere di giornalisti italiani radical chic tempo fa prendevano appunti ascoltando Natasha Walters femminista convinta,  che, se fosse stata loro connazionale, avrebbero liquidato con un sorrisino nel migliore dei casi o, nel peggiore dandole della sfigata, no meglio della MORALISTA! E c’era pure Beatriz Preciado! CHe vedete nella foto esperta di tematiche queer, riverita in francia e spagna per la sua testa nonostante il look. E ve lo immaginate se una di noi domani si presentasse in un talk show della sinistra figa con il baffetto della meravigliosa  Beatriz?  Guardate,quasi quasi lo faccio 🙂 “Ma come mai donne così in gamba come  ne incontro parecchie qui non hanno la visibilità che si meritano”? mi chiedeva un notissimo corrispondente inglese due settimane fa durante un convegno internazionale. Già,come mai? Ma ancor più: come mai moltissime donne non si emancipano da questi nostranissimi intellettuali miserelli  e li mandano a quel paese?

Profumo di caffè e cornetto al cioccolato. Ero ancora all’aeroporto, e quel dolce aroma già …

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Lettera da.. Rio de Janeiro (3)

Lettera da.. Rio de Janeiro (3)

Carol De Assis ci racconta della violenza di genere vista dal Brasile.

Care tutte e cari tutti, ho una carissima, amatissima amica, di quel tipo di persona che ispira ammirazione e che mi rende molto lusingata della reciprocità dei nostri sentimenti. Una donna bella, intelligente, interessante e cosciente del suo valore – che non è poco. Questa mia amica, quando ci siamo conosciute, aveva un ragazzo. Aveva 21 anni e loro eravano insieme già da due anni, e col tempo e con la prossimità ho visto quanto era un uomo carino, intelligente e interessante anche lui, ed ero felice di vederli insieme, due belle persone e che mi piacevano tanto. Ecco che dopo qualche mese di amicizia, lei ha iniziato a lamentarsi di lui con me. “È molto geloso”, mi diceva. “Litighiamo tutto il tempo, se la prende con qualsiasi uomo con chi io parli, e mi rompe le scatole ogni volta.” A me è sembrato strano che quell’uomo sempre sorridente, sempre di buon umore, con un animo così leggero, fosse dato a una gelosia patologica, come me lo diceva la mia amica. Provavo a darle dei consigli: “magari se provi a fargli vedere come ti fa male e come non c’è niente di cui essere geloso…” “Certo, ci provo, devo avere pazienza…” Col tempo ci siamo avvicinate sempre di più, e mentre la sua fiducia in me cresceva, le storie diventavano sempre più pesanti: “Si arrabbia sempre… Ha un animo violento… A volte, mentre litighiamo, sferra dei pugni sul

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Lettera da.. Rio De Janeiro (2)

Lettera da.. Rio De Janeiro (2)

Ecco la seconda corrispondenza di Carol De Assis, in cui ci racconta di politica, donne e informazione in Brasile.

Care tutte e cari tutti, nella mia prima lettera ho parlato un po’ di me e della mia ricerca sulle donne in politica in Brasile e la loro rappresentazione nei media. Vi voglio parlare ancora un po’ della mia passione su questo argomento e di come se la cavano le nostre sindache, deputate, ministre e presidenta.

Inizio proprio da queste parole: sindaca, deputata, ministra, presidenta. Sono queste le parole che mi hanno portata qui. Una volta Lorella ha chiesto cosa serviva perché in Italia queste parole non facessero più ridere. Nella sua ultima lettera (stupenda!), Livia, da Berlino, ha parlato del peso delle parole, in italiano e in tedesco. Qui in Brasile, sin dal primo gennaio del 2011 abbiamo una presidenta. Non presidente, come ci siamo abituati a dire in portoghese, ma presidentA – se la lettera A è quella usata nella nostra lingua per segnalare il femminile, io la voglio usare per segnalare la mia identità di donna, ha ragionato Dilma Rousseff. Lei si è sempre presentata come la futura presidenta del Brasile. La parola è diventata una vera e propria rissa tra i suoi sostenitori/e e i suoi oppositori/e, ed è pure un modo di sapere se uno/a simpatizza o meno con la Rousseff: basta osservare se si riferisce a lei come ‘presidenta’ o ‘presidente’. Come femminista e professionista della comunicazione, ho sempre fatto molta attenzione al modo in

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