Il Cambiamento è già Avvenuto

Cara Lorella sono d’accordo nella sostanza , ma mi sembri troppo ottimista” sul “già avvenuto”..offro un contributo che dedico a tutte le donne…
IL RESPIRO IL DESIDERIO L’AMORE PER IL DIVENIRE DELLA “COSCIENZA”E RI-FONDARE LA COMUNITA’ – LA “VIA” DI L. IRIGARAY –
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Ho vissuto questa lunga estate con la percezione e la sensazione fisica e psichica di un cambiamento “epocale” in atto. E con la paura profonda di un “avvicinamento” all’”irreversibile”. Una donna disse , più o meno all’inizio del trionfo (?!) del “liberismo”: “la società non esiste…”. Aveva ragione. Perché “il liberismo”sta distruggendo la società l’umano e l’abitabilità della terra. LA MADRE TERRA LA MADRE NATURA si dice in tutte le lingue. Quindi, prima viene LA VITA . E la vita è “donna”. Ormai sappiamo che LA CRISI è radicale: è “crisi” di cultura e di CIVILTA’. Ormai sappiamo che “uscire dalla crisi”significa”ri-costruire ri-fondare partendo dalle “radici”.In tutte le “ricette”che vengono proposte , anche in quelle più avanzate (!?) , manca un pensiero , che superando il “pensiero unico”abbia la capacità di pensare l’impensato indicando “LA VIA”. Forse perché la “via” si può trovare solo in una “pratica della coscienza” che ancora non è stata sperimentata. Una pratica “duale”. Una via che nasce nel respiro nel desiderio nell’amore…il problema centrale è IL RAPPORTO UOMO-DONNA. Tutte le rivoluzioni del novecento sono sostanzialmente “fallite”. Perché , pur avendo portato a miglioramenti nella condizione dell’uomo e della donna , non hanno focalizzato il centro del problema. Non ci hanno dato un linguaggio e una pratica “universale”( pur nelle differenze) della trasformazione…per questo “io sono mia(o)” “partire da sé”…hanno ancora valore …
LUCE IRIGARAY ha attraversato il pensiero della cultura occidentale e si è confrontata con il pensiero dell’oriente . Troviamo una parte di questo attraversamento in:” TRA ORIENTE E OCCIDENTE –dalla singolarità alla comunità – manifestolibri”. Io ne riporto solo alcuni pezzi. Ma ne consiglio vivamente la lettura. In questo momento di “risveglio” della cultura e della pratica “femminista”( Paestum 2012 ecc.) offre un pensiero e una pratica della trasformazione di incomparabile spessore…
INTRODUZIONE –
“ Di molte specie è l’inquietante, nulla tuttavia di più inquietante dell’uomo s’aderge”. (Antigone, Sofocle, v. 332-333).
La nostra epoca è certo inquietante, meno dell’uomo tuttavia. Ciò che essa ha d’inquietante consegue dal carattere inquietante di lui. Tutte le interpretazioni del nostro malessere, tutti i rimedi che sono proposti o portati, risultano incapaci di trattare la causa dell’inquietante se non interrogano quello che l’uomo è da secoli; sono troppo parziali e superficiali e non raggiungono la fonte donde nasce il pericolo. Tutte le interpretazioni e tutti i rimedi sfociano allora nel nulla, come l’uomo stesso. E la morte, di ciascuno e di tutti, sembra la sola cosa capace di opporsi al potere annientante dell’uomo…Così la crisi economica dei nostri tempi, per fare un esempio che ci affascina rispetto al nostro malessere, è solamente un sintomo di ciò che l’uomo è da secoli. Trattare questa inquietudine economica senza preoccuparsi della causa corrisponde, per l’uomo, a sfuggire ancora di più a se stesso, al suo mondo, e ad affrettare ancora la sua rovina, quella della specie umana, quella del pianeta.
E non pensate che io sia qui a giocare, elaborando belle metafore per sostenere una mia utopia. Parlo di cose reali. Ma chi ha ancora orecchie per percepire qualcosa della realtà?
Come dunque aprire di nuovo l’orizzonte di un mondo che è diventato estraneo a chi l’ha costruito e pericoloso per tutti e tutte?
Sembra necessario effettuare due gesti: rifondare l’identità singolare, rifondare l’organizzazione comunitaria…
SVEGLIATI DAL DESIDERIO –
La donna in quanto tale e in quanto amante è più spesso disprezzata che lodata, per lo meno a livello spirituale. La donna sarebbe la custode del corpo, della natura, certo necessari ma che mettono continuamente lo spirito in pericolo. La donna sedurrebbe, allontanando l’uomo dal suo cammino, e lo farebbe decadere dalle sue conquiste spirituali. Conosciamo pochi maestri, o poche maestre, spirituali in Occidente. In Oriente, invece, la donna è stata spesso la prima e addirittura la sola iniziatrice, sia spirituale sia sessuale. Le due cose erano il più delle volte legate. Ciò può sembrare ingenuo e pure diabolico per chi non prende il tempo di riflettere. Ma è facile ricordare che il desiderio è spesso risvegliato dalla donna e che esso rappresenta un di più rispetto al bisogno. Il desiderio è probabilmente solamente umano, sconosciuto all’animale. Questo prova un’eccitazione sessuale determinata da cose materiali e la deve soddisfare, anche per quanto concerne la riproduzione. Per l’essere umano, l’attrazione sessuale è più complessa, sempre per una parte spirituale, anche se il corpo, che consideriamo come semplice natura, ne è il luogo. Di fatto, il desiderio fra gli esseri umani non lo capiamo bene perché è legato all’invisibile, all’inafferrabile della carne: all’anima al respiro al soffio. Se non siamo perversi, necrofili, nel desiderio cerchiamo un di più di vita, un supplemento di vita. Il desiderio stesso risveglia già in noi una vita generalmente assopita: desiderare rappresenta un risveglio. Ma non sappiamo coltivarlo. Invece di far salire o scendere l’energia dai centri della vitalità elementari ai centri spirituali e viceversa, immaginiamo di desiderare qualcuno(a) e di non essere attratti(e) dal mistero spirituale nascosto in lui o in lei. Vogliamo possedere l’altro come oggetto invece di avvicinarlo per condividere con lui o con lei l’energia del desiderio.
Il desiderio sessuale ci è stato insegnato come un’opera della sola carne e non dello spirito. Ecco il peccato dell’Occidente.Quest’errore ha paralizzato l’energia sia dell’uomo che della donna. Esso ci ha fatto regredire all’animalità: all’attrazione istintiva, anche per quanto riguarda la riproduzione. Esso ha ridotto il sesso a uno strumento di possesso, di perversità, di morte, invece di trovare nella differenza sessuale un cammino spirituale che può condurre all’amore, al pensiero, al divino.
Nel racconto della Genesi possiamo intendere che il peccato è voler conoscere il mistero di Dio anziché rispettarlo come soffio divino. Non sarebbe l’energia sessuale il peccato, ma la sua paralisi in saperi, in tecniche, in volontà di possesso o di sottomissione.
Come tale, il desiderio sessuale è risveglio dello spirituale in sé e nell’altro. Ma si confronta con due fallimenti: la sua riduzione alla conoscenza o la sua regressione alla semplice natura. Questi due vicoli ciechi figurano la dicotomia da superare fra corpo e spirito, e pure fra donna e uomo.
Per riuscirvi, è necessario riconoscere che ciascuno(a) ha un proprio corpo e un proprio spirito e che non si deve tagliare l’essere umano in due: metà uomo metà donna. La specie umana è composta da due generi irriducibilmente diversi. Sono attratti l’uno dall’altro, l’uno verso l’altro, a causa del mistero che rappresentano l’uno per l’altro, mistero che non può essere rivelato, svelato, ma che è fonte di vita naturale e spirituale.
Ciò che attrae l’uomo e la donna l’uno verso l’altro non è una semplice attrazione sessuale che potrebbe soddisfarsi attraverso, direi, un passaggio all’atto. Talvolta oggi regrediamo a tale comportamento perché la sessualità è divenuta oggetto di un negozio sottoposto a diverse speculazioni e tecniche.Regrediamo pure perché l’uomo e la donna dimenticano il mistero della loro differenza: la riducono a una peculiarità corporale utile alla produzione di godimento e di figli.
La causa dell’attrazione fra i generi svanisce allora. Droghe e eccitanti diventano indispensabili per suscitare il desiderio, un desiderio che resta insoddisfatto perché non concerne più l’intero essere.
IL RESPIRO CONDIVISO –
Ciò che attrae l’uomo e la donna l’uno verso l’altro consiste in una differenza di soggettività, di rapporto con il respiro piuttosto che in una diffrenza corporale. E’ proprio la vitalità o l’anima di una donna che seduce un uomo, più che unicamente un sesso o una bellezza già artificialmente conquistata. Le ragazze più belle non sono sempre le più desiderabili, salvo che al cinema e alla televisione. Ciò che cerca il ragazzo nella ragazza, l’uomo nella donna è un supplemento o un cammino di vita. E se il desiderio come tale – non l’amore, però – si muove spesso dall’uomo verso la donna, succede probabilmente per il fatto che lei ha una riserva di soffio più grande. L’uomo impiega l’energia per fabbricare, fare, creare all’esterno di sé.Mette il respiro, il soffio vitale o spirituale nelle cose che lui elabora; lo utilizza per costruire un mondo, il suo mondo. Custodisce poco il suo soffio, la sua anima dentro di sé. Perché essa si mantenga in lui stesso, ha bisogno di strumenti: concetti, dogmi, riti, ecc. Ma allora il respiro non è più libero, più condivisibile. La donna, in modo più spontaneo, conserva l’aria, il soffio, in sé. Si tratta qui di un’identità fisiologica ma anche relazionale… La ragazza, la donna respira per vivere ma pure per condividere, comunicare, accomunare. E’ vero a livello fisico e dovrebbe esserlo a livello spirituale.
Ma assoggettando la donna alla spiritualità maschile , la nostra tradizione ha tolto alla donna la sua anima e ha così privato l’uomo stesso di una risorsa spirituale, anche nell’amore carnale. Se l’atto carnale può apparirgli come una piccola morte, addirittura come peccato, è proprio perché ha dimenticato che può ricevere qualcosa di spirituale avvicinandosi al respiro della donna. ..
LA MEDIAZIONE DEL GENERE –
Ma c’è una terza via, che consente di proseguire il divenire umano, aprendo una nuova epoca della Storia. Questa via, certo, ci obbliga a cambiare il nostro modo tradizionale di ragionare. Ma cambiare metodo vale più che perdere la coscienza. Si tratta di rinunciare a costituire la coscienza tramite la dominazione della natura: universo cosmico, naturalità della madre o della donna, origine della vita o dell’istinto. Si tratta di abbandonare un cammino di conoscenza autarchica, di fatto astratta e non realmente oggettiva, e di interpretare la coscienza occidentale, il soggetto occidentale , il nostro “essere io” ed “essere noi” come sottoposti a delle mediazioni proprie dell’identità maschile, e pertanto non realmente universali, neppure neutre. Si scopre allora che la natura in quanto umana è “due”: maschile e femminile, e che essa esige una doppia soggettività, un doppio “essere io” per coltivarsi.
Una simile via del divenire della coscienza è senza dubbio la più colta e la più spirituale che si offra a noi oggi. Corrisponde d’altronde a un certo numero di imperativi del nostro tempo. Unisce dunque necessità empiriche e necessità trascendentali. In effetti, essa lega in un rapporto dialettico nuovo natura e cultura, facendo della differenza di natura – di genere, di età di razza, ad esempio – una differenza insuperabile da una coscienza assoluta. Così, l’oggettività di una differenza insormontabile si opporrà sempre alla dominazione di una coscienza. Questa rimarrà legata alla natura, alla singolarità concreta, cioè rimarrà incarnata sfuggendo all’universalità astratta.
La differenza più universale e irriducibile da questo punto di vista si trova nella differenza tra i generi umani. Essa appare come la condizione, sia empirica che trascendentale, per tutelare la possibilità di una nuova epoca della Storia o , più semplicemente, per assicurare un divenire all’umanità. In effetti essa impone una differenza alla coscienza e una differenza insuperabile, cioè un divenire senza fine. Inoltre , questa differenza è quella di un’altra coscienza viva, e il rischio di incarcerazione della coscienza in un’oggetti9vità sbagliata, in un assoluto fittizio e morto, si trova ridotto, così come quello di fermarsi all’animalità istintiva. Non è la stessa cosa avere come partner del movimento e del processo dialettico un’oggettività più o meno inanimata, più o meno propria, da superare o raggiungere, o una soggettività che obbedisce a necessità diverse dalle mie. In questo caso, la dialettica diviene, o ridiviene, dialogo fra due coscienze, torna dunque ad un reale processo relazionale e non si accontenta di un metodo di dominazione da parte di una coscienza nei confronti della natura: quella esterna a sé, quella in sé o quella fra noi.
Da allora, il divenire della coscienza, della cultura, non può essere affidato ad un solo soggetto, ma si genera nell’interazione fra due soggettività irriducibili l’una all’altra: quella dell’uomo e quella della donna. Non esiste più un solo “logos”, definito da sempre e per sempre in un solo Dio o un solo assoluto, e inscritto nei neuroni della specie umana. Ci sono due catene linguistiche che entrano in interazione, lasciando aperta la totalità del senso e delle sue espressioni verbali, gestuali, plastiche. Fra i due soggetti, l’uomo e la donna, non si produce così soltanto una nuova generazione naturale , cioè dei bambini , ma anche una nuova generazione spirituale, una nuova cultura ormai senza termine né assoluto unico. Senza rischio, dunque, di un ordine totalitario imposto da una sola verità, una sola oggettività, un solo capo….
LA CONDIVISIONE CARNALE COME CAMMINO SPIRITUALE –
…Il compimento della natura umana si raggiungerebbe piuttosto non nella rinuncia all’amore carnale, nella castità privativa, ma nella condivisione della carne al di là del’istinto, fra l’altro di procreazione, al di là dell’approvazione e del possesso dell’altro, al di là anche del fallimento o svanimento della coscienza nel ricadere in un indifferenziato sedicente naturale,. Incapace di diversità, di trascendenza nei confronti dell’altro.
La condivisione carnale si fa allora cammino spirituale, cammino poetico o perfino mistico, cammino di castità in un senso più rigoroso che la rinuncia semplice della carne, rinuncia che non è ancora superamento delle sue produzioni illusorie, fantastiche, ideologiche, che spesso cancellano il due nell’uno.
La condivisione della carne diviene misura, esperienza della realizzazione di sé nella coscienza di un limite e di una complicità da rispettare insieme con l’altro.
L’amore si compie a due grazie all’apertura all’altro in quanto altro, sul suo essere irriducibile al mio, alla rinuncia ad essere il tutto.
L’amore ha luogo nell’apertura a sé che è il luogo dell’apertura alla trascendenza dell’altro. In tal modo, l’amore non assomiglia a una ricaduta, ma corrisponde piuttosto a un innalzamento, una scala di Giacobbe, una transustanziazione o trasfigurazione della carne…
Gaetano Stella (pensionato!) –Empoli/11/10/12
N.B.-passaparola !