PARIGI IN PILLOLE

Circa un mese fa sono andata a visitare la mostra Le courp découvert all’IMA, L’Istituto del Mondo Arabo di Parigi (centro culturale molto attivo e impegnato, diretto da Mona Khazindar). Tra le opere esposte opera mi ha colpita particolarmente, un video dell’artista iracheno Abel Abidin. Nelle immagini si vedono due uomini che giocano a “ping pong”, titolo dell’opera. Ma una presenza inerme giace sul tavolo e stravolge il contesto esigendo la ricerca di un ulteriore significato simbolico, aldilà dell’eloquenza delle immagini. Sul tavolo infatti vediamo sdraiata  una donna nuda. Lei è lì, a fare da rete. Il match prosegue fra i due, come se nulla fosse. La pallina rimbalza da una parte all’altra, colpisce il corpo della giovane. Accompagnato da qualche timido gemito, sulla sua pelle bianchissima inizia a comparire il segno delle percosse, una costellazione di contusioni. Potete vedere un estratto di queste immagini, pubblicato qui su Vimeo.

Chi sono quegli uomini che continuano a giocare ? I carnefici, o più semplicemente gli indifferenti?

Settimana scorsa a Seine Saint Denis c’è stata una marcia silenziosa per Sofia. Sofia aveva 17 anni, è stata trovata morta carbonizzata a Villemomble, cittadina della banlieue parigina. Il suo ex ragazzo, un giovane di 22 anni, per assassinarla le ha bruciato volto, busto e mani. Orrore, Sofia non è che una delle tante, anche in Francia, vittime di un atroce femminicidio. I giornali qui mi sembrano più seri, nessuna spettacolarizzazione all’italiana. I quotidiani italiani che leggo online spesso mi provocano rabbia e profondo disgusto. Il modo in cui è stata raccontata la morte di Vanessa Scialfa, per fare un solo esempio quando ce ne sarebbero molti ma molti altri, è stato a mio parere vomitevole. E accanto a queste atroci notizie, raccontate con scarsa serietà, le solite colonnine con donnine nude, i gossip con i quali ci vengono imposte (dalla stampa come dalla televisione) storie irrilevanti di cui nulla ci importa.

Giornalisti, giornaliste, siete in tanti a essere complici della violenza e dell’ignoranza che dilaga.

E’ arrivato il momento di fare mea culpa e cambiare rotta, perché non siamo più disposte ad accettare queste inadempienze.

 

AZIONE, REAZIONE, DENUNCIA

Venerdì 4 maggio il Consiglio Costituzionale francese ha deciso di abrogare, con effetto immediato, la legge istituita Codice Penale nel 1992 per regolare i reati di molestie sessuali. Hanno ritenuto la definizione di molestia sessuale troppo vaga, e per sopperire a questa genericità hanno deciso di sopprimerla interamente.  Non l’hanno modificata, rielaborata, l’hanno cancellata e stop. Vi ricordo che in Francia si stima che ci siano al giorno 722 donne vittime di molestie sessuali. Ma la legge è stata abrogata su richiesta di una QPC ( questione prioritaria di costituzionalità), del signor Gérard Ducray, 70 anni, vice-sindaco  di Villefranche sur Saone, che era stato condannato in appello il 15 marzo 2011 per aver molestato sessualmente delle collaboratrici. La condanna prevedeva  tre mesi di prigione e una multa di 5000 euro, ma ora è decaduta.  La reazione qui è stata forte e chiara, e dall’oggi al domani, giusto il tempo di diffondere la notizia, le principali associazioni che lottano contro la violenza sulle donne sono scese in piazza, e io con loro.

Un corteo di centinaia di persone, alcune ed alcuni ornati da una fascia da sindaco, si è diretto verso il Commissariato di Polizia del primo arrondissement, dove  le rappresentanti dell’AVFT (Association européenne contre les violences faites aux femmes au travail)  hanno sporto formale denuncia, a nome di tutte le vittime,  verso il Consiglio.  Qui il resoconto dei fatti e  motivazioni della denuncia. Si é trattato di un evento senza precedenti in quanto nessuno in Francia aveva mai denunciato prima d’ora il Consiglio Costituzionale. Se volete, potete trovare qui il verbale della denuncia.

 

IL MAGGIO FRANCESE?

Le notizie buone, ci sono anche quelle, e sono tante; si respira aria di cambiamento, una ventata di aria fresca sembra essere davvero in arrivo. Questo cambiamento sottolinea alcune delle motivazioni che mi portano a essere sempre più felice della mia scelta di vivere qui, e non in Italia.

Ero a Bastille quando hanno annunciato la vittoria di François Hollande. Intorno a me migliaia di volti giovanissimi. Sentivo parlare diverse lingue europee; non erano studenti erasmus ma ragazzi oltre i 30anni, come me. Evidentemente siamo in tanti a essere immigrati in Francia. I primi discorsi, ripetuti come litanie, del neo presidente sono stati particolarmente interessanti e simbolici per il momento  di crisi che viviamo. Hollande ha parlato principalmente ai giovani, agli immigrati, ha parlato del mondo della scuola e della cultura, c’est à dire, ha parlato di educazione.  Giovani, stranieri, lavoro, scuola, educazione. Ho mai sentito politici italiani parlare così?

Cos’altro? Lo saprete già, Hollande rispetterà le quote rosa. Il suo staff è già composto da molte donne, competenti, combattive e giovani. Essere giovani in Francia non è un discrimine, non quanto lo sia in Italia, paese vecchio condotto da vecchi. Forse presto sarà meno discriminante anche l’essere donna? Vediamo, comunque in pentola di novità interessanti ne bollono parecchie.

Hollande vuole pareggiare la disparità di salario donna-uomo. Si definisce femminista, parla di parità, di urgenza di uguaglianza. Alcune delle sue promesse? Ha previsto di allungare il congedo di paternità, ha promesso di  creare un ministero per la difesa dei diritti delle donne, si è impegnato a istituire in ogni ospedale un centro adibito all’interruzione volontaria di gravidanza dove praticare consapevolmente l’aborto, rimborsabile al 100%, in assoluta sicurezza. Dimenticavo, ha detto sì ai matrimoni gay. La copertina di Liberation di venerdì è magnifica, degna di un’immagine di Andy Warhol, con i volti di Hollande e Obama e tanto di bandiera LGBT a tutta pagina come sfondo! In Italia, ho letto, il problema è che uno scout si scopra omosessuale. Gli si consiglia lo psichiatra! Ho riso, spero sia una battuta.

Pochi giorni fa un professore dell’Università in cui ho studiato è venuto a trovarmi. Mi ha chiesto se ho intenzione di tornare. Ma io, per ora, mi sento più a mio agio qui. Dove la televisione festeggia l’anniversario dell’invenzione della pillola anticoncezionale con servizi educativi rivolti alle giovani, dove un politico che si dichiara femminista o omosessuale non fa notizia, dove un giornalista che fa battute sessiste su twitter viene licenziato, dove presto spero verrà ri-istituita la legge contro le molestie sessuali e dove presto spero le donne guadagneranno quanto gli uomini e ci saranno più posti di lavoro per i giovani. O almeno, di questo, e non di bunga bunga, si  parla.

Vi terrò informat*, a presto,

Giulia

ps: a chiunque si trovi a Parigi e voglia partecipare alla creazione di un laboratorio di osservazione/azione sul tema del femminicidio chiedo di mettersi in contatto con me. Grazie di cuore.