Giulia Camin ci racconta i giorni che avvicinano alle elezioni presidenziali in Francia, parlando di politica e impegno civile. Uno sguardo ai “cugini” per capire di più di noi. Buona Lettura!
Care amiche e cari amici,
nonostante le giornate si stiano allungando, vento freddo e nuvoloni grigi sembrano allontanare sempre più l’arrivo della primavera. Un vero peccato perché qualche settimana fa, raggiunti i 20 gradi, Parigi, le sue migliaia di brasserie e i loro micro-tavolini tondi disseminati un po’ ovunque avevano fatto fiorire la città facendo respirare un’atmosfera prematuramente estiva e vacanziera. Ma non è solo il sole o la primavera che qui aspettiamo con impazienza. In Francia è tempo di cambiamenti: le elezioni presidenziali sono in arrivo, scuotono il paese e lo fanno vibrare. Oramai manca davvero pochissimo, i miei nuovi connazionali saranno chiamati alle urne il 22 aprile. Parigi è tappezzata da manifesti, faccioni seri su sfondi alienanti lanciano i soliti slogan elettorali, inviti a comizi ed eventi di ogni tipo. Assisto stranita alla quotidiana guerra di distribuzione di volantini, e se interpellata cerco timidamente di spiegare che non potrò essere utile a nessuno visto che non ho il diritto di voto in quanto straniera. Ma queste elezioni mi stanno enormemente a cuore e parlandone me ne rendo sempre più conto: sì, mi piacerebbe poter dire la mia, questa volta, qui in un paese dove non sono nata, ma dove abito e lavoro.
Da parecchi mesi mi sono messa di impegno, ho cercato di seguire quella che sentivo come un’urgenza, cioè conoscere meglio la società francese e osservarla in un momento così significativo come può essere quello di una campagna elettorale. Ho così pian pianino abbandonato quella specie di una malattia, accresciutasi in modo smisurato da quando ho deciso di andarmene dall’Italia, che mi portava a monitorare ogni singolo passo della politica italiana con fare ossessivo-compulsivo, per dare maggiore spazio ad questa voglia spasmodica di sapere di più dei protagonisti della politica francese. Non riesco comunque quasi mai ad impedirmi di attuare un continuo estenuante confronto; non faccio che chiedermi se in Italia le cose potrebbero andare nello stesso modo, se i toni e i modi sarebbero gli stessi, se le reazioni della stampa o quelle degli elettori andrebbero nella stessa direzione. Soprattutto, quello che mi interessa è vedere come e se i cittadini e le cittadine riescano a essere parte attiva nella costruzione dei mutamenti dettati dalla politica.
Il continuo comparare Italia-Francia credo sia per me fondamentale. Non ho intenzione di incensare o venerare la nuova a discapito della vecchia “patria”, sono solo alla ricerca di risposte rispetto alle grandi difficoltà che ho incontrato nel mio paese di origine. Una delle tante mete che personalmente mi sono prefissa, e per questo penso sia utile leggere tutte le lettere di tutte noi sparse per il mondo, è quella di capire se “noi” italiani abbiamo qualcosa da imparare, e se sì da chi e come. Non mi interessa sottolineare la presenza di confini politici quanto piuttosto oltrepassarli per soffermarmi su eventuali differenze culturali. Allargare gli orizzonti, includere e non escludere, questa la mia strategia personale. Come costruire insieme il domani? Quali le forme di militanza civile e pacifica per chiarire con determinazione che vogliamo, pretendiamo e costruiremo una società migliore per tutti e per tutte?
Per questo la politica mi e ci riguarda, ed è importante esserne consapevoli. Il personale è sempre politico e la politica riguarda sempre il nostro quotidiano. Gli italiani lo sanno? Mi sono nel tempo convinta che in Italia ci sia un diffuso e pericoloso disinteresse, una forma di pigrizia, talvolta snobismo talvolta forse ignoranza in materia. Non reagire, alzare le spalle come a dire “tanto le cose non cambieranno, perché sforzarsi”, ecco mi sbaglierò ma lo vedo un gesto tipicamente italiano. Penso in termini metaforici al rapporto con la TV che tanti politici e intellettuali hanno liquidato con fare frettoloso.
Chi dice che se “la TV è ignobile, allora beh basta spegnerla” non ha a cuore la collettività (e non ha mai visto un’intera programmazione di canali francesi! svilupperò questo tema in una prossima lettera ). Chi si disinteressa di politica, chi non va a votare si disinteressa della collettività, si deresponsabilizza e se ne frega completamente degli altri. Uno dei motivi per cui mi sono sentita più a casa all’estero è proprio questo: qui, come in Germania, vedo intorno a me maggiori forme di cittadinanza attiva. E’ solo una mia impressione? Può darsi, parliamone.
Un piccolo aneddoto per me significativo di come la mia vita sia cambiata da quando sono partita: quando sono arrivata a Berlino le prime persone che hanno suonato alla mia porta sono stati dei vicini. Mi hanno chiesto se volevo andare con loro a fare la spesa o a comprare qualcosa di voluminoso perché era loro il turno di utilizzo del camioncino condiviso con i condomini. Nessuno lì aveva bisogno di una macchina o due per famiglia (come in Italia), c’è n’era giusto una per tutta la palazzina, una sufficiente per soddisfare a turno i bisogni di tutti. E lì si apre la voragine dei se: eh sì, ma in Italia i mezzi pubblici non bastano, oppure la gente non va in bici perché non ci sono le ciclabili e c’è troppo inquinamento…..e via dicendo. Siamo abituati diversamente, ci siamo abituati male ma le abitudini si cambiano eccome, basta incominciare a provare e crederci. Ecco perché stimo profondamente il popolo NO Tav. I nostri gesti politici possono tramutarsi in risultati concreti e, in ogni caso, hanno sempre anche un valore dimostrativo e pedagogico in orizzontale, per chi ci circonda.
Tornando alla Francia, per seguire i temi di questa campagna politica ho dovuto “studiare”; abitando qui da solo da un anno e mezzo non conoscevo molti nomi, i volti, non afferravo riferimenti o le battute allusive a episodi passati. Ho cercato così di recuperare limitando quanto possibile la mia ignoranza in materia, ma è stato necessario un approccio sistematico-enciclopedico perché essere stranieri vuol dire spesso rimboccarsi le maniche per recuperare terreno! E così mi sono appassionata all’attualità sempre di più, notando come la situazione francese non sia poi così lontana da quella italiana, constatando purtroppo i pericoli in agguato, pericoli che riguardano proprio quelli che per me sono i vantaggi che marcano la differenza fra l’Italia e qui.
Ma fino a qualche mese fa mai mi sarei sognata di poter incontrare, vedere da vicino, ascoltare serenamente la maggior parte dei politici candidati alle elezioni affrontare il tema che mi sta più a cuore, quel tema che non fanno che ripeterci quanto “non sia prioritario” ma che invece riguarda tutti e tutte noi e tocca nel vivo la crescita culturale ed economica di ogni paese: la parità. Ebbene sì, 45 associazioni femministe hanno invitato i candidati alle elezioni a partecipare a una serata di “Interpellazione“. E io ci sono andata e di corsa!!! Qui http://ellesprennentlaparole.blogspot.fr/p/une-soiree-100-feministe-la-cigale.html trovate alcuni video della serata. Non mi sarei persa questo appuntamento per nulla al mondo! Il 7 marzo sono scappata da lavoro di corsa per mettermi felicemente in coda, sotto la pioggia, lungo il boulevard de Rochechouart, a Pigalle, dove si trova il teatro La Cigale. Dimenticavo: mentre aspettavo di entrare mi sono scambiata continui sms per incontrarmi e farmi riconoscere da Romina, italiana che vive come me nel 18esimo arrondissment e che ho conosciuto proprio qui, grazie al web!
La serata si è rivelata, come immaginavo, un’occasione importante e formativa. Intorno a me donne e uomini di ogni tipo, la platea andava molto oltre gli stereotipi con cui si potrebbe immaginare il pubblico di una serata femminista. Ho quindi ascoltato François Hollande, Eva Joly, Jean-Luc Mélenchon, Philippe Poutou rispondere a domande precise riguardanti quote rosa, la violenza sulle donne, la disparità di salario, la necessità di inserire l’educazione al rispetto per le differenze di genere nei programmi scolastici, maternità, aborto, contraccezione, diritti di coppie lesbiche e omosessuali tra cui quello di adozione per famiglie omoparentali. E’ stato importante vedere tutte queste donne, di associazioni diverse con storie, intenti e modalità diverse di militanza, fare gruppo per contare di più, fare sentire meglio la loro voce, avere più peso. Non ho fatto che chiedermi: sarebbe questo possibile in Italia? Ho mai sentito i tanti politici italiani affrontare in un dibattito o intervista solo temi legati alla parità e al peso delle donne nella società?
Quella serata ha aperto un rubinetto, un fiume di energie e iniziative ora credo ancor meglio coordinate perché volte in una direzione comune. Io lì, una volta tanto, mi sono sentita rappresentata perché si è parlato di me, del mio futuro, dei problemi che incontro quotidianamente. Apprezzo enormemente il lavoro quotidiano svolto dalle Féministes en Mouvement! e vorrei segnalarvi il cuore di una lunga serie di iniziative concrete, cioè il Patto per la Parità, da leggere e firmare qui http://www.egalite2012.fr/publication/signez-lappel-pour-legalite-femmes-hommes . Guardate le tematiche in cui è suddiviso il sito: precariato, violenza, libertà, sessismo, parità, parentalità (tradurrei “famiglia” ma aiutatemi a trovare un termine più adatto).
Sono stati proprio questi i temi trattati con i candidati alle elezioni la sera della Cigale, questi i temi su cui le femministe francesi monitorano e punzecchiano quotidianamente i politici, questi i temi intorno ai quali è strutturato il loro manifesto di cui vedete la copertina. Mais qu’est-ce que qu’elles veulent encore! vuol dire « Ma cosa vogliono ancora! ». Una copia di questo libricino è stata consegnata a ciascuno dei politici presenti all’evento. Lo traduco in italiano e lo facciamo pervenire anche ai nostri?
Di quella serata, oltre agli interventi, oltre alla contestazione che ha riportato all’attenzione di tutti lo scandalo irrisolto di DSK, conservo un ricordo speciale dell’intervento dell’unica candidata donna presente: Eva Joly rappresentante dei Verdi. Lei è stata la sola a ribadire un concetto a mio avviso basilare: il legame fra gli stereotipi perpetuati dai media e il tasso in crescita di violenze sulle donne.
Dato negativo: hanno accettato l’invito delle 45 associazioni femministe solo politici di sinistra. Nicolas Sarkozy, ritenuto il politico che in assoluto ha peggiorato in maniera grave la condizione delle donne francesi, non si è presentato. Ma credo che l’occasione sia comunque servita a riportare tra i grandi temi della campagna elettorale l’attenzione sulle donne. A pochi giorni da quell’emozionante serata, fuori dall’ingresso della metro mi è stato consegnato un volantino intitolato “ Toutes et tous pour les droits des femmes”, un flyer in 4 pagine interamente dedicato ai temi di cui sopra e firmato Front de Gauche, Jean-Luc Mélenchon. Il prossimo appuntamento dei femminismi in movimento sarà la due giorni del 7 e 8 luglio, quando a elezioni fatte si vedrà come procedere per monitorare gli orientamenti politici del nuovo governo e inserire a forza nell’agenda la parità come priorità. Come dicono loro, parità non “a metà”, non “fra 150 anni” ma “adesso”. E noi, in Italia? Come ci stiamo muovendo?
Sarà che proprio in questi giorni sto guardando la serie televisiva “Borgen, una donna al potere”, produzione danese trasmessa qui dal canale franco-tedesco Arte, la cui protagonista è un primo ministro donna, ma io direi che è arrivato il momento di crederci.
Le cose cambieranno, primo perché è possibile, secondo perché devono cambiare, per forza.
Un abbraccio e a presto,
Giulia