Che Cosa Significa Fare Politica Oggi?

A proposito di cultura, segnalo l’elzeviro di Elena Loewental su La Stampa di oggi, “A tradurre il Talmud si rischia di naufragare”, in cui fa riferimento allo stanziamento della ragguardevole somma di cinque milioni di euro per finanziare la traduzione in italiano del Talmud, cioè della traduzione ebraica successiva alla Torah.
Lowenthal dice che sicuramente non è per aggraziarsi i voti degli ebrei, circa ventimila lattanti e adolescenti compresi, e pone l’enfasi sulla difficoltà – e inutilità – di una traduzione da parte di chi ebreo non è.
Mentre si tagliano i fondi alla cultura da altre parti (scuola, musei, teatri…).

Talmud. P.s. L’articolo è presente in pdf nella rassegna stampa Treccani di oggi http://www.treccani.it/Portale/homePage.html?hiddenLogin=login&hiddenLogin=login

Io sono personalmente e politicamente molto grata a Nichi Vendola per la precisione del suo linguaggio.
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Lo sono in generale e nel particolare di ciò di cui qui discutiamo. Infatti ha recentemente definito il berlusconismo una “macchina di produzione dell’immaginario”.
Credo ci sia molto utile poter disporre di definizioni corrette che alimentano la nostra possibilità di visualizzare l’ostacolo effettivo, quello che ci impegna insieme nella ricerca del suo superamento.
Il corpo delle donne, come abbiamo già considerato, anche con l’aiuto della Stampa straniera, ha utilizzato il medesimo mezzo della “macchina” in oggetto, per rendere evidente a milioni di donne e uomini di diversa età, la sostanza del problema che abbiamo. Ora più che mai abbiamo bisogno di parole giuste, di parole corrette, di parole che andando al cuore della questione, ci permettano di perfezionare le nostre strategie. La parola è di per sé uno strumento molto potente per la formazione della coscienza – pensiamola come logos – e lo è particolarmente per quei soggetti che hanno bisogno di formulare un sistema di autodifesa e poi di proposta politica.
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Ho l’impressione che la supremazia dell’immagine sia, a sua volta, costituita da un sistema paragonabile, per potenza, al logos e come alcuni sistemi sia fornito di quell’aggressività capace di farlo espandere. Se pensiamo a come si è associata la caratteristica del dominio al patriarcato ma di come, più in generale, si costituiscano le potenze nazionali ai danni di altri territori, immediatamente ci viene in mente la violenza colonialista e i suoi mezzi, in genere di tipo militare. Pensiamo, allora, alle armi e alla loro funzione e pensiamole in un contesto, lo stesso che ha formulato la definizione di “macchina da guerra”. Pensiamo allora alla combinazione di parole e immagini come armi che però agiscono in un contesto sociale nel quale non si è avvertiti del fatto che è in corso una guerra – io ad esempio, mi percepisco normalmente in pace e mi è difficile decodificare l’azione di guerra cui costantemente come donna sono sottoposta, per cui mi difendo poco e male. Non a caso parliamo di “bombardamento” quando ci riferiamo alla pubblicità o a un certo uso delle informazioni.
Lorella ha, secondo me giustamente, fatto riferimento in un post, all’Arte della guerra, del grande Sun Tzu e non lo ha fatto di certo per alimentare l’uso della violenza. La non-violenza è una metodologia di risposta alle aggressioni che non ha come obiettivo quello di utilizzare gli stessi strumenti di chi muove una guerra, ma quello di difendersi. Solo che per difendersi bisogna conoscere l’avversario e lasciare a lui di considerare noi il suo nemico.
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Uno tra gli effetti che io considero più devastanti, agiti da questo sistema mediatico, è la cancellazione di quella cultura che nel nostro paese si era invece guadagnata nelle diverse classi sociali, per cui era diventato linguaggio comune la possibilità di confrontarsi su principi, concetti e valori precedentemente appannaggio di classi sociali elevate che avevano la possibilità di istruirsi. Oggi si viene beffeggiati con frasi pronunciate addirittura da ministri della nostra Repubblica che sostengono che “la cultura non si mangia”, per cui si viene brutalmente ricondotti ad una condizione di bisogno materiale elementare, come se questi signori non avessero a che fare con persone ma con degli inerti da riclassificare mentre si degradano.
Ecco, questa è una cosa che mi fa tanta paura.
Perché a furia di essere considerati cose, si rischia di diventarlo almeno nelle mani di chi ha il potere di decidere delle nostre vite. Che quei signori non mangino cultura lo abbiamo capito e credo di condividere qui l’orrore che mi fa l’idea di essere nelle loro possibilità di considerarci e di amministrare le nostre risorse.
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Per questo un po’ mi arrabbio quando sento definire Nichi Vendola un leader salvifico. Intanto dico: magari ci salvasse da tutto questo! E credo che sia un po’ l’unico a poterlo fare. Ma poi: dove sarebbe la sua volontà di proporsi come leader se non fa altro che invocare metodologie democratiche, ovvero condivise con gli elettori, per vedersi assegnato un ruolo adeguato a governare? Avrei piacere che Marina Terragni, una di coloro che lo definisce così, rendesse evidenti anche a me che non le vedo, le caratteristiche che denuncia.
A me piace particolarmente Nichi Vendola perché nella lotta politica è sempre capace di riconoscere l’altro come avversario e non come nemico, perché già questo elide dalla coscienza la volontà di uccidere. Non mi pare poco per chi come noi è coinvolto in una guerra in cui le uccisioni sono sia materiali (femminicidio) che simboliche e non per questo meno materiali, perché l’uccisione di un soggetto in questo caso si attua con lo spegnimento del suo desiderio. Convogliando le nostre aspirazioni verso gli oggetti (compresa la donna-oggetto), si trasforma il desiderio in desideri, che più vengono indotti, più si piegano verso la caratteristica di essere bisogni. In questo caso: ho bisogno di essere uguale all’immagine di donna senza la quale non ho voce nella società. E così la mia capacità di desiderare scompare allo scomparire del mio essere differente. Conservare il desiderio è la nostra vera “arma” per cui la parola stessa che lo definisce come forza vitale ci permette di non cadere sotto la forza delle armi di chi è qui per colonizzarci.
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Se proprio dobbiamo essere in adorazione, come vorrebbe chi ci bombarda di immagini che ci educano alla passività, adoriamo i libri, che sono pieni di parole, di Parola e quindi di Azione.
Credo che se siamo qui a parlare è proprio perché crediamo nella forza del mezzo che usiamo per intenderci e quand’è così, si è sempre in bella compagnia, anche se a volte ci scontriamo.
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Ciò che sta accadendo in questi giorni non può che rattristarci e preoccuparci. Io sono particolarmente in pena per i ragazzini che rischiano la vita nelle piazze, forse perché nella mia famiglia ci sono ragazzini e ragazzine che hanno solo pochi anni di meno di quelli che vediamo alle prese con la polizia, i black block, i cosiddetti provocatori e le loro armi di morte. Ma sono tanto in pena e so di poterla condividere qui, per i rischi globali che corrono i ragazzini e le ragazzine alle prese con la piazza mediatica e le sue armi di morte, quelle che rischiano di uccidere il desiderio nei bambini e nelle bambine. Alla fine, noi adulti, siamo responsabili della sopravvivenza del nostro desiderio perché abbiamo una coscienza formata e se deroghiamo siamo anche un po’ colpevoli di quello che ci accade, lo dimostreremo con più forza nei prossimi giorni quando saremo alle prese con il consumismo natalizio. Ma i bambini vanno aiutati.
Per questo, anche se ci scontriamo tra di noi, continuo a considerare questo spazio e tutto il lavoro che lo rende vivo, un luogo di politica vera che sa avvalersi della parola così come si deve.

“La Scuola viene demolita perché governare degli ignoranti è più facile”. E governare degli ignoranti che guardano la nostra tv, privata e di Stato, è bene ricordarlo, è ancora più facile.”

Assolutamente d’accordo, piena condivisione di questa disamina. L’ho sempre pensata così e continuo pensarla, specie in un periodo buio come il nostro che dura da sedici anni, con un sistema di media voluto, spinto ed esasperato da persone che stanno al governo.
Niente tristezza o rammarico, ma ribellione, rendere ciò che è stato fatto. E con gli interessi.

Buon “comple…anta”!

è normale avere nostalgia per chi ha conosciuto una saggittario…….
auguri 🙂

Auguri Lorella!! Penso anch’io che ce la faremo! Un forte abbraccio e passa una splendida giornata!

Tanti Auguri Lorella! A quest’ora ti posso augurare un magnifico finale di compleanno!
Elena

Buon compleanno, Lorella, con l’augurio che in un compleanno futuro tu possa veder realizzato il tuo e nostro desiderio!

Auguri Lorella! Certo che ci siamo. Siamo un esercito silenzioso che ha cominciato a parlare. Il cambiamento è in atto e siamo con te!

Lo leggo adesso, auguri 🙂

Riguardo l’increscioso comportamento di Vendola-Marcegaglia:
http://www.giornalettismo.com/archives/86988/nichi-vendola-inceneritori-marcegaglia/

A voi i commenti.

Luca