Mettere la faccia in ciò che si fa può significare metterci la propria vita.
Natalia Estemirova era una giornalista russa che indagava sulla violazione dei diritti umani in Cecenia e per questo è stata uccisa. Aveva ricevuto il premio Anna Politovskaya, un’altra donna che metteva la faccia in ciò che scriveva.
Le donne che in questo momento in giro per il mondo sono in prima linea per difendere la libertà sono tante, in Palestina, in Cina, in Iran solo per ricordarne alcune. Donne che spesso hanno famiglia e rischiano la vita perché vengano rispettati i diritti fondamentali di tutti.
La notizia della morte di Natalia l’ho letta mentre preparavo un post su Mercante in Fiera, dove la Gatta Nera in tenuta sadomaso ancheggia davanti ad un pubblico a casa fatto di bambini.
E ho provato un forte imbarazzo, una nausea insostenibile pensando al ciarpame di cui ci dobbiamo liberare prima di poterci occupare di cose che contano.
Ecco, agli uomini che scrivono al blog chiedendo con affetto come possono contribuire alla nostra denuncia, chiederei solidarietà e comprensione.
Solidarietà nel portare avanti un’istanza che ci permetta di vivere in un Paese dove il rispetto per le donne sia garantito. Comprensione per le tante di noi che anelano ad occuparsi di temi urgenti, belli, importanti ma che sentono il dovere innanzitutto di occuparsi della loro dignità di individui, senza la quale diventa difficile costruire un contesto in cui crescere giovani donne e giovani uomini.
Quanto tempo dedicato, a volte penso tempo di vita perso, per spiegare che siamo altro, siamo meglio,che potremmo rappresentare molto per la società. Tempo in cui potremmo invece essere chi realmente siamo.