Posts tagged "volto"

Io Ti Guardo

Marina Abramovic è una artista che usa il proprio corpo come mezzo di espressione, trovate online molte info sul suo lavoro. La sua recente  performance al MOMA a New York prevedeva che stesse seduta silenziosamente di fronte ad un visitatore per volta della mostra, per una durata variabile: in questo modo gente comune diveniva parte dell’opera d’arte. “L’Artista è Presente” il titolo dell’esibizione in cui Abramovic restava 8 ore al giorno a disposizione dello sguardo altrui, per la durata di tre mesi.  Qui i volti delle persone che hanno guardato l’Artista.Osservate  queste immagini, anche chi non è abituato all’arte. Mai come ora c’è credo ci sia bisogno di guardare ed essere guardati. Nel video Abramovic racconta il perché di questa scelta. E’ in inglese  dura  pochi  minuti. Dice l’Artista verso la fine:” Qualcosa che può vivere per sempre è una buona idea. E io  deisdero con tutta me stessa avere questa idea e così continuare a vivere anche dopo me.” Riprendere a progettare nel lungo periodo, dare avvio ad azioni il cui risultato non è certo che vedremo. Perché è giusto, perché siamo parte di un tutto. Quando è uscito Il Corpo delle Donne il video, è bene ricordare, che abbiamo ricevuto centinaia di ringraziamenti da artiste/i da tutto il mondo. Il nostro fine non è mai stato provocare la polemica spicciola e misera, bensì stimolare riflessioni che volassero alte. Talvolta è accaduto e di questo siamo felici.…

Continua a leggere...

Metterci la Faccia (8)

C’è bisogno di facce, facce vere, facce che raccontano di una vita che non si ferma all’apparenza. Volti alternativi ai “non volti” televisivi e pubblicitari. Che raccontano di noi a chi ci incontra.

Oggi 10 luglio è uscito su D Repubblica un articolo sull’incontro tra me e Nichi Vendola, avvenuto il mese scorso durante il  giro della Puglia per gli incontri con gli studenti e le presentazioni del libro.

Cio’ che trovo interessante è che dalla nostra conversazione emerga la possibilità del cambiamento. Nessuna paura nell’utilizzare parole “alte”, nessun timore di volare alto.

Politica per occuparsi del mondo e delle cose del mondo.

 

 

 

Qui potete leggere on line l’articolo. (da pagina 52)…

Continua a leggere...

Metterci la faccia (6)

Ogni tanto questo blog, è a disposizione di chi ci legge e che, nelle cose che fa, ci mette la faccia.

C’è bisogno di facce, facce vere, facce che raccontano di una vita che non si ferma all’apparenza.

Volti alternativi ai “non volti” televisivi e pubblicitari.

Che raccontano di noi a chi ci incontra.

Anais Ginori ha una bella faccia, che è un dato importante perché è una giornalista e lavora in un ambiente dove negli ultimi anni stentiamo a riconoscere uomini e donne che mettano la faccia nel lavoro che fanno.

Ha appena scritto un libro “Pensare l’impossibile. Donne che non si arrendono”, dove racconta storie di donne, diversissime una dall’altra, che condividono la passione per l’impegno, la militanza dell’esserci nelle cose che fanno. Racconta anche della storia che c’è alle spalle del documentario Il Corpo delle Donne, quella che mi/ci ha condotto fino ad oggi.

L’ho guardata con attenzione in un’intervista che Repubblica tv le ha fatto, la potete ascoltare qui con Miriam Mafai.

Mentre le immagini scorrevano sullo schermo mi colpiva qualcosa a cui non riuscivo a dare un nome, un elemento nuovo che percepivo ma che non mi si evidenziava chiaramente.

Poi, durante un primo piano ho capito che la faccia giovane di Anais vicina a quella di Miriam poteva essere l’inizio di una bella storia. Di donne parlano da sempre solo le grandi meravigliose “storiche” donne italiane: la Mafai, la Muraro, la Aspesi, Hack, Spinelli, Saraceno, Melandri… però mai nessuna giovane …

Continua a leggere...

Metterci la faccia (4)

Ogni tanto questo blog è a disposizione di chi ci legge e che, nelle cose che fa, ci mette la faccia.

Oggi ospitiamo Maria Giovanna Stabile e il racconto di 35 anni della sua vita in 6000 battute.

Quella di Maria Giovanna è anche una bella storia di Femminismo, quello vero e accogliente, di cui è importante venire a sapere per comprendere.

C’è bisogno di facce, facce vere, facce che raccontano di una vita che non si ferma all’apparenza.

Volti alternativi ai “non volti” televisivi e pubblicitari.

Che raccontano di noi a chi ci incontra.

Mettiamoci la faccia.

Scarpe bianche e nere con tacco a spillo: immersa nei miei pensieri, seguo il passo ondeggiante di una ragazza che mi precede. Milano, via Brisa: è l’intervallo del pranzo, la strada è piena di giovani che cercano un posto dove mangiare. Io ho appuntamento con Anna, mia figlia, che da qualche tempo non abita più con me. La trattoria nella casa di via Morigi 8, la casa occupata dai giovani dei movimenti negli anni 70 che sta per essere ristrutturata da una banca: poco lontano, il portone chiuso del Cicipciciap, il locale storico delle femministe milanesi.

Non sono mai entrata al Cicipciciap. Ho conosciuto le femministe nel ’77: appena laureata in medicina tenevo con una collega corsi sulla salute della donna nei locali del Consultorio di Via Albenga, tra l’Ospedale San Carlo e lo stadio San Siro. E’ là che ho incontrato il Gruppo delle donne di via Albenga.

Arrivata a Milano …

Continua a leggere...

Metterci la faccia (1)

Mettere la faccia in ciò che si fa può significare metterci la propria vita. Natalia Estemirova era una giornalista russa che indagava sulla violazione dei diritti umani in Cecenia e per questo è stata uccisa. Aveva ricevuto il premio Anna Politovskaya, un’altra donna che metteva la faccia in ciò che scriveva. Le donne che in questo momento in giro per il mondo sono in prima linea per difendere la libertà sono tante, in Palestina, in Cina, in Iran solo per ricordarne alcune. Donne che spesso hanno famiglia e rischiano la vita perché vengano rispettati i diritti fondamentali di tutti. La notizia della morte di Natalia l’ho letta mentre preparavo un post su Mercante in Fiera, dove la Gatta Nera in tenuta sadomaso ancheggia davanti ad un pubblico a casa fatto di bambini. E ho provato un forte imbarazzo, una nausea insostenibile pensando al ciarpame di cui ci dobbiamo liberare prima di poterci occupare di cose che contano. Ecco, agli uomini che scrivono al blog chiedendo con affetto come possono contribuire alla nostra denuncia, chiederei solidarietà e comprensione. Solidarietà nel portare avanti un’istanza che ci permetta di vivere in un Paese dove il rispetto per le donne sia garantito. Comprensione per le tante di noi che anelano ad occuparsi di temi urgenti, belli, importanti ma che sentono il dovere innanzitutto di occuparsi della loro dignità di individui, senza la quale diventa difficile costruire un contesto in cui crescere giovani donne e giovani uomini. Quanto tempo dedicato, a volte penso tempo di

Continua a leggere...

Mambo

Negli Anni Cinquanta gli Italiani erano appena usciti dalla guerra, il Paese era ridotto allo stremo e gli analfabeti rappresentavano piu del 50% della popolazione.

La televisione non esisteva ancora e al cinema ci andavano tutti, le sale erano migliaia e le dive del grande schermo erano modelli da seguire.

Gli abiti delle star venivano presi come spunto per i vestiti che le sartine avrebbero poi cucito, ci si pettinava come la Loren o la Bosè e si sognava dei loro amori.

Pier Paolo Pasolini aveva capito in anticipo che la televisione stava per distruggere la poetica potenzialmente espressa dal volto umano. Pasolini aveva un senso acuto della realtà del volto umano, come luogo d’incontro di energie ineffabili che esplodono nell’espressione, cioè in qualche cosa di asimmetrico, di individuale, di impuro, di composito, insomma il contrario del tipico.

Che ne è dei volti delle donne? ci chiediamo nel nostro documentario. Intendendo i volti reali, le facce che esprimono vita vissuta.

Mi ha sempre sorpreso come un periodo come quello del dopoguerra abbia prodotto modelli di bellezza così infinitamente piu vicini al significato stesso di questo termine, così ben espresso da Pasolini, che con sorprendente chiaroveggenza ne intuisce la fine determinata dalla televisione.

Che dire del naso della Mangano? O anche di quello della Loren? Cosa sarebbe accaduto ai loro nasi nell’Italia del 2009? Sarebbero divenuti nasini sottili e irrimediabilmente all’insù?

Un Paese povero dove gli uomini sognavano donne uniche, particolari, per nulla uniformi.

Continua a leggere...

Come sta Sharon quando indossa le rughe di George? (Sharon wearing George’s wrinkles)

Qualche giorno fa Giampiero, carissimo amico, mi diceva che a suo avviso le donne invecchiano peggio degli uomini.

Cercavo di spiegargli che non è così, anzi. Le donne si tengono di più, sono a volte meno pigre, si curano, fanno ginnastica…non lo convincevo.

Poi ho capito.

Ho capito che quello che lui intendeva stava dentro il suo sguardo.

Noi tutti ci guardiamo l’un l’altro partendo da dei pre-concetti ben radicati in noi che agiscono a livello subliminale, di cui non ci rendiamo conto e che spesso ci sono stati tramandati da generazioni.

George è nato il 6 maggio 1961.
Sharon è nata il 10 marzo 1958.

Sharon Stone ha 51 anni.

E’ unanimemente giudicata una donna bellissima.

George Clooney ne ha 48.

E’ unanimemente giudicato un uomo bellissimo.

Possiamo affermare che il mio amico Giampiero ha torto?

Apparentemente sì.

Sharon non ha le rughe nContinua a leggere...