2009_01_christinasCarissimi e carissime,

ce ne andremo in vacanza per un paio di settimane.

Sono stati mesi speciali, densi di attività, mail, post, inviti.

Qualcosa si è mosso.

L’inerzia che pareva averci bloccato da anni, forse sta lasciando il posto a un nuovo stato d’animo, a cui non è ancora possibile dare un nome e che ancora non sappiamo verso quale tipo di azione ci condurrà.

Molti di voi chiedono un’ azione concreta e nota: manifestare pubblicamente e fisicamente ha ancora un senso in quest’epoca dominata dai media? Non ho una risposta, ci sto pensando. Certo è che in un momento storico dove “se non appari non esisti”, perché una manifestazione abbia risonanza dovrebbe coinvolgere migliaia di persone e anche così non è garantita sempre e comunque la visibilità.

A capo

La rete.

Per noi de IL CORPO DELLE DONNE Internet ha significato moltissimo.

Visibilità, passaparola efficace, diffusione capillare in Italia e all’estero. Dibattiti, festival, confronti e la conferma che c’è un’Italia che non appare ma che esiste ed è ora che venga allo scoperto.

Il come è tutto da inventare.

Internet ci permette di tessere delle relazioni a volte profonde. La rete ha reso il nostro blog un punto di incontro importante.

L’enorme differenza rispetto ad anni fa è la non fisicità della nostra relazione.

Noi che lottiamo intorno e per il corpo delle donne, non abbiamo corpi, la rete non li prevede.

Anni fa, come diceva Susan George, bastava scendere in piazza e unirsi ad una manifestazione e subito si aveva la sensazione di stare nel giusto, di fare il proprio dovere: intorno persone che ci “assomigliavano”, in cui ci riflettevamo. E di cui immaginavamo stili e comportamenti simili ai nostri.

A capo

Oggi siamo collegati via Internet.

Chi è Giorgia che scrive al blog? Quanti anni ha? Cosa legge? E Claudio di dove è? Che lavoro fa? Chi sono i suoi amici? Io, lo sapete come vivo? Che passato ho?

Reggeremmo l’incontro?

L’incontro con l’Altro, prevede anche il confronto con le nostre molte diversità, e quindi le nostre preclusioni, i nostri stereotipi, le nostre miserie:  Lia no, non me la immaginavo così… Martina è più vecchia di come la pensassi, Antonio si capiva che è un ex sessantottino… e lei è una femminista, vedi come si veste?…

La rete, che ci consente una rassicurante pigrizia perché non prevede la grande scomodità dell’incontro con l’Altro. La rete che non prevede la fatica di mettersi in relazione, di accettarci, di contestarci, di gestire il conflitto. La fatica di rivelarmi a me stesso e magari non piacermi così tanto.

Paralizzati nelle nostre case, solitari davanti al pc, scriviamo ad un blog e ci pare di riconoscerci negli altri.

E certo qualcosa di vero c’è.

A capo

Il poi, il dopo credo sia tutto veramente da inventare.

E potrebbe essere persino meglio rispetto ad anni fa. La rete che abbatte le barriere di età, censo sesso e luogo, perché spesso non conosciamo l’identità dell’Altro, potrebbe dar vita a delle interessanti Comunità trasversali dove le persone si trovano e si uniscono per un interesse che li ha uniti “prima” dell’incontro fisico, che spesso si accompagna a numerosi preconcetti.

Potrebbe essere dunque persino meglio, se le inevitabili fatiche derivanti dall’incontro fossero superate da un profondissimo bisogno di voltare finalmente pagina.