Care tutte e cari tutti, se in Italia i mesi di luglio e agosto sono sinonimo di sole e vacanze, in Brasile siamo all’inverno, ma per fortuna almeno a Rio questo non vuol dire necessariamente freddo e pioggia. Infatti questo è uno degli inverni più piacevoli che io abbia mai vissuto a Rio: con temperature verso i 23 gradi durante il giorno, io continuo ad andare in spiaggia ogni sabato mattina. La brezza del mare si fa un po’ più freddina, è vero, ma il sole non molla mai e il cielo è ancora più blu. Questo inverno in particolare si è iniziato caldissimo qui a Rio. Dal 15 al 23 giugno la città ha ospitato due eventi internazionali decisivi: la Conferenza dei Popoli e la Conferenza dell’ONU sullo Sviluppo Sostenibile, la Rio+20, vent’anni dopo il Summit della Terra, la prima conferenza mondiale sull’ambiente. Se la Rio+20 si presentava come una assemblea dei capi di stato per decidere il futuro del mondo e dell’umanità, la Conferenza dei Popoli invece era una riunione di gruppi della società civile di tutto il mondo che si ponevano la domanda: “che futuro vogliamo?” Una delle prime manifestazioni pubbliche nell’ambito della Conferenza dei Popoli è stata quella delle donne. Io c’ero, in mezzo a cinque mila donne e anche uomini, e noi abbiamo marciato per “dimostrare l’atteggiamento femminista di critica globale alle false soluzioni proposte per la crisi attuale, rappresentate dalla ‘green economy’”. Abbiamo manifestato contro la mercantilizzazione della natura e in difesa dei beni comuni, ma anche e soprattuto in difesa della libertà, dell’autonomia e della sovranità delle donne sui nostri corpi e sulle nostre vite, e per esigere una voce attiva nei processi di decisione sulle politiche pubbliche in generale. Sembra proprio che avevamo capito dall’inizio quello che doveva succedere: dopo tanti giorni riuniti a discutere sui modi di affrontare le sfide sociali e ambientali del mondo, i capi di stato hanno finalmente consegnato un documento finale oltraggiante, che mette ancora le donne nel posto di oggetto – oggetto del discorso e anche delle risoluzioni prese da loro su questioni che riguardano noi e solo noi. Tra l’altro, la pressione del Vaticano, appoggiato dal Cile, Honduras, Nicaragua, Egitto, Repubblica Dominicana, Russia e Costa Rica, ha fatto eliminare il termine “diritti riproduttivi” dal documento originale. L’espressione che designa l’autonomia delle donne per decidere se e quando avere figli è stata sostituita dal termine “salute riproduttiva”, che contempla solo il diritto alla pianificazione familiare. Condivido la delusione di una collega: “ed io che credevo che la Rio+20, così come l’Organizzazione delle Nazioni Unite, fossero un posto laico, dove le cazzate anti-condom del Vaticano non sarebbero ascoltate”. Leggendo il documento finale, ho avuto l’impressione che quello in fondo diceva: “noi, i padroni del mondo, riconosciamo che voi donne siete almeno un po’ rilevanti per il futuro del mondo e vogliamo la vostra mano per riparare i danni che abbiamo fatto al pianeta. Ma state zitte e buone che sulle vostre vite e sui vostri corpi decidiamo noi.” Ancora (ancora!) ci fanno ricordare che la battaglia internazionale tra governi, stati e grandi corporazioni per potere e soldi si gioca (anche) sul corpo delle donne. La sfida sembra (ed è) enorme. Se organismi internazionali come l’Organizzazione delle Nazioni Unite, che dovrebbero stare dalla parte delle donne, soccombono agli interessi di religiosi e fanatici vari, che cosa possiamo fare? Da dove possiamo andare? Ma non ci sarà scampo? “Crisis is the leading edge where change is possible”, crede Lisa Fithian, grande attivista statunitense. Io poi cammino incontro alla crisi: a settembre torno in Italia, dove mi fermo un anno per studiare in un programma di Studi di Genere e delle Donne a Bologna, la città e Alma Mater che mi hanno accolta così bene due anni fa. Vorrei buttarmi sui guai che l’Italia e l’Europa stanno attraversando e cercare di capire come le cose sono andate a rotoli e soprattutto provare insieme a voi a cambiare rotta. Per le donne e uomini italiani, per le donne e uomini brasiliani, per le donne e uomini del mondo. Si può fare. Una buona estate a tutte e a tutti voi in Italia e nel Nord del mondo, e un caldo inverno a noi del Sud.

Baci e abbracci, Carol