Parigi
Giulia Camin, storica dellʼarte e blogger di tematiche di genere, ci scrive da Parigi dove lavora per una fondazione culturale. Si é trasferita in Francia nel 2010 dopo alcuni anni trascorsi in Germania. Si sente europea e pensa che in questo momento vivere allʼestero sia importante non solo per trovare la giusta distanza critica nei confronti della crisi culturale ed economica italiana ma anche per trovare un terreno capace di valorizzare le proprie competenze mettendole a disposizione di un sistema più meritocratico, meno discriminatorio e più paritario.
Lettera da.. Parigi (6)

Lettera da.. Parigi (6)

Sono stati mesi impegnativi, impegno nel web, nella vita reale, manifestazioni, idee, progetti e tanto tanto tantissimo lavoro. Lavoro che ora pesa il doppio perché qui l’estate non é arrivata, anzi, si è persa per strada. L’anno scorso il 13 luglio eravamo tutti per strada  in sandali e maniche corte a godere di una delle feste tradizionali che accendono Parigi, il ballo dei pompieri che precede i festeggiamenti dell’anniversario della presa della Bastiglia.  Quest’anno continui, instancabili acquazzoni hanno trasformato luglio in ottobre. A completare il grigiore….leggo questo dato e l’umore mi si infila sotto le scarpe: 37% di disoccupazione giovanile.

Il 37% dei giovani in Italia non ha un lavoro. Il che significa che non ha soldi, non é autonomo, non ha gratificazione, non ha vacanze, soldi per andare al cinema, comprarsi dei libri, portare avanti un progetto, non ha la possibilità di realizzarsi, creare, produrre, dare una mano, decidere, sentirsi utile o stanco.

Mi sento privilegiata, ma con sofferenza.

Mi sento baciata dalla fortuna come se “il trovare lavoro” fosse un terno al lotto. Una pazzia ragionare cosi, dopo tanti anni di studi, ricerche, progetti, lavoro?

Queste vacanze, quelle che mi godrò fra qualche settimana, saranno diverse dalle altre.

A fine agosto saranno due gli anni di Francia che mi lascio alle spalle, quattro da quando me ne sono andata dall’Italia.

Tutto é cambiato, e mi sento più al sicuro;  stipendio, spese mediche coperte dalla mutuelle, un bonus al salario di giugno per augurarti buone vacanze, ma soprattutto …

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Corpi, politica, diritti: lettera da.. Parigi (5)

Corpi, politica, diritti: lettera da.. Parigi (5)

PARIGI IN PILLOLE

Circa un mese fa sono andata a visitare la mostra Le courp découvert all’IMA, L’Istituto del Mondo Arabo di Parigi (centro culturale molto attivo e impegnato, diretto da Mona Khazindar). Tra le opere esposte opera mi ha colpita particolarmente, un video dell’artista iracheno Abel Abidin. Nelle immagini si vedono due uomini che giocano a “ping pong”, titolo dell’opera. Ma una presenza inerme giace sul tavolo e stravolge il contesto esigendo la ricerca di un ulteriore significato simbolico, aldilà dell’eloquenza delle immagini. Sul tavolo infatti vediamo sdraiata  una donna nuda. Lei è lì, a fare da rete. Il match prosegue fra i due, come se nulla fosse. La pallina rimbalza da una parte all’altra, colpisce il corpo della giovane. Accompagnato da qualche timido gemito, sulla sua pelle bianchissima inizia a comparire il segno delle percosse, una costellazione di contusioni. Potete vedere un estratto di queste immagini, pubblicato qui su Vimeo.

Chi sono quegli uomini che continuano a giocare ? I carnefici, o più semplicemente gli indifferenti?

Settimana scorsa a Seine Saint Denis c’è stata una marcia silenziosa per Sofia. Sofia aveva 17 anni, è stata trovata morta carbonizzata a Villemomble, cittadina della banlieue parigina. Il suo ex ragazzo, un giovane di 22 anni, per assassinarla le ha bruciato volto, busto e mani. Orrore, Sofia non è che una delle tante, anche in Francia, vittime di un atroce femminicidio. I giornali qui mi sembrano più seri, nessuna spettacolarizzazione all’italiana. I quotidiani italiani che leggo online spesso …

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Il futuro dipende da noi: Lettera da.. Parigi (4)

Il futuro dipende da noi: Lettera da.. Parigi (4)

Giulia Camin ci racconta i giorni che avvicinano alle elezioni presidenziali in Francia, parlando di politica e impegno civile. Uno sguardo ai “cugini” per capire di più di noi. Buona Lettura!

Care amiche e cari amici, nonostante le giornate si stiano allungando, vento freddo e nuvoloni grigi sembrano allontanare sempre più l’arrivo della primavera. Un vero peccato perché qualche settimana fa, raggiunti i 20 gradi, Parigi, le sue migliaia di brasserie e i loro micro-tavolini tondi disseminati un po’ ovunque avevano fatto fiorire la città facendo respirare un’atmosfera prematuramente estiva e vacanziera. Ma non è solo il sole o la primavera che qui aspettiamo con impazienza. In Francia è tempo di cambiamenti: le elezioni presidenziali sono in arrivo, scuotono il paese e lo fanno vibrare. Oramai manca davvero pochissimo, i miei nuovi connazionali saranno chiamati alle urne il 22 aprile. Parigi è tappezzata da manifesti, faccioni seri su sfondi alienanti lanciano i soliti slogan elettorali, inviti a comizi ed eventi di ogni tipo. Assisto stranita alla quotidiana guerra di distribuzione di volantini, e se interpellata cerco timidamente di spiegare che non potrò essere utile a nessuno visto che non ho il diritto di voto in quanto straniera. Ma queste elezioni mi stanno enormemente a cuore e parlandone me ne rendo sempre più conto: sì, mi piacerebbe poter dire la mia, questa volta, qui in un paese dove non sono nata, ma dove abito e  lavoro.

Da parecchi mesi mi sono messa di impegno, ho cercato di seguire quella che sentivo …

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Un lavoro "fisso": lettera da Parigi (3)

Un lavoro “fisso”: lettera da Parigi (3)

Cari amici e care amiche, come state?

Oggi a Parigi il cielo e grigio e grossi nuvoloni si spostano veloci, spinti da un vento caldo che sembra scirocco e che mi ricorda Venezia. Io sto bene e se non ho avuto il tempo per scrivere la mia terza lettera per il blog del Corpo delle donne è proprio perché il mio tempo libero ultimamente si è ridotto drasticamente. Sto lavorando moltissimo, e in questi mesi mi sento completamente assorbita dal mio nuovo lavoro come anche dall’esplorazione di Parigi, così instancabilmente caotica, vivace e stimolante, una città che sembra non riposare mai. Le mie giornate sono piene di sfide, corse e spostamenti, una costante ricerca di equilibrio nella nuova routine. A lavoro sto imparando molto, e questo mi riempie di gioia oltre a farmi sentire più viva e utile. Mi succedono però anche cose strane, tragicomiche direi, del tipo: andare ad una riunione di lavoro e pensare di aver sbagliato sala solo perché c’erano a mio parere troppe donne giovani sedute intorno al tavolo. Triste e divertente al contempo. Ma effettivamente il mondo dei musei e delle istituzioni culturali a Parigi testimoniano una presenza femminile di quantità e qualità, e questo mi rassicura. Ce la faremo anche in Italia, dobbiamo solo continuare a crederci e a lottare.

Tornando al mio microcosmo, le vacanze di Natale (oramai lontane) dalle quali io e Tommaso siamo tornati carichi di pesantissime valige farcite di grana e delizie nostrane consegnateci dalle nostre mamme, sono state un’occasione …

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Seconda Lettera da.. Parigi

Seconda Lettera da.. Parigi

Ecco la seconda lettera da Parigi. Seguo con passione Giulia Camin, mi piace come scrive e come si rapporta a Parigi città dove anch’io vissi 3 anni e da cui ho imparato molto. Grazie Giulia e buona lettura a tutte!

Care amiche,

sono passate soltanto due settimane da quando vi ho scritto, eppure i colori intorno a me sono già diversi. Qualche pioggia insistente ha dato inizio all’autunno, la temperatura si  abbassata, golfini e giacche sono tornate protagoniste di una buffa coreografia collettiva. Un frenetico “metti e togli” tipico delle settimane di mezza stagione e necessario soprattutto a Parigi, dove il tempo cambia continuamente. Ho letto da qui le principali notizie che riguardano l’Italia, cogliendo le perle di grande poesia che ci sono state offerte; penso all’ignobile barzelletta sullo stupro delle suore consenzienti pronunciata dal ministro (lo scrivo con la minuscola) sacconi, alle dichiarazioni di un certo premier che se ne vuole andare “da questo paese di merda” e che definisce Angela Merkel una “culona inchiavabile”. Questi gossip (non chiamiamole notizie) che sembrano provenire da un imbarazzante mondo alieno, fatico a giustificarli ai miei nuovi connazionali che mi chiedono un commento. Ma questo sarà tema di un’altra lettera; oggi vorrei parlarvi di precariato e accesso al mondo del lavoro, e nel farlo vorrei aprire una riflessione collettiva, un confronto fra le vostre esperienze e le mie.

Inizio dunque dalle mie: una mia candidatura è stata accolta, ho passato una selezione e ho ottenuto il posto. Si tratta di un

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Lettera da… Parigi

Lettera da… Parigi

Ogni settimana le nostre corrispondenti dall’Europa e dal mondo ci racconteranno come si vive da italiane all’estero. I pro e i contro delle nuove migranti, per necessità o per piacere. Dalla loro esperienza prenderemo spunti, copieremo idee, accoglieremo i suggerimenti. Grazie a Giulia Camin che inaugura questa rubrica!

Care amiche, mi chiamo Giulia, sono italiana, ma vi scrivo dal mio appartamento a Parigi, dove abito.

Eh sì, anche io, come tanti giovani italiani, ho deciso di emigrare, spostarmi, fare valige e ripartire da altrove. L’ho deciso senza troppo preavviso: è bastato uno slancio, la necessità di un cambiamento concreto, la voglia di imparare e vedere altro, e un pizzico di coraggio. Avrei dovuto farlo prima? Probabilmente sì, ma ognuno ha i suoi tempi, dettati dal carattere e dalle contingenze. Così, un agosto di qualche anno fa, ho messo in una tasca le mie lauree, nell’altra anni di esperienze di lavoro, e sono partita.

Andando via ho rinunciato al camminare nelle silenziose calli veneziane, allo spritz e alla possibilità di contemplare gli affreschi del Carpaccio ascoltando le lezioni del mio maestro di storia dell’arte. Ho rinunciato ad avere la mia famiglia vicina, all’opportunità di litigare davanti al Tg con i miei genitori o di vedere mia sorella e mia nipote Chiara ogni qual volta lo desiderassi. I miei amici, a quelli no, non ho rinunciato partendo: erano già emigrati quasi tutti prima di me!

Mi sono lasciata felicemente alle spalle i concorsi universitari con vincitore già assegnato, tutti quei contratti a

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