Parigi
Giulia Camin, storica dellʼarte e blogger di tematiche di genere, ci scrive da Parigi dove lavora per una fondazione culturale. Si é trasferita in Francia nel 2010 dopo alcuni anni trascorsi in Germania. Si sente europea e pensa che in questo momento vivere allʼestero sia importante non solo per trovare la giusta distanza critica nei confronti della crisi culturale ed economica italiana ma anche per trovare un terreno capace di valorizzare le proprie competenze mettendole a disposizione di un sistema più meritocratico, meno discriminatorio e più paritario.
La Fine del Coraggio?

La Fine del Coraggio?

di Giulia Camin corrispondente da PARIGI

“La posta in gioco stessa del coraggio è di mettere alla prova la natura della volontà e della libertà del soggetto. Noi non saremmo liberi se non alla stregua della messa alla prova del coraggio? Eppure, niente di più certo di un soggetto che, alla chiamata del dovere del coraggio, si sente già condannato. Che cos’è volere? Che cos’è il volere se non già il manifestarsi di una certa forma di coraggio? Poiché volere, vorrà dire affrontare il passaggio verso il potere. Volere non è ispo facto potere. Non basta volere per potere. Oppure sì. Basta. Ed è così che il territorio immenso della volontà si apre, come un abisso. E la posta in gioco diventa chiara. Il coraggio, sarà già il volere. Decidere di volere. Nient’altro che ciò”( Da “La fin du courage” di Cynthia Fleury) 

 Ieri ho guardato un telegiornale italiano in streaming; sono pochi quelli visibili gratuitamente per gli italiani all’estero. Non lo guardavo da tempo, più o meno da quando mi sono arresa alle evidenze: venti minuti dedicati ai problemi giudiziari di pochi, cinque minuti per accennare ai problemi reali di un intero paese. Ma ieri ne sentivo il bisogno, ero ansiosa di partecipare, anche se da lontano, ai funerali di Lea Garofalo. Fremevo dalla commozione e avevo necessità di vedere una folla oceanica pronta a rappresentare anche la mia di vicinanza a Denise, sua figlia. Lea, che esempio immenso di coraggio e di amore per la legalità. Quanta

Continua a leggere...
"Restate con noi. E a Testa alta"

“Restate con noi. E a Testa alta”

 

“Lottare contro le discriminazioni significa evidentemente aprire a tutti i cittadini i dispositivi del diritto comune ed anche le più belle istituzioni della Repubblica. Noi vogliamo dire qualcosa in particolare agli adolescenti ed alle adolescenti di questo paese, agli adolescenti che sono stati feriti, disorientati in questi ultimi giorni, che hanno provato uno sgomento immenso, profondo, che hanno scoperto una società in cui la sublimazione dell’egoismo ha permesso ad alcuni di protestare rumorosamente contro i diritti degli altri. Noi vogliamo semplicemente dire loro che, nella loro singolarità, sono al loro posto, nella società, che noi riconosciamo loro un posto nella società, con il loro mistero, talento, difetti, le loro qualità e le loro fragilità. Perché è questa la singolarità di ognuno e ognuna di noi, indipendentemente da ogni scelta sessuale, ciascuno e ciascuna di noi è singolare. Ed è proprio questa la forza della società, la condizione stessa delle relazioni umane alla base della società stessa. Allora noi diciamo loro: se siete presi dalla disperazione, scrollatevi tutto ciò di dosso, sono solo parole che presto voleranno via. Voi però restate con noi e tenete la testa alta. Non avete niente da rimproverarvi. Lo diciamo forte e chiaro, con voce potente: perché come diceva Nietzsche le verità uccidono, quelle che tacciamo diventano velenose. Grazie a voi tutti.”

 Mentre in Italia i miserevoli bisticci della cattiva politica continuano ad avvilire e impantanare il paese, qui in Francia, crisi o non crisi, qualche passetto in avanti è stato fatto. Gran parte dell’opinione

Continua a leggere...
Una Tesi per Ombrello:Lettera all'Università che non c'è

Una Tesi per Ombrello:Lettera all’Università che non c’è

Qualche giorno fa mi è tornata in mente un’immagine. Un signore, sotto la pioggia, attraversa veloce campo San Barnaba, a Venezia, coprendosi la testa con un librone bianco. A ripensarci mi prende un sussulto, persino ora che sono nel mio ufficio e che mi sento «al sicuro». Sono passati tanti anni, sono cambiate tante cose.

A dire il vero non si tratta di un’immagine inventata, ma di un ricordo ben preciso. Il signore di cui parlo era un docente della mia Università a cui avevo appena consegnato la mia tesi di laurea specialistica. L’avevo contattato in quanto membro del corpo docenti di un master creato da poco presso l’Università di Roma. Sono sempre stata abbastanza scettica nei confronti di formazioni e corsi di studi infiniti, ma questo master di due anni sembrava presentare un programma di tutto rispetto e avrebbe potuto calzare a perfezione con il mio percorso di preparazione professionale. Invece che fare come tante persone che avevano studiato insieme a me, io stavo valutando un’ipotesi che mi avrebbe permesso di integrarmi e conoscere meglio il tessuto culturale italiano. L’ipotesi estero non si era ancora fatta strada nella mia testa; molti e molte erano nel frattempo già fuggiti.

L’iscrizione costava però una sassata. Desideravo quindi capire se sarebbe stato possibile ottenere una borsa di studio, vista magari anche l’attinenza con la mia tesi di laurea specialistica e le sudate esperienze già accumulate nel settore. Lui, dopo un veloce incontro durante il quale aveva continuato ad annuire e stuzzicarsi …

Continua a leggere...
E io Vi dico, Se Potete Andate

E io Vi dico, Se Potete Andate

Oggi le lettere dall’estero sono due. Chiara Baldin ci scrive da Lisbona della sua rabbia nel sentire rappresentare l’Italia in modo sterotipato, seppur vero. Giulia Camin ci racconta della importante manifestazione per la libertà che si è svolta ieri a Parigi-Giulia che foto rappresentativa della tua gioia! L’Italia è tra iPaesi avanzati, quello da cui i/le giovani stanno emigrando di più. La Lombardia, incredibile! è la regione da cui più si parte. Io dico e ribadisco, se potete, andate. Ricevo ogni giorno decine di mail di ragazze/i che sarebbe superficiale definire scoraggiati. Il sentimento che provano è di sconfitta, di limbo senza meta, di disillusione fino al midollo.  Io credo che il problema reale dell’Italia, più di tutti gli altri seppur gravi, sia quello del FAMILISMO AMORALE che ormai ammorba tutto e tutte. Io non posso godere della bontà delle Primarie del PD perchè  il PD ha messo  in lista anche gente di pochissima levatura solo perchè moglie/marito/figlia di.. Se questa pratica lascia annichilita una donna adulta come me, che effetto fa ad un/una ventenne?

E’ stato meraviglioso avere a cena le corrispndenti a Natale: l’ogoglio per averle al mio fianco era grande. Che gioia deve provare Marina per  essere riuscita a diventare giornalista assunta retribuita e stimata a 25 anni della radiotv di stato australiana? E qui che possibilità avrebbe avuto? E a Giulia che ricopre un ruolo di prestigio in un importante realtà museale parigina, cosa avrebbero offerto qui?

Come pronosticava Sciascia, sono stati gli usi e …

Continua a leggere...
Pensare ad Educare

Pensare ad Educare

Oggi la nostra LETTERA DALL’ESTERO  ci arriva da Giulia Camin che, come oramai sapete, vive a Parigi e lavora con passione. Questo suo articolo è importantissimo oggi, è direttamente collegato alla nostra realtà.

Sono tanti i paesi in cui la formazione ai nuovi media fa parte di percorsi scolastici di insegnamento e aggiornamento insegnanti supportati dal Ministero della Cultura e quindi dallo Stato.

Tanti anni fa lavoravo come guida (qui in Francia si direbbe mediatrice) e occupandomi soprattutto del pubblico scolastico mi ritrovai a osservare insieme ad un gruppo di studenti di un rinomato liceo classico una serie di opere di un artista tedesco, il fotografo Thomas Ruff. Si trattava della serie JPG, fotografie pixelate in cui, solo indietreggiando e acquisendo maggiore distanza, si poteva iniziare a riconoscere il soggetto rappresentato e cioè  l’attentato terroristico dell’ 11 settembre 2001 alle torri gemelle di New York, le potete vedere qui http://www.metmuseum.org/toah/works-of-art/2006.92 . Ricordo che, quella come molte altre, si rivelò un’ottima occasione per ragionare insieme ai ragazzi e alle ragazze presenti, un ottimo spunto per parlare di media, di diffusione e assuefazione alle immagini spesso “dolorose” e forti trasmesse senza tregua dalla televisione come anche  parlare di attualità, di politica e di tutto ciò che opere come queste possono contenere e evocare. Erano loro ad aprirsi, parlare, io ogni tanto aggiustavo il tiro, rilanciando quesiti e riflessioni. Ricordo però anche che, come al solito, le reazioni dei presenti furono diversificate e che, mentre con alcune giovani particolarmente appassionate discutevo dell’inquietante ed

Continua a leggere...
Sono Choosy e me ne Vanto

Sono Choosy e me ne Vanto

Oggi ospitiamo la nostra corrispondente da Parigi GIULIA CAMIN che interviene nel dibattito avviato da Giulia Rosoni NON SONO CHOOSY VOGLIO SOLO VIVERE. Giulia mi interroga direttamente, a breve interverrò dunque anch’io.

Tra le varie vicende che sottolineano il fallimento delle società contemporanee incapaci di guardare al futuro ho ripensato a questo: La France n’aime pas ces jeunes (La Francia non ama i suoi giovani). Questo il titolo di un sondaggio che circa un anno fa venne pubblicato e discusso pressoché ovunque nei media francesi e che ricordo bene mi colpì particolarmente. Ricordo anche di aver ascoltato stupita un’emissione di una delle radio nazionali in cui a turno, giovani e adulti/anziani, telefonavano offendendosi reciprocamente “i giovani di oggi non sanno cosa vogliono e stanno incollati al pc”. No siete voi che siete vecchi e ci avete lasciato in eredità un mare di rogne. E ancora: “provo fastidio quando vedo dei giovani malvestiti e tatuati nelle metropolitane”. Insomma, un gran dibattito che verteva su di una sorta di scontro generazionale.

La cosa che mi fa e mi faceva ridere è che la categoria giovani comprendeva spesso età che oscillavano indistintamente  dai 18 ai 25 anni, fino ad arrivare ai 30-35. Perché poi alla fine chi sarebbero i giovani? Di chi stiamo parlando? Quali le etichette pronte da incollare sulla loro fronte? Questo sondaggio mi è tornato in mente mentre leggevo il brulicare di reazioni più o meno vivaci che su tweeter, hashtag vari e iniziative facebook sono nate …

Continua a leggere...
Lettera da.. Parigi (7)

Lettera da.. Parigi (7)

La prima lettera da Parigi di questo nuovo anno accademico non sarà io a scriverla, e vi spiego subito perché. Le cose sono andate così: dalle pagine di questo blog ho lanciato un piccolo appello invitando eventuali lettrici italiane che abitano qui a contattarmi. A questo invito ha risposto Simona Mazzoli. Ci siamo incontrate in Place de Clichy, davanti alla libreria Gallimard. Simona è una ragazza tosta, determinata, piena di energia, il suo volto si illumina quando sorride ed ha una bellissima risata. Abbiamo parlato a lungo, come ci si conoscesse da tempo, riscontrando di avere molto in comune, oltre all’esperienza della migrazione, alla voglia assoluta di cambiare il mondo,  alla gratitudine che proviamo nei confronti di chi decide di esporsi e di regalarci la sua esperienza condividendola, creando ponti intergenerazionali, ponti che noi abbiamo urgenza di percorrere. Abbiamo parlato dei tanti femminismi che ci circondano, del bisogno che abbiamo di orientarci. Abbiamo parlato di incontri importanti, che ci hanno cambiate, che ci hanno permesso di aumentare la nostra consapevolezza. Da qui è nato il desiderio comune di realizzare un’intervista. Simona arrivata a Parigi ha incontrato una donna che di ponti ne ha costruiti molti e ha voluto farci dono di questo legame per realizzare un’intervista che sono certa apprezzerete. Lorella ha passato la parola a me, io passo il testimone a Simona, Simona, per noi e per voi, ha intervistato Florence Montreynaud, femminista francese dal percorso intenso e formativo. Un passaggio di testimoni, un ponte, tante riflessioni a …

Continua a leggere...