Lisbona
Chiara Baldin, insegnante linguista scrittrice
Scrive da Lisbona dove si è trasferita dopo alcuni anni in Germania
Pensa che vivere all’estero sia necessario arricchimento umano, culturale, linguistico e vitale. E che nonostante le enormi difficoltà, sia una tappa fondamentale per la crescita e l'apertuta di ogni essere umano.
Tuttavia sente che un giorno tornerà nel suo Paese e lotterà (come ha sempre fatto) per migliorare qualche briciola e offrire l'umanità che all'estero ha ricevuto a piene manciate.
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Lettera da Lisbona... all'Angola

Lettera da Lisbona… all’Angola

Chiara Baldin da Lisbona è temporaneamente in Angola. Mentre i nostri si dilaniano a Roma, non perdiamo di vista le ventenni e i ventenni che vivono ORA  e non possono rimandare la vita  quando i nostri si saranno messi d’accordo. Mettiamoci in ascolto. Ieri ero al Dynamo Camp, andate a vedere online che meraviglia! pieno di ragazzi/e meravigliosi. Mettetevi in ascolto. In Peruù nei consigli comunali siedono anche dodicenni. Mi è parsa una cosa di belllezza inaudita. Ascoltarli realmente.

Vi scrivo  una riflessione partorita dopo un recente viaggio in Angola, ex-colonia portoghese: racconta ed esprime un problema purtroppo attuale in ogni luogo del pianeta, nonché importante soprattutto nel belpaese. L’immondizia.

Ne scrivo perché voglio far luce su una parte di mondo che sta riemergendo dopo anni di guerre e dipendenze; perché si collega alla mia Lisbona e al popolo portoghese, come a tutti quelli colonizzatori; perché l’ecologia e il rispetto sono temi che da sempre mi stanno a cuore, da modesta ambientalista.

Spero possiate trarre uno spunto di meditazione anche voi.

Vi do un compito da svolgere nei prossimi tre giorni: guardatevi intorno mentre camminate per strada, nei luoghi che frequentate e in cui vivete, provando a contare i rifiuti che trovate.

E poi? E poi ci sono due possibilità. O li raccogliete e li gettate nei primi raccoglitori di differenziata oppure, beh… li lasciate lì dove li avete trovati e, chissà, qualcuno prima o poi li raccoglierà?

 

Montagna e montagna non si incontreranno mai,

ma uomo e uomo

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E io Vi dico, Se Potete Andate

E io Vi dico, Se Potete Andate

Oggi le lettere dall’estero sono due. Chiara Baldin ci scrive da Lisbona della sua rabbia nel sentire rappresentare l’Italia in modo sterotipato, seppur vero. Giulia Camin ci racconta della importante manifestazione per la libertà che si è svolta ieri a Parigi-Giulia che foto rappresentativa della tua gioia! L’Italia è tra iPaesi avanzati, quello da cui i/le giovani stanno emigrando di più. La Lombardia, incredibile! è la regione da cui più si parte. Io dico e ribadisco, se potete, andate. Ricevo ogni giorno decine di mail di ragazze/i che sarebbe superficiale definire scoraggiati. Il sentimento che provano è di sconfitta, di limbo senza meta, di disillusione fino al midollo.  Io credo che il problema reale dell’Italia, più di tutti gli altri seppur gravi, sia quello del FAMILISMO AMORALE che ormai ammorba tutto e tutte. Io non posso godere della bontà delle Primarie del PD perchè  il PD ha messo  in lista anche gente di pochissima levatura solo perchè moglie/marito/figlia di.. Se questa pratica lascia annichilita una donna adulta come me, che effetto fa ad un/una ventenne?

E’ stato meraviglioso avere a cena le corrispndenti a Natale: l’ogoglio per averle al mio fianco era grande. Che gioia deve provare Marina per  essere riuscita a diventare giornalista assunta retribuita e stimata a 25 anni della radiotv di stato australiana? E qui che possibilità avrebbe avuto? E a Giulia che ricopre un ruolo di prestigio in un importante realtà museale parigina, cosa avrebbero offerto qui?

Come pronosticava Sciascia, sono stati gli usi e …

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Un gesto de Amor e de Paz

Un gesto de Amor e de Paz

E’ raro sentire raccontare cosa accade in Portogallo. Ed è per questa ragione che qui siamo felici di avere una corrispondente come CHIARA BALDIN, che da Ferrara è emigrata a Lisbona e ci racconta come i portoghesi stiano vivendo la crisi.

E se un abbraccio tra una donna e un poliziotto si trasformasse nel simbolo di una manifestazione? Credo che, con orgoglio, si possa dare il merito a quei 18 anni e a quella curiosa chioma di capelli rossi avvolti in una divisa blu.

Sabato 15 settembre 2012, la passività (a volte troppa) del popolo portoghese si è finalmente spenta nelle piazze di tutto il paese: centinaia di migliaia di persone hanno alzato la voce contro la politica di tagli e austerità che sta piegando il Portogallo da un anno e mezzo. La troika, vista come soluzione alla crisi economica del paese, è stata costretta a concedere un altro anno per onorare l’impegno preso, arrivare a un rapporto deficit/pil del 3 per cento nel 2013 (ora 2014). Iva al 23 per cento, aumento di Irpef, tariffe mediche e trasporti, privatizzazioni, diminuzione degli stipendi pubblici annunciati dal ministro delle finanze Vítor Gaspar, ha scatenato una reazione impressionante, superiore ad ogni previsione.

E proprio quell’abbraccio ha ricordato con orgoglio la rivoluzione pacifica dei garofani, nel 1974.

Quel giorno, quando sono tornata a casa e ho visto la foto di una ragazza abbracciata ad un poliziotto, tra un tappeto di pomodori e fumogeni davanti alla porta degli uffici del FMI (Fundo Monetário Internacional), …

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Lettera da.. Lisbona (5)

Lettera da.. Lisbona (5)

Be the change you want to see in the world.

M. Ghandi

Cara Nonnuccia,

ti scrivo da un ottavo piano e due finestrone luminose. Sbircio dall’alto lo stadio verde della squadra Sporting, l’insegna intermittente di un ristorante e la città in dormiveglia. Il vento sta urlando, stonato e minaccioso, da ormai diversi giorni.

Stasera compio una settimana nella nuova casa. È il quinto trasloco in 12 mesi. E come se non bastasse, nell’ultimo anno di vita ho cambiato pareti di tre Paesi diversi: a volte mi chiedo come faccio a non sentirmi spaesata quando apro gli occhi la mattina. Ho ancora le valigie chiuse e non so quando avrò la forza di disfarle.

Anche domani la sveglia sarà alle 6.

Alle 6h30 non sono mai sola a prendere la metro, nemmeno l’unica a stropicciare gli occhi in cerca di un posto vicino al finestrino per poter appoggiare la testa e svegliarmi con più calma. Se da una parte mi tranquillizzo perché noto che tante persone si alzano e vanno a lavorare (significa che hanno un lavoro?), dall’altra mi preoccupo. Sembra che ogni giorno che passa, la crisi aumenti: stiamo entrando sempre di più nel fango economico. Anche le mie scarpe ne sono ormai un po’ sporche.

Una delle mie più grandi paure è la cecità. Anche quella di non riuscire a vedere una luce alla fine della piaga che molti chiamano crisi economica.

Sono una funambola. In bilico da diversi anni, nonostante un buon curriculum.

Da piccola sognavo di …

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Gocce portoghesi: Lettera da.. Lisbona (4)

Gocce portoghesi: Lettera da.. Lisbona (4)

Quando mai ci capita di sentire raccontare di Lisbona? Ci ho pensato giorni fa quando ho letto della morte di Tabucchi, scrittore pisano perdutamente innamorato di Pessoa e da tempo cittadino lusitano. E dunque grazie alla nostra Chiara Baldin che doveva restare a Lisbona pochi mesi e che ci pare, lei pure, irrimediabilmente presa dal fascino portoghese.

 

Farò finta di non aver sentito

I tuoi passi scorrere su di me.

La violenza delle tue ossa sbattere;

La tua voglia di ferirmi,

graffiare con maglia e pelle ruvida.

L’indifferenza nel voltarti

E lasciare frammenti di paura

Incastrati negli occhi.

I miei.

 

 

Ho sgocciolato il costume di nuoto e mi sono fermata a pensare.

Sono passati quasi sei mesi e mi sembra di aver vissuto una vita intera, a Lisbona. Guardavo le gocce che scendevano fino a terra e ho immaginato di essere una di loro, liscia e trasparente: scomparire tra le tubature, scivolare e raggiungere, chissà, il mare. Probabilmente ci arriverei sporca. Forse più grande, unita ad altre gocce. Cambierei, mi modellerei a seconda del percorso da affrontare. Raccoglierei ciò che incontro e mi farei accompagnare da chi incontro. Ne sono sicura.

Ho lasciato asciugare il costume e, sorridendo, ho capito che l’immagine della goccia rappresenta proprio l’esistenza vissuta finora. Quante scivolate, quante strade, quanti viaggi e quanti incontri.

Il mese scorso ho dovuto salutare molte persone incrociate nel nuovo cammino e concludere alcuni capitoli. L’esperienza COMENIUS (http://www.programmallp.it/index.php?id_cnt=31), il progetto con il quale sono arrivata a …

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Lettera da.. Lisbona (3)

Lettera da.. Lisbona (3)

So solo quello che mi basta a stento per non sprecare i battiti del cuore, perché sapere, sappilo, è un tormento: è sempre chi più sa che ha più dolore.

Patrizia Valduga, Medicamente e altri medicamenta

Ogni anno, in qualunque città io mi trovo, partecipo alla Notte Europea dei Ricercatori (iniziativa promossa dalla Commissione Europea fin dal 2005 che coinvolge ogni anno centinaia di ricercatori e istituzioni di ricerca in tutti i paesi europei). Un po’ perché ho una sorellina biologa che mi ha insegnato a coglierne l’importanza, un po’ perché mi piace tuffarmi oltre l’ignoto. L’evento diventa per me una di quelle manciate di ore in cui mi scopro più ignorante di quanto già mi sento ogni giorno: ho la prova che quotidianamente do per scontato tanti meccanismi essenziali per far funzionare il mondo in cui vivo e respiro.

Quest’anno è stata la volta di Lisbona e del Museo della Scienza, nel quartiere Oriente: il ventitre settembre mi ero incamminata da sola per visitare un nuovo pezzetto della città e avevo deciso di entrare nel museo. Posso ringraziare quella scelta e soprattutto la mia curiosità. Sia per ciò che mi ha aiutato a sapere, sia per un incontro che ancora adesso mi sta portando tanta gioia. Dietro ad uno stand sulla ricerca nella microbiologia sorrideva una ragazza portoghese: volevo provare a capire qualcosa di quei funghi in vetrino e ho domandato spiegazioni. Credo di aver provato un amore a prima vista. Per quella persona e per ciò che …

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Lettera da.. Lisbona (2)

Lettera da.. Lisbona (2)

LISBONA! Che succede in PORTOGALLO? Del Portogallo non si legge mai nulla. Ritengo sia una fortuna avere lo sguardo di Chiara Baldin sulla realtà lusitana, un modo diretto per essere informate. Grazie Chiara! Le foto sono di P.N.

Ci vuole coraggio a restare, a scavare dentro se stessi

per cercare la forza per combattere,

scarnendo le proprie carni, sentendone il dolore

e sopportandolo con fierezza. Ci vuole coraggio ad andare.

A voltare le spalle a ciò che conosciamo

e ci è familiare per l’ignoto. Ci vuole coraggio a essere italiani.

Nel restare, così come nel partire.

E questo, per me, dovrebbe essere per tutti profondo dolore. A. Vitaliano

Soffro di vertigini da quando sono piccola. Ricordo le volte in cui salivo sulla cassapanca della cucina per prendere le matite da una scatola: quando guardavo giù mi veniva la nausea. Qualche settimana fa un mio collega di scuola mi ha proposto una scalata sulle rocce di montagna, una delle attività sportive più praticate dai portoghesi: ovviamente ha risposto la mia incoscienza, accettando l’invito con entusiasmo. Ammetto che scalare è sempre stato un mio grande desiderio, ma ogni volta è mancato lo slancio giusto per buttarmici. Quel sabato è stato un giorno indimenticabile: immersa nella natura e nell’aria lusitana, tra spiegazioni in portoghese sui moschettoni e incomprensibili dialoghi ad “alta” quota, ho scalato due rocce di dieci metri ognuna. Mi sentivo così piccola e fragile lassù: creatura un po’ italiana, un po’ tedesca, un po’ europea sopra una roccia portoghese. Sarebbe bastato

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