In evidenza

Lettera da Barcellona (3)

Nuova corrispondenza catalana da Giusi Garigali.

Ciao a tutte / i Sono davvero tante le cose di cui mi piacerebbe dialogare con voi, da qui, scambiandoci idee ed impressioni. Non sempre riesco a commentare i post delle altre ragazze, ma ci tengo a precisare che le seguo sempre con vivo interesse e che alcune delle loro riflessioni, infatti, mi hanno suggerito il testo che segue.

A partire da piccoli esempi tratti dalla vita quotidiana vi vorrei spronare a riflettere sulla moltitudine di luoghi comuni che AFFLIGGONO le nostre esistenze (curioso che proprio in questi giorni Lorella pubblichi il post “Quel che pensate non è vero”, ennesima dimostrazione delle capacità di mutazione e adattamento del pregiudizio) – a volte creati exnovo, a volte preesistenti e rinforzati ad-hoc dai media – così difficili da individuare, destrutturare e smantellare perché pervicaci e soprattutto spesso assimilati alla nostra quotidianità. Quegli stereotipi che mal sopportiamo e che ci ingabbiano in ruoli che non ci appartengono, anche e sopratutto a livello di “macrocategorie”: gli italiani sono…, gli inglesi sono…, le donne italiane sono…, tutte le donne sono… etc. etc. Vi invito a leggere il contenuto della lettera e ad intervenire, raccontando la vostra esperienza.

Partirò dalle parole di Marina che, nel suo secondo post, ci racconta le difficoltà di accesso al mondo del lavoro per le giovani donne a Sidney (non accade solo in Italia, dunque). Con la sua cronaca Marina incrina, a mio modo di vedere, un consolidato luogo comune diffuso in tutto il

Continua a leggere...
Lettera da.. Rio De Janeiro (2)

Lettera da.. Rio De Janeiro (2)

Ecco la seconda corrispondenza di Carol De Assis, in cui ci racconta di politica, donne e informazione in Brasile.

Care tutte e cari tutti, nella mia prima lettera ho parlato un po’ di me e della mia ricerca sulle donne in politica in Brasile e la loro rappresentazione nei media. Vi voglio parlare ancora un po’ della mia passione su questo argomento e di come se la cavano le nostre sindache, deputate, ministre e presidenta.

Inizio proprio da queste parole: sindaca, deputata, ministra, presidenta. Sono queste le parole che mi hanno portata qui. Una volta Lorella ha chiesto cosa serviva perché in Italia queste parole non facessero più ridere. Nella sua ultima lettera (stupenda!), Livia, da Berlino, ha parlato del peso delle parole, in italiano e in tedesco. Qui in Brasile, sin dal primo gennaio del 2011 abbiamo una presidenta. Non presidente, come ci siamo abituati a dire in portoghese, ma presidentA – se la lettera A è quella usata nella nostra lingua per segnalare il femminile, io la voglio usare per segnalare la mia identità di donna, ha ragionato Dilma Rousseff. Lei si è sempre presentata come la futura presidenta del Brasile. La parola è diventata una vera e propria rissa tra i suoi sostenitori/e e i suoi oppositori/e, ed è pure un modo di sapere se uno/a simpatizza o meno con la Rousseff: basta osservare se si riferisce a lei come ‘presidenta’ o ‘presidente’. Come femminista e professionista della comunicazione, ho sempre fatto molta attenzione al modo in

Continua a leggere...
Lettera da.. Lisbona (2)

Lettera da.. Lisbona (2)

LISBONA! Che succede in PORTOGALLO? Del Portogallo non si legge mai nulla. Ritengo sia una fortuna avere lo sguardo di Chiara Baldin sulla realtà lusitana, un modo diretto per essere informate. Grazie Chiara! Le foto sono di P.N.

Ci vuole coraggio a restare, a scavare dentro se stessi

per cercare la forza per combattere,

scarnendo le proprie carni, sentendone il dolore

e sopportandolo con fierezza. Ci vuole coraggio ad andare.

A voltare le spalle a ciò che conosciamo

e ci è familiare per l’ignoto. Ci vuole coraggio a essere italiani.

Nel restare, così come nel partire.

E questo, per me, dovrebbe essere per tutti profondo dolore. A. Vitaliano

Soffro di vertigini da quando sono piccola. Ricordo le volte in cui salivo sulla cassapanca della cucina per prendere le matite da una scatola: quando guardavo giù mi veniva la nausea. Qualche settimana fa un mio collega di scuola mi ha proposto una scalata sulle rocce di montagna, una delle attività sportive più praticate dai portoghesi: ovviamente ha risposto la mia incoscienza, accettando l’invito con entusiasmo. Ammetto che scalare è sempre stato un mio grande desiderio, ma ogni volta è mancato lo slancio giusto per buttarmici. Quel sabato è stato un giorno indimenticabile: immersa nella natura e nell’aria lusitana, tra spiegazioni in portoghese sui moschettoni e incomprensibili dialoghi ad “alta” quota, ho scalato due rocce di dieci metri ognuna. Mi sentivo così piccola e fragile lassù: creatura un po’ italiana, un po’ tedesca, un po’ europea sopra una roccia portoghese. Sarebbe bastato

Continua a leggere...
Lettera da.. Barcellona (2)

Lettera da.. Barcellona (2)

Pubblichiamo con piacere la seconda corrispondenza che ci invia Giusi Garigali dalla Catalunya. La prima lettera è stata seguitissima e commentatissima, innescando un interessante dibattito. Incontreremo Giusi domani a Barcellona per la poiezione del nostro documentario.

Carissimo “Il corpo delle Donne”, carissime tutte / i,

A seguito di una conversazione con Lorella Zanardo mi sono persuasa che, in questo secondo Post, dovevo necessariamente tornare su alcuni concetti esposti nel primo, in quanto ho capito che c’era bisogno di un urgentissimo chiarimento su alcune delle mie affermazioni, che non erano state comprese a sufficienza da tutti i lettori / lettrici di questo Blog e, forse, occasionalmente fraintese. Magari perché non mi ero spiegata bene, o forse perché non avevo articolato il mio ragionamento in maniera esustiva. Spero di riuscire adesso a completare il mio pensiero, colmando questa lacuna e dissipando dubbi o “misunderstandings”. Voglio quindi dire subito, con assoluta franchezza, che in NESSUN MODO ho mai pensato di scoraggiare nessuna / o di voi dal fare un’esperienza di vita / studio / lavoro all’estero. ANZI! Quello che mi sono permessa di dire, nel mio primo intervento, era qualcosa di molto diverso, che nelle mie intenzioni doveva servire a “riequilibrare” certi eccessi di una pubblicistica / documentaristica di moda (vedi per es. la puntata di Riccardo Iacona su Precariato e Bcn, Presa Diretta Rai·3) che sul tema dell’emigrazione continua a NON fare informazione, bensì propaganda, “glorificando” e banalizzando la vita dell’emigrante italiano all’estero, esule “politico” incompreso in Patria. E voleva anche servire

Continua a leggere...
Lettera da.. Sydney (2)

Lettera da.. Sydney (2)

Marina da Sydney continua il suo racconto che noi leggiamo con particolare coinvolgimento. Dell’Australia così lontana qui sappiamo pochissimo e ci fa piacere conoscerla attraverso lo sguardo della nostra corrispondente. Vi segnalo la guida “Vivere e lavorare in Australia” dal sito italiansinfuga.

Vi scrivo da Sydney, dove ancora continua nel rettangolo di Martin Place la protesta “Occupy Sydney”, in solidarietà con le manifestazioni di tutto il mondo. Ci sono circa cento persone stasera a Martin Place, composte, non chiedono risposte facili ma chiedono un cambiamento. Io li guardo e penso che la crisi sia altrove ma li ammiro per come si impegnano anche se minimamente toccati dal tracollo mondiale. Li ho intervistati per l’emittente australiano per cui lavoro, c’è gente di tutte le età, ma i più numerosi hanno circa trentanni e vogliono un futuro senza caste – potete ascoltare un’intervista a questo link se volete  http://bit.ly/nbanCI, o vedere alcune  immagini a quest’altro http://on.fb.me/paaQaq.

Ma di cosa si lamentano? Qui tutto funziona, mi dico. O forse no? E inizio a pensare alle donne che cercano lavoro. Poi a casa, vedo la mia coinquilina e capisco. Come spesso accade, le notizie migliori si trovano bevendo il caffè in soggiorno mentre si scambiano due parole con i coinquilini, che ti raccontano come si cerca lavoro dopo i 25 anni da cittadini australiani. La mia amica Laura, ventisettenne Australiana, nata da una famiglia greca, fa la designer e lo fa bene. Ha lavorato a Sydney, New York e Londra e ora

Continua a leggere...
Lettera da.. Lisbona

Lettera da.. Lisbona

Siamo felici che alle nostre corrispondenti da tutto il mondo si unisca Chiara Baldin, che ci racconterà dell’esperienza di giovane donna italiana a Lisbona.

A tutte/i un meritato bom dia!

Mi chiamo Chiara, ventiseienne emiliana di indole pellegrina. Nelle linee che seguiranno riporterò la mia testimonianza di italiana migrante in Europa, nel tentativo di dare voce ad una volontà di partire per conoscere altre umane realtà e plasmarmi con esse, ma anche per trovare riconoscimento e gratificazione in ciò che professionalmente mi sta formando. Mancanza che, mio malgrado, spesso percepisco nel mio Paese, luogo di nascita e crescita.

La passione per il viaggio, per la contaminazione di vite e culture mi ha portato a vivere per quasi tre anni in Germania, precisamente in tre città differenti (Treviri, Berlino, Halle): i motivi? In primis la curiosità e la voglia di mettere in gioco me stessa e la mia conoscenza delle lingue, materie di studio superiore e universitario che, nell’evidenza, rischiavano di rimanere rigidamente incollate ad un quaderno senza la conoscenza vera e propria, quella delle persone e della loro cultura. Sono quindi partita come studentessa Erasmus: la mia vita è stata positivamente STRAvolta, aprendosi a differenti e centinaia di prospettive. Non mi sono più fermata. Laurea in Germanistica, borsista “Leonardo da Vinci” presso il Festival Internazionale di Letteratura a Berlino, mi sono successivamente specializzata in Lingua e Cultura italiane per stranieri, a Bologna. Innamoratami della sociologia e della letteratura migrante (filone letterario che raccoglie scritti prodotti da migranti provenienti da

Continua a leggere...
Lettera da.. l'Europa

Lettera da.. l’Europa

Ci colleghiamo al blog di Giovanna Cosenza per questa puntata dove incotriamo Nevena che ha fatto esperienza a Londra e in Germania.…

Continua a leggere...