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La TV spagnola: lettera da.. Barcellona (4)

La TV spagnola: lettera da.. Barcellona (4)

Ben ritrovate/i tutte/i Questa volta mi piacerebbe raccontarvi qualcosa sul servizio radiotelevisivo pubblico e privato qui in Spagna e sulla rappresentazione della donna nei media spagnoli. Penso possa essere utile per stabilire un confronto con l’Italia e per capire se qui la situazione è un po’ migliore che da noi. Si deve innanzitutto premettere che in Spagna non esiste quella volgare sovraesposizione del corpo femminile, cui cominciò ad abituarci Mediaset negli anni ’80 – propugnando la falsa idea di voler spronare la società italiana ad uscire, con ironia, da una situazione di presunto “puritanesimo” – e a cui la Rai si adeguò presto, peggiorando inesorabilmente la qualità della propria produzione / programmazione. A differenza che in Italia qui in Spagna, e anche in Catalogna, il servizio pubblico ha continuato a svolgere decorosamente il proprio compito, indipendentemente dalla tipologia dell’offerta delle televisioni commerciali (che comunque non sono mai arrivate a mostrare l’indegno mercato della carne nostrano), mantenendo un palinsesto che mi sento di definire più che dignitoso. Tanto per intenderci: nessun canale pubblico televisivo, spagnolo o catalano, trasmetterebbe mai un “reality” demenziale come “L’Isola dei Famosi”, cosa che, invece, come ben sappiamo, ha purtroppo fatto reiteratamente Rai2. Inoltre, tanto la televisione spagnola come quella catalana, per quanto non esenti del tutto da controllo politico, provano a dimostrare sempre un certo equilibrio nella scelta e nella presentazione delle notizie, cosa impensabile da noi in Italia (e non mi riferisco solo al Tg1 di Minzolini, dato che a mio parere tutte e tre …

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Lettera da.. Lisbona (3)

Lettera da.. Lisbona (3)

So solo quello che mi basta a stento per non sprecare i battiti del cuore, perché sapere, sappilo, è un tormento: è sempre chi più sa che ha più dolore.

Patrizia Valduga, Medicamente e altri medicamenta

Ogni anno, in qualunque città io mi trovo, partecipo alla Notte Europea dei Ricercatori (iniziativa promossa dalla Commissione Europea fin dal 2005 che coinvolge ogni anno centinaia di ricercatori e istituzioni di ricerca in tutti i paesi europei). Un po’ perché ho una sorellina biologa che mi ha insegnato a coglierne l’importanza, un po’ perché mi piace tuffarmi oltre l’ignoto. L’evento diventa per me una di quelle manciate di ore in cui mi scopro più ignorante di quanto già mi sento ogni giorno: ho la prova che quotidianamente do per scontato tanti meccanismi essenziali per far funzionare il mondo in cui vivo e respiro.

Quest’anno è stata la volta di Lisbona e del Museo della Scienza, nel quartiere Oriente: il ventitre settembre mi ero incamminata da sola per visitare un nuovo pezzetto della città e avevo deciso di entrare nel museo. Posso ringraziare quella scelta e soprattutto la mia curiosità. Sia per ciò che mi ha aiutato a sapere, sia per un incontro che ancora adesso mi sta portando tanta gioia. Dietro ad uno stand sulla ricerca nella microbiologia sorrideva una ragazza portoghese: volevo provare a capire qualcosa di quei funghi in vetrino e ho domandato spiegazioni. Credo di aver provato un amore a prima vista. Per quella persona e per ciò che …

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Lettera da.. Sydney (4)

Lettera da.. Sydney (4)

Quarta corrispondenza di Marina Freri dall’Australia e anche da Lodi…

Questo è un post iniziato a Sydney e finito a Lodi, un post a metà, proprio come mi sento in questo momento in cui sono seduta alla scrivania su cui ho fatto i compiti del liceo e studiato per gli esami dell’università. Nel giro di trenta ore ho lasciato Sydney, i suoi parchi, le sue spiagge e l’estate per ritrovarmi a casa con i miei genitori: erano 19 mesi che non tornavo. Non me l’ha prescritto il medico di emigrare in Australia, ne sono consapevole, è stata una libera scelta fatta credendo nelle opportunità che avrei potuto trovare, una scelta che rifarei domani, ma che ha cambiato radicalmente i rapporti con le persone che amo. Dall’Australia non si vola in Italia per il weekend con un biglietto low cost. E questa condizione rallenta il ritmo del vivere quotidiano e delle emozioni. Non è facile assistere alla vita della propria famiglia in moviola, vedere il loro presente sempre in replay, a 8 o 10 ore di distanza di fuso orario, in qualche minuto di telefonata.

In 19 mesi succedono un sacco di cose. Mio fratello ora vive in una casa che non ho ancora visto, mia cugina ha avuto un bimbo che ho conosciuto solo ieri, Leonardo, di 15 mesi, i miei nonni non abitano più nella casa in cui ho fatto colazione fino alla laurea, le mie amiche invece si sono laureate e provano a tenersi con i denti lo

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Lettera da.. Rio de Janeiro (3)

Lettera da.. Rio de Janeiro (3)

Carol De Assis ci racconta della violenza di genere vista dal Brasile.

Care tutte e cari tutti, ho una carissima, amatissima amica, di quel tipo di persona che ispira ammirazione e che mi rende molto lusingata della reciprocità dei nostri sentimenti. Una donna bella, intelligente, interessante e cosciente del suo valore – che non è poco. Questa mia amica, quando ci siamo conosciute, aveva un ragazzo. Aveva 21 anni e loro eravano insieme già da due anni, e col tempo e con la prossimità ho visto quanto era un uomo carino, intelligente e interessante anche lui, ed ero felice di vederli insieme, due belle persone e che mi piacevano tanto. Ecco che dopo qualche mese di amicizia, lei ha iniziato a lamentarsi di lui con me. “È molto geloso”, mi diceva. “Litighiamo tutto il tempo, se la prende con qualsiasi uomo con chi io parli, e mi rompe le scatole ogni volta.” A me è sembrato strano che quell’uomo sempre sorridente, sempre di buon umore, con un animo così leggero, fosse dato a una gelosia patologica, come me lo diceva la mia amica. Provavo a darle dei consigli: “magari se provi a fargli vedere come ti fa male e come non c’è niente di cui essere geloso…” “Certo, ci provo, devo avere pazienza…” Col tempo ci siamo avvicinate sempre di più, e mentre la sua fiducia in me cresceva, le storie diventavano sempre più pesanti: “Si arrabbia sempre… Ha un animo violento… A volte, mentre litighiamo, sferra dei pugni sul

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Lettera da.. Berlino (2)

Lettera da.. Berlino (2)

Alberto Arbasino dedica il paginone centrale di Repubblica a descrivere la magnificenza delle mostre, teatri, performance, opere a Berlino in questi giorni. E noi abbiamo Livia che ci racconta cosa accade dal suo personalissimo punti di vista nella città più cool d’europa. Venerdi incontrerò Livia per la mitica proiezione de IL CORPO DELLE DONNE in Berlin! Ecco la lettera:

“Con la parola e con l’agire ci inseriamo nel mondo umano, e questo inserimento è come una seconda nascita, in cui confermiamo e ci sobbarchiamo la nuda realtà della nostra apparenza fisica originale.” Hanna Arendt, Vita Activa

Berlino, 7 ottobre 2011. Ebbene sì, devo essere sincera, questa mattina ero insopportabile. Mathias mi ha guardata e ha preparato il caffè, senza dire nulla. Poi è uscito, congedandosi con un “Tschüß, bis später!” (trad.: ciao, a più tardi), di cortesia. Solitamente, la sera, prima di coricarmi, scorro i titoli dei giornali italiani che ieri raccontavano dei funerali di Tina Ceci, Matilde Doronzo, Giovanna Sardaro, Antonella Zaza e Maria Cinquepalmi.

In una giornata di lutto nazionale, i giornali riportavano anche di come l´ennesimo deputato avesse dato prova di grande cultura e proprietà linguistica, rispondendo “vai a farti scopare”alla deputata Codurelli, che esortava i colleghi della Camera a non perdere tempo e iniziare ad occuparsi delle importanti questioni riguardanti l´Italia (sul ciglio del baratro economico). I giornali raccontavano, ovviamente, anche di SB, soprattutto di SB e delle sue ultime sparate.

Lo slogan che campeggiava ieri su tutta la stampa italiana, è stato tradotto …

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Seconda Lettera da.. Parigi

Seconda Lettera da.. Parigi

Ecco la seconda lettera da Parigi. Seguo con passione Giulia Camin, mi piace come scrive e come si rapporta a Parigi città dove anch’io vissi 3 anni e da cui ho imparato molto. Grazie Giulia e buona lettura a tutte!

Care amiche,

sono passate soltanto due settimane da quando vi ho scritto, eppure i colori intorno a me sono già diversi. Qualche pioggia insistente ha dato inizio all’autunno, la temperatura si  abbassata, golfini e giacche sono tornate protagoniste di una buffa coreografia collettiva. Un frenetico “metti e togli” tipico delle settimane di mezza stagione e necessario soprattutto a Parigi, dove il tempo cambia continuamente. Ho letto da qui le principali notizie che riguardano l’Italia, cogliendo le perle di grande poesia che ci sono state offerte; penso all’ignobile barzelletta sullo stupro delle suore consenzienti pronunciata dal ministro (lo scrivo con la minuscola) sacconi, alle dichiarazioni di un certo premier che se ne vuole andare “da questo paese di merda” e che definisce Angela Merkel una “culona inchiavabile”. Questi gossip (non chiamiamole notizie) che sembrano provenire da un imbarazzante mondo alieno, fatico a giustificarli ai miei nuovi connazionali che mi chiedono un commento. Ma questo sarà tema di un’altra lettera; oggi vorrei parlarvi di precariato e accesso al mondo del lavoro, e nel farlo vorrei aprire una riflessione collettiva, un confronto fra le vostre esperienze e le mie.

Inizio dunque dalle mie: una mia candidatura è stata accolta, ho passato una selezione e ho ottenuto il posto. Si tratta di un

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Lettera da.. Sydney (3)

Lettera da.. Sydney (3)

Marina Freri da Sydney ci invia i dati sulla nuova emigrazione in Australia, dati freschi! Da lei elaborati anche per la sua tesi. Interessante per me. Voi non avete mai pensato di emigrare in Australia? Io molte volte e trovo i post di Freri coinvolgenti perché del Paese dove vive qui da noi, non si parla mai. Buona lettura.

L’esodo degli Italiani in Australia in pillole, per evitare le palle della stampa. Questo è il titolo che darei al mio nuovo pezzo, se posto per un titolo ci fosse. Ho letto con un misto di amarezza e stupore l’articolo apparso su Il Fatto Quotidiano che, nell’attesa delle dimissioni del premier Silvio Berlusconi, pubblicava cifre record di arrivi in Australia: “In un anno sono arrivati in 60 mila,” diceva con sensazionalismo. Calma non scherziamo, dicevamo noi di SBSItalian che ce ne occupiamo da tempo, anche con ospiti come Beppe Severgnini (qui trovate un podcast al programma radio http://www.sbs.com.au/yourlanguage/italian/highlight/page/id/192027/t/Escape-from-Italy/). Uno studio del 2010 di Confimprese, citato da IlSole24Ore, e raccomandatomi dal giornalista di Radio24, Sergio Nava, che da anni si occupa di fuga dei cervelli, stima che siano circa 60 mila gli italiani che ogni anno lasciano il nostro paese. Dovremmo allora forse assumere che tutti questi si mettano in viaggio per l’Australia? A giugno ho deciso di dedicare la mia tesi di laurea proprio all’argomento, chiedendomi se la crisi finanziaria e politica italiana stesse incoraggiando una nuova fetta di italiani, soprattutto giovani della fascia 20-35, ad emigrare in Australia, ripetendo una

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