Qualche mese fa è uscito questo articolo sulla 27esima Ora del Corriere della Sera. La giornalista che lo scrive racconta del suo disappunto nel ricevere la convocazione da parte della rappresentante della scuola elementare frequentata da suo figlio, per la riunione di classe alle h 17 di un giorno feriale.Il disappunto viene seguito dalla decisione a non partecipare alla riunione. Decisione condivisa dalla quasi totalità delle famiglie tanto che la rappresentante di classe scrive il giorno dopo una lettera piena di stupore chiedendo il motivo di tale ampia defezione.Motivo che la giornalista spiega con l’impossibilità unita al fastidio ad abbandonare il posto di lavoro a metà pomeriggio. La scuola si trova in una zona centrale ed elegante di Milano ed è per lo più frequentata da figli/e di donne professioniste.
Chi fa un lavoro di responsabilità ed è in carriera non può lasciare l’ufficio alle 16.30: perché non convocare le riunioni di classe alle h 20, in modo che i genitori possano parteciparvi senza difficoltà? Si chiede in finale la giornalista.
Qualche settimana dopo la pubblicazione di questo articolo sono stata intervistata durante un programma radiofonico RAI.
Il tema del dibattito era la notizia allora nuovissima della possibilità che alcune imprese tra cui Apple offriranno alle proprie giovani dipendenti: il congelamento dei loro ovuli fino al momento in cui dovessero decidere di utilizzarli per riprodursi.
Ho pensato molto in queste settimane ad entrambi gli articoli perché collegati da un comune denominatore.
Per che cosa ci stiamo battendo noi donne?
Qual’è …
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