Grazie a GIULIA CAMIN che porta avanti un lavoro prezioso, che sta alla base di NUOVI OCCHI per i MEDIA: osservare le immagini e analizzarle per comprenderle e all’occorrenza, agire per contrastarle.Qualche giorno fa il Corriere della sera versione online ha pubblicato un articolo che mi ha colpita profondamente. Lo trovate qui, nella rubrica «Moda», ecco il link La lettura prende davvero pochi minuti e il taglio è uguale a tante altre “notizie” cui oramai siamo forse abituati e assuefatti. In queste righe Kristina, una bambina di 9 anni, viene definita la modella-bambina più bella del mondo. Nell’articolo si parla di perfezione. Nel sottotitolo questa domanda : « È perfetta: che effetto produce sulle nostre figlie che la guardano?». Mi sembra che queste righe cerchino di sottolineare da un lato la bellezza della bimba-modella e dall’altro il pericolo in cui le coetanee incorrerebbero nel confrontarsi con lei ( si allude forse a eventuali gelosie, invidie, senso di inadeguatezza). Il Corpo delle Donne, Lorella Zanardo, il prezioso lavoro sul campo portato avanti da Nuovi Occhi per i Media, ci hanno più volte ricordato quanto sia importante restare all’erta e sviluppare uno sguardo critico rispetto alle modalità con cui la stampa tratta determinate tematiche.
Innanzitutto, trovo discutibile e superficiale l’uso che si fa del concetto di perfezione. Che cos’é la perfezione se non un canone estetico (inesistente), imposto dalle mode e dal mercato ? Ha senso dedicare spazio per osannare sulla stampa una bambina dai lineamenti gradevoli che, per scelta dei genitori, fa la modella?
Mi chiedo dove stia la notizia e quale sia la dimensione pedagogica, critica o etica espressa dalla giornalista nel darci in pasto le foto di una minorenne, alcune delle quali la mostrano truccata e pettinata come fosse una donna adulta. Quale immagine dell’infanzia viene trasmessa? Perché la bellezza è quasi sempre quella femminile?
Ci troviamo inoltre davanti ad un paradosso, un giudizio imposto su di un qualche cosa di assolutamente soggettivo : bellezza e perfezione non sono la stessa cosa e non sono necessariamente legate. Soprattutto, non possiamo farci dire da altri cosa per noi sia bellezza. Il problema ulteriore è poi che si stia parlando di una bambina come si trattasse di un oggetto gradevole da guardare.
Vi riporto un passaggio chiave, che ha risvegliato la mia attenzione anche perché l’articolo tocca seppur superficialmente un caso importante che riguarda la Francia e che ho seguito per scriverne in passato. Monti scrive « Nel 2010, una serie di scatti (pubblicati da Vogue Paris) di bambine in atteggiamento da lolite aveva rilanciato il dibattito sull’utilizzo di immagini troppo sensuali legate all’infanzia. C’era stato un richiamo ufficiale all’auto-regolamentazione, da parte di tutti, perché le parole infanzia e sensualità non si incrociassero più in una foto.» Ricordo che le fotografie di Tom Ford per Vogue Paris a cui la giornalista allude non solo costrinsero all’auto-regolamentazione nell’utilizzo di immagini IPERSESSUALIZZATE ma costarono il posto a l’allora direttrice del magazine, costretta a dimettersi per le polemiche. Ho riletto questa frase più volte «immagini troppo sensuali legate all’infanzia» e mi é sembrato un modo troppo elegante per parlare di un argomento troppo delicato, troppo grave e troppo urgente, un problema che é molto chiaro a chi ha visto il servizio fotografico in questione che non pubblicherò qui per ovvi motivi : la difesa dell’infanzia dall’ipersessualizzazione.
Le donne nel mondo della moda e dei media in generale vengono trattate come oggetti erotizzati e gli stessi identici modelli toccano anche alle bambine. Da donne oggetto passiamo a bambine oggetto, è questo passaggio è molto pericoloso.
Il problema infatti non mi sembra che sia soltanto quello del modello «ingombrante» per le altre bimbe. Ingombrante perché “bella”? La questione spinosa mi sembra un’altra. Inutile girarci tanto intorno, come si può non dire in modo chiaro e diretto che il problema dell’adultizzare i bambini é anche quello dell’istigazione alla pedo-pornografia?
Sono sicura che Monti come molti altri giornalisti e giornaliste, sia consapevole di queste criticità, ma allora perché alludere in maniera superficiale a questioni che avrebbero potuto essere espresse in modo chiaro? Quale il ruolo di un giornalista oggi?
Ricordo la tragica sorte oramai abbastanza conosciuta della povera JonBenét Patricia Ramsey, reginetta di concorsi di bellezza statunitense trovata morta nello scantinato di casa. Ricordo che sul suo piccolo corpo furono trovati segni di violenze sessuali. Quante sono le bambine o ragazzine che subiscono stupri e violenze nel mondo? E lo sfruttamento e la prostituzione minorile?
In Francia, perché é importante guardarsi intorno se quello che vediamo e apprendiamo può aiutare a migliorarci, i concorsi per mini miss ( minori di 16 anni) sono stati VIETATI dalla legge !
Le bambine hanno bisogno di essere liberate da queste discriminazioni e da questi pericoli e per farlo l’infanzia deve essere liberata da stereotipi, schemi e gabbie. L’Infanzia deve essere tale, quindi libera. Nelle foto diffuse, Kristina non sorride mai, non gioca mai. Si parla solo della sua “bellezza” e “perfezione”. Mi chiedo, abbiamo veramente bisogno di trasformare il caso di Kristina in una “notizia”?
Pensando a questa bambina e al modo in cui viene descritta dalla stampa, mi è venuta in mente una scena di un film italiano che apprezzo molto, si tratta di uno di quei film molto discussi in patria quanto amati all’estero. Mi riferisco alla bambina-artista che realizza una performance di action painting nel bel mezzo di una delle sontuose feste romane raccontate nella “Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino. Quella bimba sparge con fare rabbioso e disperato colori sulla tela, lancia barattoli di colore in modo violento, lo fa piangendo. Intorno la società resta a guardare; quella bambina senza più infanzia è già entrata nel mercato, è già inconsapevolmente un fenomeno spettacolarizzato. E a trasformarla così sono necessariamente stati gli adulti. Vorrei che chi scrive di questi temi, sia per deontologia professionale che per buon senso e umanità, si assumesse la responsabilità di essere meno approssimativo.