In una parodia riuscitissima un attore del duo “I soliti Idioti” ripete insistentemente la parola “omosessuale” scandendola, gridandola, insistendo con l’obbiettivo di far entrare nel linguaggio comune di un Paese bigotto, il nostro, un termine che definisce una realtà non ancora accettata.
Uguale tecnica bisognerebbe utilizzare per la parola ABORTO. Termine duro, fastidioso, doloroso. E come nel caso precedente, termine che in molte/i rifiutano anche solo di pronunciare per quanto il significato rimandi a qualcosa di tremendo.
Ma non sarà evitando di pronunciare la parola ABORTO che troveremo la soluzione a quello che è un vero dramma italiano.
Secondo la LAIGA Libera Associazione Ginecologi la media nazionale degli obiettori è del 91,3%, cioè medici che si rifiutano di applicare la LEGGE 194 che risale al 1978 e che consentirebbe di ricorrere all’Interruzione Volontaria di Gravidanza in una struttura pubblica entro 90 giorni.
Pochi mesi fa, la Risoluzione Estrela, dal nome della deputata portoghese che l’aveva proposta, è stata bocciata al Parlamento europeo: si prefiggeva di porre fine alla vergogna dell’obiezione di coscienza, oltre a garantire l’educazione sessuale.
Trovo terribile umiliante e doloroso dovere scrivere per affermare un diritto fondamentale che viene giornalmente negato.

Bisogna ridirlo chiaramente: non è negando l’ABORTO che si limiteranno gli aborti.
L’ABORTO si limita con l’educazione sessuale per ragazze e per ragazzi. Quell’educazione sessuale che nel nostro Paese non viene impartita e che fa accadere episodi come quelli a cui ho assistito più volte: adolescenti che ridacchiano imbarazzati se si parla di preservativi. Gli stessi adolescenti che un attimo dopo saranno su youporn.
“Piena di Niente- Quattro Storie sull’aborto e l’obiezione di coscienza in Italia”è una graphic novel di Alessia di Giovanni e Darkam edita da Becco Giallo, l’editore a cui bisognerebbe fare un monumento per avere raccontato a fumetti, e dunque per un pubblico giovane, episodi fondamentali della recente storia d’Italia. Episodi che altrimenti sarebbero sulla via di una pericolosa rimozione.
Un libro a fumetti che inquieta, disturba, interroga.
Propone 4 storie di quelle di cui leggiamo sui quotidiani ma da cui velocemente distogliamo l’attenzione.
Le gravidanze indesiderate collegano vite di donne che in altro modo nulla avrebbero in comune: la prostituta costretta a rapporti continui e spesso senza protezione, la ragazzina e il suo partner poco accorti, la donna vittima di violenza.
E l’iter che segue alla decisione di non volere quella gravidanza è anch’esso dolorosamente e inaccettabilmente simile: infermiere medici personale medico coeso nel non volere eseguire il loro dovere.
Storie dolorose, storie di solitudine perché se lo Stato non c’è, ciò che resta è spesso un sentimento di vergogna e di paura per quella assistenza che non viene offerta.
Il racconto delle storie terribili e tutte scandalosamente simili dei mille rifiuti che le donne si sentono dire mentre il tempo inesorabilmente trascorre e cresce la consapevolezza che un giorno in più potrebbe essere troppo tardi diventa qui insostenibile e quindi efficace attraverso l’immagine dei corpi, che sono i veri protagonisti di queste storie.
I corpi delle donne rifiutati, annullati offesi in un processo decisionale che dovrebbe essere solo e solamente semplicemente nostro.

CI voleva “Piena di Niente” per tornare ancora una volta ad occuparci con forza del rispetto dei nostri diritti