Livia Anita Fiorio ci racconta la Berlinale delle Donne:
Berlino, 16. Febbraio 2015.
Ieri si è conclusa la 65esima Berlinale, il festival internazionela del cinema di Berlino. Nel corso del festival sono stati presentati più di 400 film di cui 114 diretti da registe donne.
Film d´apertura: “Nobody wants the Night” di Isabel Coitexet. Film in concorso assolutamente da vedere: “Body” di Malgorzata Szumowska, caratterizzato da un ironico e malinconico iper-realismo in cui il corpo di anoressiche, bulimiche, feti, morti, malati, uomini, donne, spiriti e gestanti compare nelle sue moltepilici declinazioni e “Ixcanul”, di Jayro Bustamante, la vicenda di una giovane donna guatemalteca della regione Kakchiquel-Maya nata e cresciuta ai piedi di un vulcano. Il direttore del festival Dieter Kosslick e la delegata della Repubblica Federale per la Cultura e i Media Monika Gütters hanno annunciato fin da subito che la Berlinale 2015 sarebbe stata un festival all´insegna delle donne proprio perchè, come ha spiegato Kosslick in un´intervista con il Tagesspiegel del 28.01.2015 “ è sempre molto sorprendente che in 65 anni di storia della Berlinale l´orso d´oro sia stato assegnato solo tre volte a una donna, ossia all´ungherese Marta Mészáros esattamente 40 anni fa, a Jasmila Zbanicnel 2006 e a Claudia Llosa nel 2009.” È stata quindi una presa di posizione politica consapevole quella della direzione del festival, non solo una battuta di spirito da cronaca mondana: raccontare storie inedite “di donne forti in situazioni estreme” anche se, precisa Kosslick “siamo comunque ben distanti dall´aver raggiunto una quota del 50%”.
Non è un caso che il tema del raggiungimento di una quota di donne all´interno del settore cinematografico tedesco sia stato tematizzato anche dalla Berlinale. Circa un anno fa – infatti – è stato fondato il comitato PRO QUOTE REGIE, presente anche durante il festival con un padiglione a forma di bolla (buble) davanti al Ritz Carlton di Potsdamer Platz per denunciare e rendere visibile attraverso eventi e servizi documentari giornalieri la minoranza numerica e fattuale di donne nel film business. 300 registe e numerosi sostenitori hanno avviato nel 2014 questo tam tam mediatico per incentivare le pari opportunità nell´ambito della produzione cinematografica, cercando un dialogo – si spera proficuo – con responsabili di istituzioni, film commissions e partiti politici.
L´input è nato da un articolo del giornale specializzato “blackbox” che analizzava sotto l´aspetto della parità di genere gli esiti pubblicati nell´autunno del 2012 dalle commissioni dei due più grossi fondi di finanziamento per il cinema statali tedeschi. In tutti e i 47 progetti per il cinema che avevano ottenuto un finanziamento la posizione della regia era occupata esclusivamente da uomini. Nel 2013 dei 115 progetti del DFFF (Deutsche Filmförderfond, fondo tedesco per il cinema che concede finanziamenti automaticamente, senza riunire una commissione) solo 13 erano di registe. Tradotto in termini monetari: dei 62,5 milioni di euro a disposizione, circa 6 milioni sono andati a registe donne e 56,6 milioni a uomini. Nel 2014: dei 59,5 milioni solo 7,5 a registe. Anche per quanto riguarda la distribuzione degli incarichi attraverso le redazioni televisive la situazione non è migliore: negli ultimi 10 anni meno del 15% degli incarichi di regia sono stati concessi a donne (tra il 2010 e il 2013 erano addirittura l´11%). Solo l´11% dei minuti complessivi di trasmissione nei canali pubblici viene diretto da donne. La domenica sera in prima serata solo il 3,6 %. Delle 36 produzioni della serie tedesca “Tatort” (trad. Scena del delitto) solo 3 hanno potuto essere dirette da donne. Tra il 2010 e il 2013 ad altre serie come “SOKO Leipzig”, “In aller Freundschaft”, “Donna Leon”, “Nord Nord Mord” non ha mai lavorato una una regista donna. Conclusione: in una società tedesca che, come quella italiana, necessita di pluralismo, etnico, culturale, religioso, di classe, politico e di genere, l´85% dei film per il cinema e per la TV vengono diretti da registi uomini. Differenti sono invece i numeri che emergono dall´analisi degli iscritti e diplomati alle scuole di cinema: il 42% di coloro che hanno un diploma sono donne.
In questo scenario allarmante, PRO QUOTE REGIE sostiene una parità nel commissionare incarichi di regia a donne: introdurre una quota del 50% e impegnarsi in una campagna d´infromazione nello spezio pubblico, promuovendo consapevolezza e autocritica anche da parte delle donne stesse, è l´obiettivo programmatico del gruppo fondato nel 2014 dalle 300 registe. Ad ispirarle sono state anche iniziative avvenute all´estero: in Svezia un accordo tra parlamento, governo, produttori cinematografici e TV ha portato ad alzare la quota dei progetti con registe e/o produttrici e/o autrici nell´arco di due anni dal 15 al 45 %. Fino alla fine del 2015 i canali televisivi svedesi devo obbligatoriamente elargire il 50% del loro budget per progetti filmici a donne nelle tre posizioni: regia, sceneggiatura, produzione.
In Francia tre donne hanno fondato la “Le Deuxième Regard” e avviato delle trattave per un accordo sulle pari opportunità tra donne e uomini nel settore cinematografico, incoraggiando case di produzione, TV e politica ad impegnarsi volontariamente per assumere più donne nel campo di cinema e TV e promuovendo una parità di salario per uomini e donne. La petizione è stata sottoscrita anche da ARTE, CNC e dalla ministra della cultura.
In Inghilterra il comitato di donne di “Directors UK” ha dato vita ad una campagna per le pari opportunità nel settore cinematografico e televisivo. Secondo le loro statistiche le donne sono presenti nel settore del cinema indipendente solo in una percentuale pari al 18% e per di più solo nel settore low-budget, mentre nell´ambito televisivo avrebbero addirittura perso influsso.
Nel 2012 negli USA l´associazione di registi (DGA) ha condotto diversi studi che hanno portato a risultati simili a quelli tedeschi: meno del 15% degli incarichi di regia sono stati dati a registe donne.
Sulla abse di questi fatti PRO QUOTE REGIE ha stilato un programma che consta die seguenti punti:
1) che venga condotto uno studio sociologico completo sullo sviluppo della situazione lavorativa e professionale di registe e sulle pratiche di assegnazione di incarichi e finanziamenti di canali televisivi e comitati sotto l´aspetto di genere in Germania.
2) un´occupazione paritaria e paritetica dei comitati decisionali di organi di finanziamento.
3) una quota per l´assegnazione di compiti di regia nel settore cinematografico e televisivo: 30% in 3 anni, 42% in 5 anni e in 10 anni 50%.
4) leggi e incentivi per produttori, finanziatori e TV di modo da promuovere una parità di genere.
“Nel 2025 il 50 % die finanziamenti statali verrà dato a donne se già da oggi si introducono delle quote che strutturalmente incentivano gli organi decisionali a elargire i finanziamenti anche in basi a criteri di genere. Se si raggiungerà questo livello” – dicono le registe di PRO QUOTE REGIE – “ la quota non sarà più untema e loro non vranno più motivo di continuare a fare a loro campagna. In fondo quello che vogliamo è mettere in pratica lo la legge che nel 1949 fu formulata da autori e autrici della nostra Costituzione, Articolo 3, Paragrafo 2: A uomini e donne spettano gli stessi diritti. Lo Stato promuove l´ effettiva imposizione dell´uguaglianza di donne e uomini e agisce per la rimozione di svantaggi esistenti.”
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