“Osate Cambiare, Cercate Nuove Strade” è l’invito che il professore del film “ L’Attimo Fuggente” rivolge alla sua nuova classe.
La scena è famosissima, chi l’ha vista non l’ha più dimenticata e noi tutte/i avremmo voluto avere un professore appassionato come il protagonista interpretato da Robin Williams.
Finito il film però,molte/i sono tornate/i alle solite vite, spesso infilati dentro gabbie da cui raramente scegliamo di uscire.
“Osate Cambiare, Cercate Nuove Strade” è un consiglio preziosissimo, uno di quelli che può cambiare positivamente le nostre vite, e non date peso a chi solleva il sopracciglio ritenendo che sia banale imparare da un film popolare. Al contrario: si può trarre insegnamento da tutto.
Quando il professore/Williams invita gli studenti a salire in piedi sula cattedra, non è per un passatempo idiota: è per sviluppare nuovi punti di vista, nuove prospettive, nuove visioni.
Utilizziamo quanto sopra e proviamo ad adattarlo al tema di cui qui ci occupiamo: il cammino delle donne.
Il problema è proprio quello presentato nel film: noi qui stiamo osando cambiare, stiamo cercando nuove strade.
E’ un compito ambizioso e bellissimo, uno di quelli che dà senso ad una vita,se intendiamo l’esistenza un cammino di ricerca.
C’è però una parte antipatica, senza la quale non si procede: il cambiamento prevede fatica e coraggio. La fatica molti/e la mettono in previsione, e sanno affrontarla e gestirla. Il coraggio è merce rara.
In questi anni ho visto ragazze e donne partite con i migliori propositi e poi soccombere miseramente ai loro propositi di cambiamento attirati da ben più modeste mete.
Lo so, i tempi sono difficili, ma non per uno stipendio o del denaro viene abbandonata la nuova strada, ma spesso per un ben più misero bisogno di approvazione.
L’abbiamo detto e va ripetuto: ogni cambiamento richiede il coraggio del dissenso, della solitudine che talvolta scaturisce dal mantenere posizioni innovative e dunque scomode,della tenacia-da non confondere con ostinazione senza motivazione-di mantenere fede ai propri obbiettivi.
E più adulte/i si diventa, più ci si aspetta che la vita ci abbia reso sagge/i. Ma purtroppo così sempre non è.
Ma noi proviamoci sempre, troviamo delle vite emblematiche che ci guidino, troviamoci delle /dei mentori.
E se avete in mente di riguardare L’Attimo Fuggente in queste sere estive, programmate la sera dopo di vedere/rivedere “Qualcuno volò sul nido del cuculo”. Si può imparare molto da un Jack Nicholson fuori dalle righe, che ribalta le regole feroci di un manicomio.
C’è una scena in cui Jack cerca, con aria sbruffona, tenta di sollevare un basamento di marmo pesantissimo che è chiaro che non potrà sollevare. Intorno a lui i “matti” presenti lo guardano increduli, tramortiti da anni di segregazione che li ha annientati e che ha tolto fiducia in loro stessi. Dopo molti e terribili sforzi, Jack non ce la fa, molla la presa sudatissimo, guarda i presenti che lo stanno osservando e prima di andarsene esclama: “Almeno io ci ho provato”.
Ecco, non c’è ricetta migliore per una buona e degna vita: provarci. Anche senza certezza del risultato. Provarci E’ il senso.