Giulia Camin, la nostra inviata a PAris, ci raccotna della prossima SINDACA di PARIGI. Grazie Giulia! A marzo 2014 in Francia si terranno le elezioni municipali; pur essendo italiana, potrò votare anche io visto che hanno diritto di voto tutti i cittadini europei residenti in Francia. Parigi sarà chiamata ad eleggere il suo sindaco e l’aspetto interessante dell’evento risiede nell’unica certezza riguardante il risultato elettorale: il sindaco sarà una sindaca.

 Questo non significa assolutamente nulla in termini di merito; una donna, in quanto donna, non è migliore né peggiore di un uomo (perdonate l’ovvietà, ma forse capita spesso anche a voi di passare buona parte delle vostre preziose giornate a ribadire concetti basilari che, con una buona dose di ingenuità, pensavate essere universalmente condivisi). Significa soltanto che i candidati di punta dei partiti maggiori sono due candidate, due donne, e che quindi, comunque andrà, la vincitrice sarà quasi sicuramente una donna. Curioso che la notizia sia dunque una “non-notizia”. Da millenni concorsi di ogni genere e sorta ci hanno abituate a vedere serie interminabili di candidati uomini (spesso giudicati da commissioni interamente al maschile); è dalla notte dei tempi quindi che accogliamo con relativa serenità (o impotenza) il fatto che, per forza di cose, il vincitore sarà un uomo. Per le donne, lo sappiamo, è diverso. La presenza di donne in politica, come in molti altri ambiti importanti per la gestione della società e della vita pubblica, è ancora esigua, inefficace, e quando si presenta e rafforza è quindi particolarmente degna di nota. Per questo i giornalisti si divertono a raccontare le elezioni parigine con toni da giornali people inneggiando al “duello in rosa” (che originalità, non vedo quale altro colore avrebbero potuto tirare in ballo) tra Anne Hidalgo, candidata socialista braccio destro dell’attuale sindaco Bertrand Delanoë, eNathalie Kosciusko-Morizet, ex ministra dell’Ecologia di Nicolas Sarkozy.

Solo quando il genere di un/a candidato/a non sarà più la notizia in sé, solo quando anziché parlare della pettinatura o degli abiti di una donna che fa politica parleremo e sentiremo parlare esclusivamente del suo programma beh, allora sì che potremo tirare un sospiro di sollievo per l’avvenuto passo avanti.Tuttavia posso rallegrarmi almeno di un dato oggettivo: in Francia le donne che fanno politica non sono, e non possono per motivi culturali, politici  e sociali, essere trasparenti. Nel 2000 una legge ha imposto la parità per gli scrutini delle liste e ha permesso che oggi il 48% dei consiglieri municipali siano donne. Raramente sono i capilista del loro partito, ma in ogni caso le donne esistono, lavorano, sono presenti, guadagnano posti di responsabilità e i media non possono non tenerne conto. Riscontro una presenza crescente di tematiche di genere anche nella stampa locale, persino quella distribuita gratuitamente nei trasporti pubblici, ed inizia a farsi sempre più strada l’idea di poter presto festeggiare una presidente della Repubblica donna (personalmente salterei di gioia se si dovesse trattare di Christiane Taubira, attuale Ministra della giustizia e guardasigilli) .

 A testimonianza dello spazio dedicato alle donne in politica cito uno dei tanti possibili esempi in cui sono inciampata negli ultimi mesi: Libération è un’autorevole quotidiano di sinistra. Libé, come viene chiamato amichevolmente dai francesi che amano spasmodicamente ogni abbreviazione linguistica, il 14-15 dicembre 2013 ha appunto dedicato la sua edizione Week-End al tema delle donne in politica. Il titolo in copertina recitava così: La femme est l’avenir de l’homme politique. Seguiva il sottotitolo: “ Sono sempre più numerose, per rispettare la parità, ad occupare il terreno della vita pubblica. Ma l’accesso al potere resta una lotta. Testimonianze.” Accanto una foto di Emmanuelle Ajon, consigliere municipale della città di Bordeaux. A seguire 7 paginoni interi dedicate a questo tema.

Sulla homepage della versione online di Libération non ho mai visto colonnine sessiste e/o porno-soft  come quelle che lampeggiano quotidianamente  su La Repubblica ( o altri quotidiani italiani ). Inoltre eventuali notizie riguardanti la vita privata di François Hollande, uomo non sposato, in Francia non godono certo della prima pagina, come invece accade in questi giorni in Italia, almeno sulle versioni online.

 Che uno dei buoni propositi per il 2014 possa essere quello di insistere, reagire, segnalare tutto ciò che ci offende per poter finalmente ottenere un giornalismo serio e accurato che tenga conto del posto delle donne nella nostra società? Perché tra le tante forme di violenza che subiamo collettivamente c’è quella della censura e/o della banalizzazione del nostro operato. Usciamo dall’invisibilità, riprendiamoci il nostro posto e incitiamo le più giovani ad assumere posti di responsabilità. Che ne dite?

 Buon anno nuovo a tutte e tutti voi.