Ecco qui un caso emblematico di cosa significhi oggi predicare bene, tanto non costa nulla, e contemporaneamente non mettere in pratica nulla di ciò che si afferma: agire coerentemente prevede impegno e fatica.
In questi giorni è (ri)diventato di moda parlare di femminicidio. Questa volta speriamo sia la volta buona. Anche nel recente passato, ricordate la campagna Mai più Complici?, c’era stato molto rumore per nulla.
Speriamo che questa sia la volta buona.

La Presidente della Camera Boldrini in una sua dichiarazione giustamente collega l’uso sfrenato del corpo, spoglIato passivo e umiliato in tv e nelle pubblicità, all’oggettivizzazione delle donne.
Quotidiani e canali tv riprendono la notizia, la amplificano e aderiscono con entusiasmo, anche alla raccolta firme per fermare il femminicidio.
Fin qui tutto bene.
La dichiarazione di Laura Boldrini viene data in homepage su uno dei maggiori quotidiani, attribuendole dunque importanza.
Ecco l’immagine che le viene affiancata, nella mefitica barra a destra.

Per chi legge è irrilevante conoscere il codice implicito di lettura sotteso e che implica che nella parte centrale della homepage appaiano le notizie rilevanti , mentre nelle sidebar vengono proposte notizie di cronaca e costume.
I due messaggi antitetici finiscono per divenire un ossimoro quasi che la dichiarazione di Boldrini, se affiancata all’immagine triviale del’ennesima parte di corpo femminile, stesse a ribadire che il solo corpo possibile è appunto quello spogliato.
Non è questa la pratica di un solo quotidiano italiano, Corriere, Repubblica e La Stampa ne fanno grande uso. E se non fosse che i danni di queste immagini svilite fanno parecchio male, quasi farebbero  tenerezza i tentativi di tenere in piedi redazioni allo stremo attraverso i nostri poveri seni, le nostre semplici cosce, i nostri immancabili glutei. Giornali gloriosi che hanno raccontato la storia d’Italia, che si reggono sui click di adolescenti perenni, allupati per “il seno più grande della Florida”, “la donna in bikini che bacia il coccodrillo”.
Spiace ricordare che Frankfurter Allgemeine, Le Monde, Financial Times hanno trovato il modo di sopravvivere senza donnine occhieggianti: consultarli per capire come fanno sarebbe un’ottima idea.

Il problema pare semplice ma è invece emblematico della nostra incapacità di cambiare.
Non basta dichiarare che si firma contro il femminicidio, non è sufficiente cliccare “mi piace” alla pagina FB di una petizione, per avviare un cambiamento.
E’ necessario ridiscutere i valori su cui si basa un quotidiano, un canale tv, un’agenzia pubblicitaria, e di conseguenza coerentemente agire.
Basta volerlo.